(di Tatiana Bertolini)
I 900 Giorni (Terza Parte)
“Ascolta patria, parla Leningrado, la città
di Lenin…” era l’annuncio iniziale con cui la radio comunicava con gli
stessi leningradesi, e il resto del mondo, tedeschi compresi.
Per
tutta la durata del blocco la radio, amplificata da altoparlanti per le strade,
trametteva canzoni popolari e patriottiche, diffondeva i notiziari, oltre
ovviamente gli allarmi aerei. Poi un giorno tacque. I leningradesi
protestarono: “potete toglierci il pane
ma non la radio. Senza la sua voce non possiamo resistere”
Artisti
e scrittori leggevano alla radio i loro scritti e cercavano per quanto
possibile di rincuorare la gente.
Un’altra
quando a seguito di un altro attacco aereo aveva visto cadere dei bambini
Picchia col pugnetto, e aprirò.
Io a te ho aperto sempre.
Ora sono di là d’alti monti,
di deserti, di venti e calure,
ma mai ti tradirò...
Non ho sentito il tuo lamento,
non mi hai chiesto del pane.
Portami un ramo d’acero
o verdi erbette soltanto,
come la primavera scorsa mi portasti.
Portami un sorso della nostra pura,
fredda acqua della Nevà,
e dalla tua testina color d’oro
laverò i segni del sangue.
Di
seguito in link nell’interpretazione del maestro Valery Gherghev
Il Dopoguerra (le immagini di questa puntata sono in gran parte dedicate
al monumento dei 900 giorni che si trova nella zona di Pulkovo).
Un
anno
Il dopoguerra
Il disgelo
Con
questo termine si intende il periodo successivo alla morte di Stalin, che vedrà
un miglioramento della situazione interna e un riavvicinamento dell’URSS agli
USA, anche se la condizione politica fra le due sfere di influenza stabilite ad
Yalta, denominato Guerra Fredda era bel lungi dall’essere superato.
A S. Pietroburgo poi la ricostruzione interessava anche il ripristino dei monumenti della città, che, visto come sono legati i russi alla loro storia, dovevano tornare come prima.
Pulkovo 4 maggio 1988
A
Tsarskoe Selò essi avevano asportato i pannelli della camera d’ambra, e in
genere le statue e parte degli edifici erano stati distrutti. I leningradesi si
recarono nelle fabbriche originali, ancora esistenti a Mosca, e con i brandelli
rimasti delle tappezzerie ricostruirono e restaurarono gli ambienti. Ancora
oggi nelle sale sono esposte le foto di come erano state ridotte.
Coloro
cui si riuscì a dare sepoltura, riposano al cimitero Piskarëvskoe; ancora all’inizio
del XXI secolo gli abitanti di Pietroburgo portavano sulle tombe un pezzo di
pane, perché “se allora lo avessero avuto
non sarebbero morti”.
*
I dati sono stati raccolti dal libro I 900 giorni. L’epopea dell’assedio a Leningrado, di
Harrison E. Salisbury, ed. Il Saggiatore, Milano
La Metropolitana
All’inizio
del XX Secolo due grandi capitali europee Londra e Parigi avevano la
Metropolitana; Londra già dal 1863, Parigi invece l’aveva inaugurata nel 1900
in occasione dell’esposizione universale.
Anche
lo zar Nicola II aveva pensato ad un progetto analogo ma si era dovuto
scontrare con l’opposizione del clero che non concepiva si potesse scavare
nelle viscere della terra, negli inferi. Dopo la rivoluzione la capitale fu
trasferita a Mosca e così la prima metropolitana russa fu La
mappa con le attuali 5 linee
Ivi
inaugurata nel 1936.
Leningrado
dovette aspettare la fine della guerra anche perché, essendo nella maggior
parte della sua estensione sul delta di un fiume bisognava rivolvere problemi
di carattere ingegneristico. La prima linea fu inaugurata nel 1955. Sei anni
dopo la seconda (1961), nel 1967 la terza, nel 1985 la quarta e nel 2008 la
quinta.
Le
sue fermate, pur essendo più moderne rispetto a quelle di Mosca sono ugualmente
dei capolavori artistici. Ne vediamo di seguito alcune, prima però prendiamo
una delle lunghissime e velocissime scale mobili
La Narvatskaja
La Puškinskaja
La Baltiskaja
10 stazioni, denominate ascensori orizzontali, sono state costruite con le banchine chiuse dalla parte dei treni con serramenti scorrevoli in ferro
La fermata Park
Pobedy dopo
questa
modernizzazione
Ritorna S.
Pietroburgo
La conquista
dello spazio
Il
decennio compreso tra il 1958 e il 1970 è stato segnato dalla conquista dello
spazio. Nel 1957 i sovietici mandano in orbita il primo satellite artificiale:
lo Sputnik (in russo compagno o
Sputnik di viaggio), seguito il 12
aprile del 1961 dal lancio della Vostok (Oriente) 1 con a bordo il primo astronauta Jurij Gagarin che compì
un intera orbita attorno al nostro pianeta prima di rientrare sulla terra.
Gli anni ‘ 80
Il
tentativo di colpo di stato nel 1991, un episodio mai chiarito del tutto, da
cui trasse vantaggio Boris Eltsin, portò in breve tempo alla fine dell’Unione
delle repubbliche socialiste e alla nascita della CSI: confederazione degli
stati indipendenti. Si passò quindi da uno stato federale ad una confederazione
che però non comprendeva tutte le precedenti repubbliche. Le prime a staccarsi
furono le repubbliche Baltiche (Lettonia, Lituania ed Estoni), poi fu la volta
dell’Ucraina, seguita quindi dalle repubbliche meridionali quali l’Armenia, la
Georgia e l’Uzbekistan.
Del
difficile raporto tra Ucraina e Russia ne abbiamo accennato, così come la
situazione delle repubbliche baltiche o di quelle meridionali conquistate
militarmente e, durante l’impero zarista, sottoposte a russificazione.
A
Leningrado il 6 settembre del 1991 si tenne un referendum per decidere se
cambiare nome alla città. Il 54% votò per tornare al nome originario quindi ora
essa si chiama nuovamente S. Pietroburgo, ma per quanto riguardò l’Oblast
(suddivisione territoriale corrispondente alla regione) decisero di tenere Leningrado.
Dagli
anni ’80 l’attuale S. Pietroburgo aveva iniziato a potenziare il turismo con la
costruzione di grandi alberghi quali
E
il gigantesco Pribaltiskaja affacciato sul Baltico.
Oggi
il traffico molto più caotico e la frenesia che contraddistingue le attuali
metropoli non tolgono a questa meravigliosa e unica città il suo fascino, ed
essa continua ancora a sorprenderci.
Una
scultura raffigurante un naso è stata posta sulla facciata della casa dove
Gogol ha ambientato l’omonimo racconto
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