(di Selene G. Rossi)
![]() |
Tony Wilson mentre intervista Coogan |
Palesemente
attratto dall’assistente Jenney, Coogan abbandona la compagna e il figlioletto
per
provare la scena dell’utero gigante. Dopo essere stato calato all’interno dell’organo
a testa in giù, e dopo essersi lamentato per la mancanza di spazio, scopre che
il giorno in cui saranno effettuate le riprese, il problema sarà risolto
facendolo recitare nudo. Imbarazzato all’idea di mostrarsi senza veli, l’attore
propone che la scena sia girata in posizione normale per capovolgerla poi in
fase di montaggio Ma, ancora una volta, le sue aspettative vengono frustrate e,
appreso che Mark pretende l’assoluto realismo, Coogan risponde stizzito: «I’m a grown man talking to the camera in a
fucking womb.»
L’azione si sposta all’interno della
sala costumi dove la guerriglia psicologica tra Coogan e Brydon, già presentata
all’inizio, prosegue assumendo sfumature sempre più cariche di ironia. Vera e
propria primadonna, Coogan soffre soprattutto per lo “scottante” tema legato all’altezza
del tacco:
Costumista: Shoes.
[…] You’re worried because yours are
different from Toby’s.
Coogan: It’s not
that. It’s […] Walter, in all the
scenes with Toby, is supposed to dominate. […] Because of the heels, it comes across that, because I’m shorter, I’m
overcompensating, like I’ve got a Napoleon complex.
Costumista: So
you don’t like the shoes.
[…]
Coogan: I should
dominate totally in those scenes. I should be like I’m Gandalf and he’s Frodo.
Brydon:
(imitando Gandalf – Ian McKellen ne Il
signore degli anelli – La compagnia dell’anello, Peter Jackson, 2001) You shall not have the ring.
Coogan: (seccato) Very
good.
Brydon: I do
Steve as well.
Coogan: (sempre più indispettito) Can we just sort the shoes out first?
Brydon: (imitando Coogan) Can we just sort the shoes out first? I’ve got a big house in the
Hollywood hills. Look at my pod.
Coogan: (sempre più irritato) That’s Alan Partridge (13). I
don’t speak like that.
Brydon: (imitando Coogan) I don’t talk like that. Yes, I do.
Coogan: Stop it.
Breve
pausa di silenzio
Costumista:
So, Rob’s too tall. Or
you’re too small.
Coogan: No, No.
Rob’s shoes are too high. Rob’s short. That’s a good thing. That’s why he was
hired.
Costumista: The
problem is continuity, see, because we’ve already shot quite a bit with the
shoes.
[…]
Coogan: This is
not an ego thing. It really is… is… The shoes are key to the character.
Brydon: (ironico) The
character’s sole.
Convocato per rilasciare un’intervista a
Tony Wilson (14) Coogan scopre che il giorno prima,
Brydon ha dato vita a una sua brillante imitazione. E mentre le parole del
giornalista rievocano le dichiarazioni del “rivale” di Coogan, un flashback ci
porta di fronte all’attore che, costretto in un ruolo secondario sia nella
ricostruzione del romanzo di Sterne sia nel mockumentary,
sostiene una tesi interessante, a metà strada tra il serio e il faceto: «They said, “You’ve got to make it like
Steve, make it like Steve Coogan.” Steve, no matter what is doing, is basically “Oh, you’re so dirty.” I mean, that’s basically whether he’s Walter, whether he’s Tristram,
whether he’s Steve or he’s Alan Partridge. It all boils down to that. Steve’s
hero is Roger Moore and Roger Moore’s style of acting is not a million miles
away from Steve’s.»
Alla fine di questo breve flashback, l’attenzione
torna a concentrarsi su Coogan che, piccato dal resoconto della conversazione,
afferma: «If you do an impression,
I see it as a sincere form of flattery. He pretends he’s taking the
piss, but he loves me really. I
think he’s a bit obsessed by me.» In modo simile agli spettatori della pellicola, «[...] Benedict
Wong who plays Ed, the first AD, is having a ‘sur-reality’ moment. “I’m one of the behind-the-camera people working in
front of the camera,” he explains, “but
the whole thing has become very multi-layered. I’ve got to the point where I
don’t know who is in the film and who is working on it. Reality and fiction
have overlapped each other and it’s like a black hole. If you’re standing too
close then you get sucked in.” Like the New York Times journalist who came to interview
Winterbottom and got a brief cameo. Or the fact that at one point the South
Bank Show documentary crew were filming the film crew filming the fictional DVD
crew, headed by Tony Wilson, filming Steve Coogan: “There were a couple of
days that I had to remember which cameras were fake and which were real,” admits Dylan Moran. “Everybody was
mirroring the reality; you had actors being actors and actors being crew. And
crew being actors. The whole thing became a hall of mirror’s”» (15).
