“Nessun vascello c’è che come un libro possa portarci in contrade lontane”
Emily Dickinson
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Neri Pozza Editore pagg. 323 - € 16,00 |
Sandra Petrignani aveva fatto una promessa a sé e ai suoi lettori quando rinunciò a inserire Marguerite Duras nel suo volume “La scrittrice abita qui” perché non esiste una sua casa-museo, come dispongono le scrittrici raccontate in quel libro. Allora prese la decisione di visitare i luoghi dove aveva vissuto e che aveva frequentato. Così, come promesso, li ha raccontati in “Marguerite” (Neri Pozza Editore) l’affascinante romanzo dedicato alla Duras in occasione del centenario della sua nascita.
"Non volevo farne una biografia o un saggio", spiega l’autrice quando scrive la genesi di questo libro – e dalla sua penna è scaturita una narrazione che va oltre la fredda cronologia, ha restituito un ricco racconto, un sapiente intreccio tra pubblico e privato che ripercorre la straordinaria e irripetibile esistenza della scrittrice. Nessun filo cronologico ma, solo per renderla scorrevole, l’autrice divide la storia in capitoli con i nomi che Marguerite ebbe nelle diverse età della sua vita: Nené la bambina, la figlia, l’adolescente fino all’Università; poi Margot per gli amici, per i mariti e gli amanti, Meg per l’amica inglese. Nella sua terza età, ormai famosa e megalomane, nel delirio alcolico parlava di sé in terza persona e si autocitava con il solo cognome, Duras, che lei stessa si era scelto. Lei, nata Donnadieu, aveva adottato quello pseudonimo quando visitò Duras, luoghi nella campagna francese dove nacque suo padre. Un affettuoso tentativo di tenerselo nel cuore, quel padre, prematuramente scomparso, la cui morte aveva lasciato nello smarrimento tre figli piccoli e la moglie.
Donna libera e indipendente, scrittrice, intellettuale, cineasta. Un lungo viaggio cominciato in Cocincina, allora colonia francese (lì nacque nel 1914), continuato poi a Parigi dove visse dall’età di 18 anni. Tra le pagine di Marguerite vi sono molti riferimenti ai numerosi romanzi scritti dalla Duras, ne citiamo solo alcuni, a cominciare da “Una diga sul Pacifico”, denso di rimandi alla sua infanzia trascorsa in Indocina (ora Vietnam e Cambogia) a “Il dolore” sul ritorno del marito dal campo di concentramento di Dachau. Da alcuni dei suoi libri vennero tratte trasposizioni cinematografiche, da “L’amante" (opera autobiografica ispirata al suo primo amore che, nel 1984, le valse il premio letterario Goncourt) a “Moderato cantabile” che la resero famosa al grande pubblico. Sua la sceneggiatura di “Hiroshima mon amour” (1959) di Alain Resnais, fresco di restauro.
Marguerite Duras ha intrecciato la sua stessa vita con la scrittura. Ebbe la capacità di trasfigurare ogni vicenda biografica in creazione letteraria, e diceva di sé: “Ho attraversato tante esperienze da riempire almeno dieci esistenze; l’Indocina, la guerra, la Resistenza, gli amori, un figlio, i libri, gli articoli, sceneggiature, il teatro”. Una lunga storia, la sua, fitta di trionfi e sconfitte. Dalla vita sentimentale movimentata all’intensa attività letteraria, alla fragilità insanabile. Forse ha sempre cercato in quella vulcanica esistenza la guarigione dal male di vivere. Verso la fine dei suoi giorni scrive: “E’ così duro morire. A un certo punto della vita le cose finiscono. Scrivere tutta la vita t’insegna solo a scrivere. Non ti salva da niente. E’ tutto”.
Una lettura affascinante per chi non conosce Marguerite Duras; per chi ha letto solo uno dei suoi tanti libri; per chi vuole ripercorrere i tempi che intrecciano vita, opere e sentimenti di un personaggio geniale, reale, commovente, irritante.
Sandra Petrignani è autrice di numerosi libri, tra i quali: La scrittrice abita qui; Care presenze; Addio a Roma; Ultima India; Navigazioni di Circe; Le signore della scrittura.
Sandra Petrignani è autrice di numerosi libri, tra i quali: La scrittrice abita qui; Care presenze; Addio a Roma; Ultima India; Navigazioni di Circe; Le signore della scrittura.
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