(di Annalisa Petrella)
Premiato a Cannes nel 2019, nella sezione Un Certain
Regard, il film La ragazza
d’Autunno del giovane regista
russo Kantemir Balagov ha ottenuto un successo
internazionale e un
apprezzamento della critica che ha riconosciuto al regista un modo esemplare di
fare cinema soprattutto per la sua capacità di condensare, attraverso scene
girate anche in spazi angusti al limite del claustrofobico, il senso della
tragedia umana in una pluralità di problematiche e di conflitti. Sempre a
Cannes nel 2017 gli era già stato conferito lo stesso premio per il film Tesnota,
si confermano così il suo talento e una sorprendente maturità stilistica che evidenzia
rigore e traccia una significativa poetica personale.
Discepolo del grande Aleksandr Sokurov, Balagov, che ha solo 28 anni, ha fatto propria la lezione
del maestro russo e ha avviato con una rara profondità di sguardo un’esplorazione
interiore allo scopo di cercare di capire se stesso in relazione agli altri, intesi
come comunità inserita nella storia del proprio paese. La sua narrazione attraverso
le immagini rivela un affetto particolare per le figure femminili che
rappresentano il perno della sua scelta drammaturgica: Balagov inchioda sullo schermo donne dalla
statura tragica che combattono e si
difendono con determinazione dalla violenza di una società spietata. Ne sono un
esempio folgorante le due protagoniste di La ragazza d’autunno, ispirato
liberamente al racconto La guerra non ha un volto di donna di Svjatlana
Aleksievic, scrittrice insignita del premio Nobel nel 2015.