L’intervista prosegue mostrando l’analfabetismo
culturale di Coogan che - come uno studente che ripete una lezione a memoria -
alla domanda di Wilson sui motivi che l’hanno spinto ad accettato il ruolo di
Tristram Shandy, protagonista del libro ritenuto «unfilmable» dai più, risponde di essere convinto che «Tristram Shandy was a postmodern classic
written before there was any modernism to be post about. So
it was way ahead of its time, and, in fact, for those who haven’t heard of it,
it was actually listed as number eight on the Observer’s Top 100 Books of All
Times;» «It was a chronological list,» lo
corregge Wilson, facendo sorgere il dubbio che, in realtà, l’ignoranza di
Coogan possa essere parte integrante della sceneggiatura e non una
caratteristica dell’attore. Mentre il colloquio prosegue, una voce off - fedele allo spirito dell’opera di Sterne - ci
comunica che «if you want to see the EPK
interview, it’ll be part of the DVD package, along with the extended versions
of many of the scenes, which should act as footnotes to the main film.»
Alla fine dell’incontro, e dopo aver
manifestato il proprio entusiasmo per la trasposizione cinematografica della
sua opera preferita, il giornalista chiede a Coogan di rivelargli il nome dell’artista
che interpreta il ruolo di Widow Wadman. Interdetto di fronte a quel nome
altisonante, l’attore, fingendo di conoscere a fondo il personaggio, sostiene
che non è stato incluso per motivi temporali.
A fine giornata, Brydon chiede a Coogan
e Jenney un passaggio per tornare in hotel; il tragitto a bordo dell’auto non
solo serve a confermare la rivalità esistente tra i due uomini – o perlomeno
una rivalità percepita quasi esclusivamente da Coogan – ma anche ad
approfondire l’analisi di Jenney che, secondo Ebert «[…] is not merely sexy and efficient, but a film buff who offers analysis
and theory to people who really only want a drink. She
compares the ungainly battle scene to Bresson’s work in Lancelot du Lac,
and has a lot to say about Fassbinder, who Coogan vaguely suspects might have
been a German director. Not surprisingly, Jennie is the only person on the set
who has read the novel, and tries to explain why the battle scene isn’t exactly
important» (16):
Coogan: (parlando al cellulare) Oh, right, I’ll screen-test for Alexander Payne (17).
Coogan: So would
Rob Brydon. (Coogan ride) I’ll see
you back at the hotel.
(appende) Sorry,
that was my agent.
Coogan: See, he
just wants to talk to me about some script from America.
Dall’ambientazione contemporanea, l’azione
si sposta ancora nel mondo degli Shandy mentre Walter cerca di consolare il
piccolo Tristram leggendo una nota sulla circoncisione: «The Jewish custom of circumcision came to the Jews by the way of Egypt,
or possibly from the Syryans. Or the Phoenicans, or the Cappadocians, which suggests
that… Solon, and Pythagoras, and Ptolomy, were all circumcised. If they submitted to it, why not
you?»
Alla fine di questa breve citazione dalla Tristapaedia,
l’obiettivo torna a concentrarsi sul viaggio in auto e a Coogan che, cercando
di far colpo sulla bella assistente sottolinea il fatto di amare soprattutto la
«dedication that Walter shows to his son.
I really identify with that.» Quasi incurante del commento personale dell’attore,
Jenney nota che «[…] then Tristram grows
up, and he’s nothing like his father wanted him to be. Just… It just all goes
wrong, like we all go wrong, because, ultimately, the way we turn out is just
all a matter of chance, you know? […] You
ask yourself, “What was that all about?” […] That should be in the film.» Questo momento di
riflessione fedele alla visione
sterneiana è interrotto dallo scambio di battute – accompagnate dalla musica di
Rota e, come sempre, venate di ironia – tra Coogan e Brydon:
Brydon:
You know, originally, I was going to play
Tristram and Walter.
