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martedì 8 settembre 2020

Storia di San Pietroburgo - Parte terza


 

 di Tatiana Bertolini

 

Antonio Trezzini

 I due edifici che abbiamo incontrato in precedenza

 ovvero la Künstkamera (1718-1734) e la  




 Cattedrale di SS Pietro e Paolo (1712-1733),

 


 

 

 

   sono opera dell’architetto ticinese, Antonio Trezzini.


Nato ad Astano nel 1670 circa e morto a Pietroburgo nel 1734, egli è il primo di una serie di architetti, la maggior parte italiani, chiamati a costruire i meravigliosi palazzi che troviamo in questa città. Il suo stile richiama il barocco ma è reinterpretato con una maggiore linearità e razionalità Trezzini fu anche incaricato di costruire il Collegio dei dodici poi Università (1722-1742),


Il collegio dei dodici

 il già ricordato Monastero di Alexander Nevskij (1717) e di eseguire alcuni lavori al Palazzo d’inverno (1726) e a quello d’Estate (1710-1714)

Quest’ultimo lavoro è un insieme di costruzioni edificate fuori città che volevano essere la Versailles della Russia in una località detta Petrodvorec o Peterhoff

Mentre ancora si stava pianificando la costruzione della città, che costò la vita a centinaia di uomini ivi impegnati nei lavori, lo zar fece edificare questa piccola cittadella, che noi oggi possiamo vedere ricostruita nei   minimi dettagli dopo le distruzioni del grande assedio nella Seconda Guerra Mondiale

 

La facciata con i giochi d’acqua delle fontane (l’acqua è raccolta da fonti vicine al palazzo attraverso cascate, senza ausili meccanici)

 


 dalla grande fontana essa è poi convogliata verso il mare

 

Uno scorcio del bellissimo giardino che la circonda

 Trezzini continuò a lavorare e a portare a termine i suoi progetti anche dopo la morte di Pietro, nonostante le turbolenze politiche che ne caratterizzarono i decenni successivi.


Alla morte di Pietro il Grande, seguirono 35 anni di intrighi, congiure, e si succedettero sei autocrati: tre donne, un ragazzino, un infante e un idiota.

Nonostante ciò l’occidentalizzazione della Russia procedette, anche se con delle soste e non sempre nella direzione auspicata da Pietro il Grande.

Le attività governative furono guidate spesso da favoriti, o gruppi famigliari che si combattevano fra loro.


Caterina I (1725-1727)


Nel 1724 Caterina, ovvero la seconda moglie di Pietro, era stata dallo stesso nominata imperatrice e sua erede al trono. Alla di lui morte, con l’appoggio dei sostenitori dello zar tra cui Menšikov, e dei reggimenti della guardia, ella prese il suo posto alla guida del paese. Il suo regno durò solamente due anni e tre mesi.

In questo periodo fu istituito il Consiglio Segreto, che si sarebbe dovuto occupare di questioni di importanza eccezionale. Di esso facevano parte le due figlie che la zarina aveva avuto da Pietro, Anna ed Elisabetta, ma che al momento parevano escluse dalla successione; infatti la Caterina I aveva nominato suo successore Pietro II, figlio di Alessio e nipote di Pietro I.


Pietro II (1727-1730)


Al momento dell’incoronazione il giovane non aveva ancora 11 anni ma non volendo seguire la politica di suo padre, riportò la capitale a Mosca.

Nei primi tempi ebbe come reggente Menšikov, ma poiché egli non era di suo gradimento, lo fece esiliare in Siberia, e al suo posto scelse come tutore il principe Dulgorukij di cui due familiari, sedevano nel consiglio segreto, si può quindi pensare che le scelte operate dal giovane principe gli fossero state in realtà suggerite dai nuovi protettori, che avevano in seguito provveduto a fidanzarlo con una loro principessa. 

Anche questo regno però fu di breve durata, Pietro II morì di vaiolo a 14 anni nel 1730, senza designare alcun erede.

 

 

Anna Ivanovna (1730 – 1740)

La morte di Pietro II causò un vuoto di potere, anche perché con esso si era

chiusa la discendenza in linea diretta dei Romanov.

I nobili quindi decisero i nominare zarina Anna Ivanovna, figlia di Ivan V fratellastro di Pietro il Grande.

