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sabato 3 ottobre 2015

"La grande guerra e la rivoluzione proletaria" di Stefano Fabei

(a cura di Mimma Zuffi)

in edibus editore - pagg.184, € 18,00


Quasi un secolo fa, il 23 ottobre 1915, a capo di un plotone d’assalto moriva, guidando con coraggio i suoi uomini, Filippo Corridoni, colpito da una fucilata in fronte alla Trincea delle Frasche, presso San Martino del Carso. «Morirò in una buca, contro una roccia o nella corsa di un assalto ma, se potrò, cadrò con la fronte verso il nemico, come per andare più avanti ancora!» aveva profeticamente scritto qualche tempo prima il più noto di quei sindacalisti rivoluzionari italiani che avevano visto nella Grande guerra l’occasione per dare il via alla liberazione del proletariato e realizzare la giustizia sociale. 



Corridoni, con Arturo Labriola, Attilio Deffenu, Alceste e Amilcare De Ambris, Angelo Oliviero Olivetti, Cesare Rossi, Sergio Panunzio, Paolo Orano, Edmondo Rossoni è uno dei personaggi principali de «La Grande guerra e la rivoluzione proletaria», l’ultimo libro di Stefano Fabei dedicato a una pagina poco conosciuta della nostra storia nazionale, quella relativa al sindacalismo rivoluzionario e al suo apporto, politico e ideologico, all'interventismo «di sinistra»; tema, questo, di attualità in considerazione del centenario dell'ingresso dell’Italia in guerra al fianco della Triplice intesa.
Tra l'agosto del 1914 e il maggio del 1915, mentre l'Europa era già sconvolta dallo scontro tra gli eserciti delle più grandi potenze, il Bel Paese fu teatro di forti contrasti tra lo schieramento favorevole all'entrata in guerra e quello neutralista. Rappresentati, nella prima parte del saggio, le origini e gli sviluppi del sindacalismo rivoluzionario italiano dalle origini al 1914 e il fallimento – con lo scoppio del conflitto e le scelte operate conseguentemente dai socialisti francesi, tedeschi e austriaci – dei due grandi miti del socialismo europeo, il pacifismo e l'internazionalismo, Fabei, in questo libro destinato sia agli specialisti sia al grande pubblico, ricostruisce le fasi attraverso cui i più rappresentativi sindacalisti rivoluzionari nostrani passarono dal campo neutralista a quello interventista.  L'approfondita analisi dello storico perugino, utile a capire quanto pesò la loro scelta politica e dottrinaria sia nell'immediato sia nel dopoguerra e nella nascita del fascismo, rappresenta inoltre con efficacia  le condizioni critiche in cui si trovava il fronte rivoluzionario (socialisti, anarchici, sindacalisti e repubblicani) al momento dell'attentato di Sarajevo. Un saggio coinvolgente, dal contenuto impegnativo ma di agevole lettura.

Stefano Fabei, nato a Passignano sul Trasimeno nel 1960, laureato in Lettere moderne, attualmente è docente presso l’Istituto di istruzione superiore «Giordano Bruno» di Perugia. Autore di numerosi saggi sui rapporti intercorsi tra i vari movimenti di liberazione del Terzo Mondo. Sue ricerche sono apparse su “Sacro e Profano”, “Studi piacentini”, “Eurasia”, “Nuova Storia Contemporanea”, “I sentieri della ricerca”, “Enciclopedia Treccani”. Nel 1996 ha pubblicato, con la Società Editrice Barbarossa, "Guerra e proletariato". Per Mursia, pubblica la più complessa e documentata indagine sulla politica italiana e tedesca nei confronti del mondo arabo e dell’Islam, dalla fine della Prima Guerra Mondiale al 1945, "Il fascio, la svastica e la mezzaluna" (2002), tradotto in Francia nel 2005. Seguono "Una vita per la Palestina (2003), Mussolini e la resistenza palestinese"  (2005). Pubblica inoltre "I cetnici nella Seconda Guerra Mondiale" (2006), "La legione straniera di Mussolini" (2008), "Operazione Barbarossa, 22 giugno 1941" (2010), "I neri e i rossi" (2011) e "Fascismo d’acciaio, Maceo Carloni e il sindacalismo a Terni" (2013). Nel 2014 pubblica per in edibus «Tagliamento. La legione delle Camicie nere in Russia (1941-1943) ».

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