Giunti
in albergo a sera inoltrata, i tre si stupiscono nel vedere il parco invaso da
centinaia di persone travestite da soldati del XVIII secolo. Prima di entrare,
Coogan è bloccato dal giornalista Gary che – come già Wilson all’inizio dell’intervista
– si presenta citando la serie televisiva – risalente a otto anni prima, come
sottolinea mesto l’attore (18) – in cui l’attore era Alan Partridge: «Knowing me Gary Wilton, Knowing you Steve
Coogan.» Snobbato dall’attore, che non si ricorda i loro precedenti
incontri avvenuti sul set de Il giro del
mondo in 80 giorni (Frank Coraci,
2004) e a Cannes per 24 Hour Party People,
Wilton lo mette al corrente del fatto di aver organizzato, grazie all’aiuto del
suo agente Adrian, un incontro per la domenica successiva.
Entrato
in albergo, Coogan è raggiunto da Jenny che gli chiede una mano con il piccolo
Steve; ma, in netta contrapposizione al pensiero esposto poco prima in auto,
abbandona la compagna adducendo la scusa di dover parlare con Adrian. Giunto
nella sala dove si trova l’agente, e dopo aver cacciato Brydon con la scusa aver
bisogno di privacy e dopo aver bevuto la prima di numerose vodka tonic, manifesta
il proprio malessere per la presenza di Gary. Messo sotto pressione da Adrian,
che lo interroga sui rapporti intercorsi con Hedda Gobbler (riferimento
alquanto volgare alle attività sessuali della donna), una lap dancer che
sostiene di aver passato con lui una notte caliente,
Coogan cerca di negare ma, messo alle strette, non può far altro che ammettere
le proprie colpe:
Adrian: Did you
have sex with her?
Coogan: No.
Come
in altre scene del film, anche questa si basa su eventi reali che hanno scosso
la vita di Coogan (19); ricorda infatti Sam Wollaston che «[…] Coogan’s wild private life is touched on in the film: in one scene his
agent asks him if he remembers anyone called Heather. (Heather is a lap dancer
and, according to what she says they got up to in his hotel bedroom, he ought
to remember her). In real life, of course, hell-raising rock chick Courtney
Love dropped a bombshell this summer when she announced not only that she had
had drug-fuelled romps with Coogan, but also that she was going to have his
love child. Steve was “a fucking sex addict,” she said. “And
has a major substance problem.” So, I
ask, does he remember anyone called Courtney? “Let me just say something
before that,” he says. “The Guardian
tends to have its cake and eat it. It waits for the tabloids to dish the dirt
and then it talks about the tabloids dishing the dirt while enjoying it
themselves. So put that in.” Right - I
have done. Now, does he remember anyone called Courtney? “Yes, I do
remember someone called Courtney but I’m not prepared to talk about it because
I don’t talk about those kind of things.”
He will say that what really annoyed him about the whole Love affair were the
people who rang him afterwards to ask him if he was all right. And then that “the
stuff that was reported was eighty per cent inaccurate and twenty per cent
pretty on the nose”. Is she having his
child? “No, that was inaccurate from the start. Don’t ask me to tell you
how I know.” How does he know? “I don’t
know. I mean, I’m not telling you.” Did
he have sex with her? “Erm ... I’m not even prepared to answer that.” Not prepared to answer it in a yes kind of
way, or a no kind of way? “I know her better than most people. That’s it,
end of sentence.” She didn’t seem to have
problems talking about it, I say. “She’s a very vulnerable lady. I’m made
of stronger stuff.” Are they still
friends? “Erm, no comment. No - I mean yes. I’m still friends with her,
yes, if that’s the question. I don’t have a relationship with her.” And his reputation for bad behaviour isn’t
entirely unfounded? “Erm, partly true. There’s more to me than what’s in
the tabloids - that’s disproportionately representative of what I am. But is it
completely without foundation? No. OK?”» (20).
