di Mimma Zuffi
Per i Celti il tiglio preannunciava il periodo nel quale
la Natura si ritirava in se stessa per riposarsi e rigenerarsi durante il
freddo inverno. I doni del tiglio – le foglie
che danno un ottimo infuso, i fiori che donano un buon decotto, per non parlare
del miele - erano ritenuti sedativi e in grado di predisporre al sonno e e…al
sogno. Quel che accade durante quei particolari stati della coscienza umana che
sono quelli onirici aveva una grande importanza in un popolo che credeva che
ciò che si può vedere durante la veglia è soltanto uno dei mondi esistenti:
durante il sogno era possibile, infatti, ricevere la visita di messaggeri del
sidhe, oppure era possibile addirittura “entrare” nel reame del sidhe in quanto
il sogno, come tutti gli stati di realtà non convenzionale, era uno degli
accessi percorribili per raggiungere l’Altromondo.
Inoltre durante il
sogno era possibile avere visioni profetiche
che riguardavano eventi futuri – e infatti uno dei rituali druidici
più noti era quello che prevedeva che un
Druido . dopo aver compiuto alcune operazioni sacre, cadesse in un “sonno
magico” durante il quale gli sarebbe apparsa
l’immagine del futuro re d’Irlanda. Durante il sogno, soprattutto in
particolari periodi dell’anno, era possibile incontrare i propri cari defunti e
membri del clan che hanno varcato il Velo della Materia - e d’altra parte nella concezione celtica il
sonno è una condizione così particolare da poter essere definita quasi di stato
di “morte durante la vita”. Oltre che come “albero del sonno”, il tiglio forniva
ai Celti dei composti essenziali per preparare bevande diuretiche e
febbrifughe, e i suoi fiori erano giudicati capaci di lenire gli spasmi
muscolari e nervosi. Presso alcune popolazioni celtiche dell’Europa orientale era considerato l’albero
protettore della fecondità, mentre una tradizione senza tempo vuole che nelle
terre celtiche il tiglio fosse l’albero della giustizia, e infatti era usanza
comune che sotto le sue fronde si tenessero le riunioni più importanti del clan
e che alla sua ombra i sapienti e gli anziani prendessero le decisioni
fondamentali per il futuro della tribù.
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