
Bollati Boringhieri Editore
pagg. 368 - € 18,00
Un altro Messico, nuovo
Un'altra violenza, antica
Un legame che non si può recidere
Chicago, primi anni Novanta. Per la famiglia José non esiste più: ha ucciso il fratello della moglie, e nessuno vuole avere contatti con lui. La figlia Maria, adolescente, gli scrive una lettera dicendo di desiderare la sua morte. Poi, incoraggiata dagli insegnanti, decide che non farà la vita delle sorelle e della madre, parte per l’università con una borsa di studio, e poi per New York.
New York, fine anni Novanta. Maria riceve una telefonata: la sorella, le dice che José è caduto in un’imboscata. Maria domanda con freddezza, «È morto?» come se la risposta non le interessasse.
Decide dunque di partire per il Messico, per confrontarsi con il padre in carne e ossa e con un paese dove la violenza ha radici antiche e solidissime, piantate in un terreno capace di nutrirle per secoli e di ramificarsi in infinite propaggini dentro il cuore stesso della famiglia. Non solo quella di José e Maria, naturalmente.
E se il Messico viene di solito rappresentato come un Far West dove la legge è impotente, Maria invece ce lo racconta – dalla sparatoria nelle strade di Chicago fino alla morte violenta del padre – indagando senza tregua sulle ragioni di tutto questo, senza lasciarsi affascinare da facili spiegazioni e, alla fine, senza giudicare questa terra tormentata e la psiche altrettanto inquieta e difficile di chi ci è nato e cresciuto.
Maria Venegas è nata nello Stato di Zacatecas, Mexico, ed è migrata negli Stati Uniti all’età di quattro anni. Alcune pagine di La figlia del fuorilegge sono apparse sul «Guardian» e su «Granta». I suoi racconti sono stati pubblicati su «Ploughshares» e «Huizache». Ha insegnato scrittura creativa all’Hunter College e attualmente lavora a Still Waters in a Storm, laboratorio di scrittura creativa per bambini a Brooklyn.
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