“Mi credevo che il mondo si divideva in due
parti, quelli che abbassano lo sguardo e quelli che no. I fessi, che sono la
maggior parte, e quelli tosti, quelli che si prendono il mondo perché non hanno
paura di niente.”
Andrej Longo: “Dieci”
Napoli 2009, un pomeriggio di primavera
“Subbuteo?” [1]
Nicola si
stropicciò gli occhi incredulo: quanto tempo era che non vedeva più giocare a
Subbuteo? E quante volte ci aveva giocato con suo padre e gli amici d’infanzia?
Era un mito: i piccoli calciatori di plastica che volevano sembrare veri, le
maglie che replicavano quelle autentiche, anche le più complicate, dalla
Sampdoria blucerchiata al Brasile gialloverde; in seguito, addirittura le
seconde maglie delle squadre più importanti: il Real, la Juve, o ancora
nazionali di stati che non esistevano più, come l’Unione Sovietica con la sua maglietta
rossa e l’indecifrabile scritta CCCP.