Suo padre infatti aveva avuto due mogli, e dal primo matrimonio erano nati, tra gli altri, Sofia e Ivan V che da giovane era stato co- zar con Pietro.

Anna era vedova del duca di Curlandia e senza figli, una figura all’apparenza debole e che gli aristocratici pensavano di condizionare a loro favore. Subordinarono la sua nomina a zarina ad alcune clausole, quali il non potersi risposare, non prendere decisioni di alcun tipo senza prima il benestare del Consiglio Segreto. Anna, che aveva riportato la capitale a S. Pietroburgo, in un primo momento accettò ogni cosa, ma in seguito, le lotte fra la piccola e la grande nobiltà le diedero il pretesto di denunciare pubblicamente le condizioni con le quali era stata costretta ad accettare la corona, dimostrando che sarebbe stata ingannata. Abolì quindi il Consiglio Segreto, senza però ridare autorità al Senato, e regnò da autocrate per 10 anni.

Durante questo periodo il “partito tedesco” * acquistò una maggiore forza, che si esternò soprattutto nel disprezzo delle cose russe e nella repressione poliziesca, il cui capo, Biron, era un favorito della zarina. Centinaia di persone furono uccise o deportate in Siberia. Questo decennio fu particolarmente buio e non si rileva alcuna attività degna di nota. Non avendo figli la zarina designò Ivan VI nipote della sorella Caterina. Si dice che Anna alla sua morte abbia lasciato duemila vestiti e due copechi nelle casse dello stato.

 

Ivan VI (1740 – 1741)

Alla morte di Anna il piccolo Ivan aveva appena 2 mesi.

Biròn, ex favorito della zarina, divenne reggente, ma fu successivamente esautorato e al suo posto andò la madre di Ivan Anna Leopoldovna, che era stata sposata ad un duca tedesco. Il partito tedesco e la reggente dopo solo un anno però furono rovesciati da un altro complotto, questa volta organizzato da Elisabetta la figlia di Pietro il grande.

 

*Partito tedesco in origine era un gruppo di famiglie portate in Russia dalla Curlandia


 

Elisabetta I (1741-1762)

 

Nata nel 1709 a Kolomenskoe, nei pressi di Mosca, nel 1741 aveva 32 anni.

La notte del 25 novembre di quell’anno fece arrestare lo zar Ivan VI e la reggente Anna Leopoldovna.

Anche il regno di Elisabetta fu caratterizzato dall’influenza dei favoriti pure se in modo meno marcato che nei regni precedenti.

Elisabetta abolì la pena di morte e incaricò Ivan Šuvarov di fondare l’università di Mosca. La posa della prima pietra avvenne il 25/01/1755, giorno di Santa Tatiana che divenne così la patrona degli studenti per i quali quella data è divenuta poi il giorno della loro festa.

Altra importante riforma fu l’abolizione della pena di morte; pur essendo una sovrana più attiva delle precedenti non aveva certo l’energia e la volontà del padre. Un altro personaggio di rilievo fu Aleksej Razumovskij che gli storici indicano come probabile marito morganatico; in origine era un pastore ucraino, chiamato a Corte come cantore in virtù della sua voce possente. Per quanto riguarda la politica estera la Russia continuò a tenere un canale commerciale privilegiato con l’Inghilterra, che era iniziato nel secolo XVI; il partito tedesco era in declino mentre si stava risvegliando un interesse verso la lingua e il mondo francesi.

Non fu però abolita la servitù della gleba. La zarina Anna aveva inaugurato a Pietroburgo una scuola per cadetti della nobiltà in modo che potessero diventare ufficiali senza passare dai gradi inferiori. Elisabetta invece aveva fondato una Banca detta della Nobiltà che concedeva prestiti a basso tasso d’interesse ai proprietari terrieri. Un’ordinanza del 1746 proibiva a chi non fosse nobile di acquisire “uomini e contadini con o senza terra” e nel 1758 coloro che, non essendo nobili, avessero posseduto servi della gleba furono costretti a venderli. Infine nel 1754, per agevolare il commercio abolì i dazi interni.

Ad Elisabetta lo stile architettonico di Trezzini non piaceva, chiamò così in Russia un architetto italiano, Bartolomeo Rastrelli.

Il lavori eseguiti da questo architetto furono molti, sia a Pietroburgo che a Kiev.

 

Nella capitale russa ricordiamo il Convento Smolny.