La
conversazione si sposta poi su alcune sceneggiature americane; la migliore è
quella proposta dalla HBO (21), in cui l’attore dovrebbe interpretare il ruolo
di un «English aid worker who loses his
memory, and fall in love with his own daughter.» Anche se potrebbe sembrare
che Coogan sia sincero nel rifiutare la parte sia perché la considera al pari
di spazzatura sia perché è destinata alla televisione, in realtà ciò che lo
spinge a non accettare è, come sempre, il suo narcisismo: «I’m too young to play someone who falls in love with his daughter
anyway» (22).
Coogan
cerca di ricongiungersi con Jenny ma, ancora una volta, viene intercettato; presentato
a David Ingolsby, appassionato di storia militare del XVII secolo, l’attore
viene messo al corrente del fatto che lui e i suoi uomini offrono una
collaborazione gratuita per la realizzazione delle scene di guerra. Dopo aver posato
insieme a Ingolsby, Coogan viene coinvolto in un discorso il cui fulcro ruota
intorno alla sua partecipazione a Il giro
del mondo in 80 giorni (23), ma il cui vero scopo è però permettere un
ulteriore approfondimento del personaggio di Jenney:
Abbandonata la sala dopo essersi accorta
dello scarso interesse del suo pubblico, Jenney viene presa di mira da uno dei
collaboratori perché «she’s a bit of nut.
You should hear her when she’s on about Fassbinder.» Seppur critica per l’eccesivo
autocompiacimento nel mostrare la propria natura (auto)citazionista, Carina
Chocano apprezza la pellicola di Winterbottom per il modo in cui riesce a
essere «[…] surprisingly humanistic,
cheerful and true to life. Tristram
Shandy is far from a cynical “insider”
look at the business. Its best moments are throwaways, such as the scene in
which Brydon mocks Coogan’s casual remark about having just received some
scripts from America with a riff on Hollywood tough-guy dialogue — a string of
drawled expletives, basically. Or the scene in which Jennie gets carried away
on an enthusiastic rant about the battle scene in Robert Bresson’s Lancelot
du Lac. “It’s actually a metaphor for life,” she says, describing the moment when two knights encased in armor
clobber each other with a hilarious singularity of purpose. Oblivious to the
indifference of her audience, she goes on about how we are all encased in
carapaces, how conflict is futile and connection impossible, as the director,
star and medieval battle re-enactment enthusiast stare at her blankly, waiting
for the lecture to end. Possibly like you are now. So just one more thing. Movie good»
(24).
Mentre Coogan abbandona la stanza,
Ingolsby propone a cast e troupe la propria collaborazione per una
ricostruzione storica. «Have you seen Cold Mountain,» chiede a
Brydon. «What do you then? […]
The battle scenes.» Scoperto che
l’attore le ritiene, Ingolsby s'infervora perché «it’s shite. Utter shite from beginning to end. Woefully
inaccurate. […] We wouldn’t be interested in participating
in a pantomime like that.»
Finalmente solo con Jenny, Coogan cerca
di fare l’amore con la donna che però, come a volerlo punire per il ritardo,
preferisce fargli montare il lettino di Steve. Perseguitato da una forte
propensione al narcisismo, Coogan sembra dimenticarsi presto dell’incidente e in bagno, di fronte allo
specchio, riflette a voce alta sul proprio aspetto:
Coogan: Do you
think I should have my nose straightened?
Jenny:
(nell’altra stanza, sottovoce, irritata) Oh,
God!
Coogan: Do you
think I’ve got a character’s actor nose or a leading man nose?
Jenny: I think
it’s your nose.
Coogan: (battendo un ditto sotto il mento) I think when the time comes I’m just going
to have a chin tuck, and then leave it at all.
Finalmente sembra giunto il momento
atteso da entrambi. Cogliendo al volo l’occasione presentatasi dal sonno del
piccolo, Coogan e Jenny si baciano ma sono interrotti dal bussare insistente di
Jenney che avverte l’attore di essere atteso per visionare il girato.
Dopo aver osservato le scene di guerra, girate
in economia - «Mel Gibson is not gonna
lose any sleep,» sostiene uno dei collaboratori -, e per questo da
rigirate, Mark chiede ai membri di cast e troupe di esprimere la propria
opinione; ovviamente, Coogan è l’unico a intervenire sostenendo che «that scene, because it looks so cheap, it
actually makes it funnier. It works because it’s funny.» Irritato, il regista fa presente che «it’s not supposed to be funny! Toby’s
supposed to be funny. The battle is supposed to look like a battle.» Il
problema che si presenta ora come insormontabile è determinato dal fatto che le
scene di guerra dovranno essere rigirate. All’improvviso uno dei finanziatori
ricorda che quando Coogan e gli altri presentarono loro il film, proposero la
scena della castagna; ricorrendo ancora a una tendina laterale, dalla sala
l’azione si sposta prima all’interno della sala riunioni, poi in strada.
