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giovedì 20 gennaio 2022

2 gennaio

 di Marisa Vidulli

ore 4 di mattina

oggi è stato l'ultimo giorno di ferie di mio figlio

Siamo saliti in macchina e abbiamo imboccato l'autostrada per un breve tratto, poi siamo tornati indietro uscendo dal casello opposto e nel mentre abbiam parlato tanto. È un ottimo guidatore come lo era suo padre, parla poco a casa ma molto in macchina, anche perché pur abitando insieme facciamo vite separate lui nei suoi spazi e io nei miei.


Ricordi lontani sono riaffiorati come d'incanto, ha una memoria ferrea non per niente fa l'avvocato e ha pure una sensibilità esacerbata che lo rende fragile nei sentimenti, ma sul lavoro è un mastino.

Abbiamo anche riso parecchio il senso dell'humor non gli manca per fortuna e attutisce i colpi che la vita gli infierisce a lui come a tutti .

Sbattoni usa chiamarli quando gli capitano col linguaggio tipico dei giovani . Una volta tornati a casa mi son goduta massimo Ranieri, naturalmente quando ha cantato Perdere l'amore ho pianto molto, colpa della euforia o della vecchiaia non so, ultimamente piango molto e mi commuovo, forse perché
ora colgo nel mio modo di guardare la vita pieghe e linee di misura e di cautela, considerazioni e impulsi a frenare che non erano miei, che non ho mai avuto. Saranno questi i rimpianti della maturità? La nostalgia feroce e sottile di quel sentirsi invincibili e onnipotenti, di quell'energia instancabile che faceva credere tutto possibile, di quell' incoscienza matta e pericolosissima, ma tanto bella? Quell'entrare a piedi giunti, quella presunzione innocente di farcela sempre, la sfida?
Ecco, la sfida. Quella sfida con ogni nuovo mattino non è più mia, non so datarne la scomparsa. O forse invece lo so benissimo ma preferisco non ricordarla. Bisogna fare i conti con questo buonsenso che fa di me una persona diversa, a fatica provo a credere migliore, una me stessa nuova che sta ancora stretta nei miei vestiti vecchi e che deve smetterla di guardare indietro.
Più indietro guardo, più indietro vorrei tornare a correggere, a medicare, a rassicurare quella ragazzetta inconsulta, quella donna assoluta. A spiegarle, a farle vedere che gli assoluti altro non sono che una vistosissima forma di difesa, un avanzare a testa bassa come un ariete contro la paura. Gli assoluti non sono coraggio, che inganno. Mi piacerebbe rincorrerla, tirarla per la manica, darle qualche strumento in più, sprovvista come ne è sempre stata, e spiegarle che, se in fondo le è andata abbastanza bene per un fortuito gioco di correnti, si può fare di meglio, si può aiutare la fortuna ed evitare alcuni errori. Ma tant'è, non è più possibile. E' andata così.

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