Interessante il gioco delle cupole della chiesa: all’interno una grande che richiama le chiese latine, sovrastata e circondata da piccole cupole a bulbo che rimandano alla tradizione ortodossa

 

 

Un edificio privato è Palazzo Stroganov

Il cui proprietario finì quasi sul lastrico per quanto gli venne a costare

 

 

La zarina incaricò Rastrelli anche del rifacimento della facciata del Palazzo d’Inverno

 


e del il rifacimento del Palazzo d’Estate che era appartenuto a sua madre Caterina I.

Questo edificio si trovava allora in un villaggio detto Tsarskoe Selo ovvero villaggio degli zar, ribattezzato poi Puškin perché lì aveva frequentato il liceo il celebre scrittore.

Di questo edificio in uno stile che richiama il rococò è famosa l’infilata dorata, ovvero una lunga sequenza di stanze e la Camera d’ambra, una stanza le cui pareti sono rivestite di lastre di questo prezioso minerale, Esse furono sottratte dai tedeschi durante il II conflitto mondiale e riconsegnate poi durante i primi anni della presidenza di Putin in cambio di contratti commerciali.


                                         Esterno del palazzo d’estate

 

 

  

                                              Camera d’agata

 

 

                                           Sala da pranzo

 

                                      La camera d’ambra: due pareti 

                           

                                                  Sala da ballo

 

                                            Stanza della zarina

 

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 Durante il XVIII secolo la Russia aveva come alleato commerciale e politico l’Inghilterra, mentre l’Austria era un alleato militare, avendo questi due paesi un nemico comune nell’Impero turco. Essa vedeva d’altra parte un nemico nella Francia, alleata della Turchia, nella Polonia e nella Svezia paesi storicamente nemici dello Zar.

Un’altra minaccia per la Russia era rappresentata dalla Prussia, che proprio in quel secolo si stava fortificando e andava acquisendo un peso politico e militare non da poco. Anticamente quella regione era stata abitata dai cavalieri teutoni che più di una volta avevano cercato di invaderla.

Nel 1700 la Russia partecipò a ben cinque guerre*, che si inserivano nelle varie alleanze del tempo. Tutte provocarono un grande dispendio di ricchezze e vite umane spesso senza che ciò comportasse poi un effettivo vantaggio per questo paese.


Pietro III (1762)

Poiché la zarina Elisabetta Petrovna non aveva avuto figli, aveva chiamato dalla Svezia il nipote Pietro, fratello della sorella Anna Petrovna.

Suo padre infatti era il nipote del re di Svezia e quando il fanciullo rimase precocemente orfano di entrambi i genitori, fu educato alla corte svedese come probabile successore del sovrano. Il trasferimento in Russia per lui si rivelò piuttosto traumatico, egli disprezzava tutto quello che era russo mentre aveva una sconfinata ammirazione per la Prussia, e, se avesse regnato, la politica del suo paese sarebbe radicalmente cambiata ma esso ne sarebbe uscito irrimediabilmente compromesso.

In realtà Pietro Ulrico di Holstein – Gottorp era poco più che un idiota e passava le giornate giocando con eserciti di soldati di piombo inventando astruse strategie e tattiche militari, o disegnando nuove divise per i soldati simili a quelle prussiane. Non seppe trarre i vantaggi dai risultati della guerra dei sette anni, non solo, alla morte di Elisabetta richiamò in patria le truppe che avevano occupato Berlino e che avrebbero potuto seriamente piegare la Prussia.

Il suo regno durò solo un anno. Alla fine il malcontento dell’esercito e il timore di essere nuovamente invasi dai vicini occidentali spinsero i più temerari ad ordire un complotto, le truppe della guardia appoggiate dai cosacchi dichiararono decaduto lo zar, che finì suoi giorni nella fortezza di S. Pietro e Paolo, e sul trono acclamarono zarina la di lui moglie Sofia di Anhalt-Zerbst passata alla storia come Caterina II la Grande.

1733-1735 guerra di successione polacca, 1736 – 1739 guerra contro la Turchia, 1741 – 1743 guerra contro la Svezia (alleata della Francia),1756 – 1753 guerra dei sette anni, 1760 guerra contro la Prussia.

Questo giovane sovrano attento e perspicace, avrebbe dovuto affrontare una delle pagine più difficili della storia russa: la guerra con Napoleone.


(segue)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




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