Informato del fatto che non sarà il protagonista della scena, Coogan, ovviamente
indispettito, si lamenta perché «I’ve
been practicing it for weeks,» mentre la scena si sposta sull’attore che,
in voce off ricorda, l’impegno profuso nel cercare di rendere credibili le
reazioni che potrebbe avere un uomo trovando una castagna rovente all’interno
delle mutande: «At first, I tried to keep
it small. Then I pusher the idea of him struggling to control
the pain. Then
I just went for lots of energy.» Poco soddisfatto dal
risultato, l’attore utilizza una vera castagna e, iniziando a ululare per il
dolore, invoca l’aiuto dell’assistente che, cercando di estrarre la castagna,
scatena la reazione indignata di Coogan che, fedele all’omofobia di cui era
vittima Alan Partridge, urla: «You’ve got
your hand on my fucking knackers. Get off. Get off. Get your
hand out. Jesus, man. Fuck.»
Alla fine di questo doppio flashback, l’attenzione
torna all’interno della sala ove Joe, personaggio
liberamente ispirato allo sceneggiatore Frank Cottrell Boyce, sostiene
fermamente che il film ha bisogno di un maggior numero di scene con Uncle Toby
perché il suo personaggio «is the
strongest character, the heart and soul of it (primo piano di uno stupito
Coogan), the funniest character in the
book. The battle scene is Toby’s scene, so.» Secondo Anita, uno dei
finanziatori, uno dei problemi legati alla produzione è il fatto che gli
spettatori che andranno a vedere questo film non saranno interessati a grosse
sequenze d’azione. Greg, invece, è convinto del fatto che, non avendo né tempo né
denaro, dovrebbero sfruttare l’offerta di Ingolsby.
Mentre i finanziatori si allontanano per
discutere della situazione, Coogan avanza un altro grattacapo, ovvero quello
relativo alle scarpe, in realtà, «an
issue of status;» secondo l’attore, «it’s
important character-wise to see the height difference in terms of seniority of
the characters.» Esasperato dall’ennesima ripetizione della richiesta, Mark
chiede un parere alla costumista che, quasi con le lacrime agli occhi, risponde
avvilita: «We can… take an inch off Rob’s
heel, and put a thicker sole on Steve’s shoe.» Avvisato di essere atteso da
Gary, Coogan si dirige dal giornalista accompagnato da Jenney e dando vita a un
interessante scambio di battute grazie al quale riusciamo a comprendere
ulteriormente la personalità dell’attore:
Coogan: Sorry,
love. Listen… I’m very sorry about the other night.
Dopo
aver convinto Gary a rimandare l’incontro alla mattina successiva, Coogan si
dirige nella sala riunioni dove, dopo aver accettato un vodka tonic, esprime la
propria idea su come dovrebbe essere Walter (25):
Quando la conversazione si sposta poi
sullo script, Greg chiede a Joe di spiegare alcune idee proposte in precedenza,
tra cui quella relativa alla black page
del romanzo. Antesignano dei libri-gioco in voga negli anni Settanta del secolo scorso,
Tristram Shandy non è un semplice libro, è una sorta di potenziatore
immaginifico. Cercando di stimolare una conversazione tra il lettore e se
stesso, e tentando inoltre di prendersi gioco dei numerosi romanzi
autobiografici in voga all’epoca, Sterne desiderava che il suo pubblico
partecipasse attivamente alla creazione del libro. Considerato che per l’autore
il libro era un oggetto concreto, composto da pagine stampate composte da
lettere, parole e segni, Sterne ricorse a numerosi escamotage sia per concentrare l’attenzione alla qualità grafica –
nel caso della morte di Yorick (26) introduce una black page – sia per mostrare l’imprevedibilità del libro, ovvero
della vita stessa – per esempio, nel Vol. III, cap. XXXV, inserisce la marble page, sinonimo dell’imprevedibilità
del romanzo:
Joe: The black
page. (lo schermo diventa improvvisamente nero) When the good parson Yorick dies, the book has a completely black page.
