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giovedì 27 gennaio 2022

Guida agli acquisti

di Selene G. Rossi


 

È tempo di saldi. Già da un paio di settimane telegiornali e testate giornalistiche hanno iniziato a bombardarci d’informazioni dedicate alle loro date d’inizio suddivise, ovviamente, per regione. E voi siete pronti a iniziare la caccia sfrenata per trovare l’oggetto che, a prezzo stracciato, rivoluzionerà per sempre la vostra vita?

H&M, Zara, Pull&Bear. Amazon, Zalando, Yoox. Potrei andare avanti stilando una lista infinita di brand e siti di e-commerce che la fanno da padrone dettando legge in fatto di trend, consumi, usi e costumi che s’impadroniscono della nostra vita lasciandoci spossati. 


Quale potrebbe essere il metodo per sopravvivere al turbine autodistruttivo che ci porta a essere prigionieri di un sistema venefico che ci spinge a comprare per “essere all’altezza?” Uno solo, boicottare. Boicottare per resistere a un mondo che, ininterrottamente, sembra essere sempre meno a misura d'uomo; che stritola gli indifesi togliendo loro la forza per reagire e annichilendone la volontà; che incita allo shopping compulsivo di beni che sembrano di primaria importanza ma che, invece, non fanno altro che istigare all'acquisto di beni voluttuari, status symbol inutili dai prezzi indecenti. Ammettiamolo, chi tra noi non avrebbe voluto ricevere per Natale un anello contenente in sé la promessa implicita di amore eterno o un bracciale che sia la rappresentazione iconica di “vita, eleganza, viaggio, sogno, ribelle, fede, amore, passione?" Come resistere al fashion-style di questi meravigliosi e sfavillanti oggetti in grado di esprimere le nostre qualità intrinseche e quantificare il nostro valore in quanto esseri umani? “E io pago," per citare Totò. Pago per mostrare agli altri che io valgo; pago per essere all’altezza dell’aspettativa sociale che mi vuole griffata e all’ultimo grido in modo da non sfigurare davanti agli altri. E accendo finanziamenti per permettermi il nuovo iPhone, non perché mi serva veramente ma perché cosa potrebbe pensare il vicino di casa che l'ha appena preso e che lo sbandiera ai quattro venti nemmeno si trattasse di una laurea in virologia? 

Dalle statistiche pubblicate dall’Istat relative ai consumi del 2019 è emerso che la spesa media mensile familiare in valori correnti è stata pari a 2.560,00 euro. Ma quanto di quello che è stato comprato era veramente utile e necessario? Varie ricerche hanno dimostrato come, negli ultimi anni, sindrome da acquisto compulsivo, disposofobia (ovvero accumulo compulsivo e disfunzionale di oggetti) e delusione post-acquisto siano aumentate in modo esponenziale; e anche se la sindrome da shopping non è stata inserita nel DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) ciò non significa che non sia un “disturbo del controllo degli impulsi [non altrimenti specificato],” una patologia di cui è vittima il 5% degli italiani.

Bombardati da pubblicità ingannevoli che mettono in mostra la merce che propongono in modo seducente per riuscire a sollecitare il desiderio di possesso, siamo portati a credere che la nostra felicità dipenda dalla proprietà e non da noi stessi; martellati da spot che ci fanno credere che la perfezione da raggiungere sia quella fisica di modelli inarrivabili e non quella dell'anima, ci illudiamo che solo entrando in possesso di una certa crema contenente estratti di criniera di unicorno in polvere potremo diventare meravigliosi e unici senza renderci conto che, invece, stiamo solo uniformandoci a dei canoni imposti dai media e dalla società consumista nella quale viviamo.

Ma qual è la ragione di fondo per cui sentiamo la necessità di accatastare oggetti, stipare vestiti negli armadi, mostrare a chi ci sta intorno un volto e un corpo che non ci appartengono? Semplice, in un mondo narcisista e competitivo come il nostro proviamo il costante bisogno di gratificazione per compensare le carenze emotive da cui ci sentiamo oppressi; abbiamo perso di vista i valori fondamentali della vita, siamo come farfalle in balìa del vento. E allora cosa ci resta per colmare il vuoto dentro di noi se non riempire ogni singolo centimetro delle nostre case di oggetti “essenziali” per poi ritrovarci a dribblare questi stessi oggetti di cui non sappiamo cosa fare?

Buoni acquisti a tutti e, mi raccomando, buona caccia all’affare!

 

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