Stephen Fry nei panni di Patrick
Con un flashback siamo trasportati
indietro nel tempo al momento della spiegazione fornita da Patrick – l’eccezionale
caratterista Stephen Fry che, grazie ai propri eccezionali tempi comici tipici
della commedia inglese, riesce a penetrare i
temi più profondi del libro, tenendo fede allo spirito ilare e giocoso del
romanzo e della pellicola - che spiega come «the theme of Tristram Shandy is a very
simple one. Life is chaotic, it’s amorphous. No matter how hard
you try, you can’t eventually make it fit any shape. Tristram himself is trying
to write his own story, but it escapes him, because life is too full, t rich to
be able to be captured by art, and his father Walter tries to plan every aspect
of Tristram’s birth, conception (immagini di Walter) childhood,
and so on, and his plans all go wrong. Walter puts in this way: (sullo
schermo vediamo un disperato Walter che, piangendo, si getta sul letto) «Did any man ever receive so many lashes?» (l’inquadratura si concentra ancora su
Patrick che prosegue con la dissertazione) Walter
is indeed the most unfortunate of men, and his life can’t be celebrated, then
so too can all of ours.»
Sforzandosi di dar vita a un film di prima classe,
regista e sceneggiatori si sono avvalsi dell’ausilio di un esperto in materia,
ma, come lo stesso Patrick spiega, non importa quanto ci sforziamo di
pianificare la nostra esistenza; infatti, anche se ogni individuo è dotato di
una volontà propria, questa è limitata, non ha il potere di cambiare il corso
degli eventi. Noi tutti siamo soggetti alla mutabilità e all’imprevedibilità
della vita e della natura.
Dopo questa pausa esplicatoria dedicate
alla natura più intima del romanzo di Sterne, l’attenzione del film torna a concentrarsi
su Coogan che, nel tentativo di rendere la pellicola più papabile (o meglio, di
rendersi visibile) propone di inserire i personaggi di Widow Wadman. Convinto
del fatto che l’interprete ideale potrebbe essere Gillian Anderson, innamorata
del libro e amica di Mark, Simon dà vita a un dialogo che, ancora una volta,
permette di approfondire la nostra conoscenza di Coogan:
Mark: We can’t afford
Gillian Anderson. Gillian Anderson would cost more than all the battle scene.
La
telefonata grazie alla quale conosciamo sempre più il vero Steve Coogan
Abbandonata la sala mentre Joe comunica
di avere già qualche pagina da proporre all’attrice canadese, Coogan si dirige verso
la sua stanza scoprendo con disappunto che Jenny ha lasciato il piccolo Steve
da solo. Dopo aver fatto addormentare il figlio canticchiando My Bonnie Lies Over the Ocean, l’attore raggiunge
la compagna e gli altri membri della troupe, scoprendo che la Anderson ha
accettato di interpretare Widow Wadman. Ricorrendo ancora una volta al
flashback, Winterbottom ci permette di assistere allo svolgimento dei fatti,
aggiungendo questa volta il ricorso a uno split
screen multiplo grazie al quale siamo testimoni della simultaneità dello
svolgersi della telefonata.
Alla fine di questo flashback, Coogan e
Jenny si allontanano ma, ancora una volta sono costretti a separasi
prematuramente; intercettato da Brydon che gli chiede “udienza,” l’attore, dopo
aver accettato l’ennesimo vodka tonic, scopre la passione del rivale per
Gillian Anderson e la presunta incapacità di quest’ultimo a recitare con lei
perché vittima «I have a proper sexual
thing for Gillian Anderson. I covet her, and if I have to do a love scene with
her, I will blush.»
Scoperta
che l’intera relazione tra Uncle Toby e Widow Waldman - di ben cento pagine
sarà inclusa nel film - Coogan esce dalla stanza, non prima però che Brydon,
dopo averlo abbracciato e ringraziato, gli offra il proprio sostegno per la
risoluzione dei problemi di coppia insorti dopo la nascita di Steve. Punto sul
vivo, Coogan sbotta: «Rob, I don’t have a
problem with libido. I just don’t have the fucking time.» Rimasto solo,
Brydon coglie l’occasione per scimmiottarlo.
(segue a giorni la terza e ultima parte)
Nessun commento:
Posta un commento