di Enrico Jessoula
per leggere la prima parte:
https://sognaparole.blogspot.com/2020/11/nonna-jude-prima-parte.html
per la seconda parte:
https://sognaparole.blogspot.com/2020/11/nonna-jude-seconda-parte.html
Carol è la sorella minore del papà e non si chiama
esattamente così, sennò sarebbe un’altra eccezione alla regola. Il suo nome
esatto è CR0L7, ma io l’ho ribattezzata Carol, come fosse anche lei una
terrestre ‘sparata’ nella nostra galassia quel famoso giorno del 2130 in cui il
pianeta dei nostri antenati si è disintegrato, disseminando particelle in tutto
l’universo.
Quando è da noi se ne sta un’ora in sala fitness e poi viene a giocare con me.
Credo di essere anch’io il suo nipote prediletto perché ci raccontiamo un sacco
di cose, ridiamo e scherziamo come due scemi, tanto che alla fine ho male alla
pancia dal gran ridere.
Mamma di tutto questo non è molto contenta perché dice
che zia Carol è sovraeccitata, sempre
sopra le righe. Non è, secondo lei, la compagnia giusta per un bambino, ma io
me ne infischio perché mi è troppo simpatica.
Oggi era ancora più vivace del solito. Ha detto che la
‘Polvere di stelle’ che aveva preso prima di arrivare le aveva dato forza e
buon umore: mi lanciava in aria e mi riprendeva al volo come se fossi una palla
di gomma.
Sono rimasto colpito dagli effetti miracolosi di
questa ‘Polvere di stelle’ e mi sono ripromesso di indagare se potevano
prenderla anche i bambini.
Purtroppo, su UniNet ho trovato il blocco parentale su
tutte le informazioni relative a ‘Polvere di stelle’, fatta eccezione per una
vecchia canzone di un certo Frank Sinatra. Ho provato lo stesso a cliccare mentalmente e si è sprigionata
una musica dolcissima che rapidamente si è trasformata in duetto perché si è
inserita nonna Jude, canticchiando in tono languido:
- …and now the
purple dusk of twilight time…steals across the meadows of my heart - si è
interrotta un attimo per ammonirmi severa - mi raccomando, si pronuncia medous, non midous - per poi abbandonarsi trasognata alla melodia - ah… il
vecchio Frankie, che cantante insuperabile! Devo avere tutti i suoi dischi in archivio:
lo chiamavano The voice, per l’intonazione,
il timbro speciale della voce. -
L’ho ascoltata per educazione perché francamente della
pronuncia di ‘meadows’ non me ne frega niente, dato che non so nemmeno cosa
vuol dire.
Avrei invece voluto chiederle qualche informazione in
più sulla Polvere di stelle, quella che prende zia Carol, ma nonna Jude era già
sparita.
Confesso che spesso, quando sono solo, entro
nell’archivio informatico di nonna Jude senza dirglielo. Vado alla ricerca del
trofeo di Wimbledon che mi incuriosisce particolarmente: non avrò pace finché
non lo scoprirò, ma finora è risultato introvabile.
Navigando per l’archivio sono arrivato casualmente ad
un filmato molto interessante. Sembrava una grande festa in un teatro enorme;
tutti erano vestiti eleganti, o almeno ho immaginato che quella fosse
l’eleganza sulla Terra: giacche nere per gli uomini, abiti lunghi con i
lustrini per le donne. La voce di un presentatore imperversava su tutti. Non ho
resistito e ho chiamato nonna Jude, facendo il finto tonto:
- Nonna, dove siamo qui? E’ la festa di premiazione a
Wimbledon? Siamo sempre nel 2122? -
La mia trisavola mi ha guardato con gli occhi che le
brillavano:
- No, tesoro, sono passati cinque anni. Avevo smesso
di giocare e vincere i grandi tornei di tennis perché mi era scattata la
passione per il cinema. -
- Come come? -
- E’ andata così. Stavo giocando la finale del torneo
di Parigi, allo stadio del Roland Garros, quando un produttore cinematografico
ha notato le mie gambe… ti ricordi che si giocava con quelle gonnelline corte…
-
- Sì, me lo ricordo, ma cosa ci voleva fare con le tue
gambe, questo bel tipo? -
- Che ti devo dire… gli piacevano. Così ha cominciato
a farmi grandi gesti che mi hanno distratta e ho perso la partita. -
- Accidenti, che rabbia! -
- Però la sera mi ha invitata a cena e mi ha proposto
un contratto da capogiro per fare dei film a Hollywood che a quel tempo era la
capitale del cinema. Così ho cambiato vita e sono diventata una grande attrice,
la più bella, brava e famosa. -
Ero nella più totale confusione. Nonna Jude prima
campionessa di tennis e poi grande attrice: l’avevo proprio sottovalutata! Mi
sono fatto coraggio e ho chiesto dove si svolgesse quella festa con tutte
quelle persone in gran spolvero.
Nonna Jude si è messa a ridere:
- E’ la notte degli Oscar! A Los Angeles si faceva una
grande festa, nella quale venivano premiati i film e gli attori migliori
dell’anno: questa è la premiazione del 2127, quando ho vinto il premio come
miglior attrice. Ecco, sta’ attento, tra poco c’è la proclamazione. -
Sempre più frastornato da questi nomi sconosciuti, Oscar, Hollywood, Los Angeles,
mi sono sforzato di seguire l’evento mentre il presentatore leggeva su un
foglio “The winner is… crrr… frrr” e un’attrice entrava sul palcoscenico per
ricevere una statuetta d’oro.
- Hai visto che trionfo? Momenti indimenticabili, per
me - mormorava nonna Jude estasiata.
- Sì, ma cavolo - ho obiettato - la registrazione è
disturbata proprio quando doveva annunciare il tuo nome. -
- Hai ragione, purtroppo c’è stata un’interferenza nel
momento cruciale, però si vede che l’attrice sono io. Voglio dire… che ero io
cent’anni fa. -
Sarà che è difficile fare un confronto a cent’anni di
distanza, ma a me non sembrava che le assomigliasse affatto, così come non
somigliava alla ragazza nella piscina di Phoenix che si pronuncia Finix, e neppure alla tennista che
vinceva il torneo di Wimbledon, quello sull’erba che era il più importante del
mondo.
Ad esser sincero, le tre ragazze mi sembravano tutte
diverse tra loro, ma per non farla arrabbiare non le ho detto nulla.
Ci sono giornate che nascono bene e altre male e lo si
vede da come cominciano: oggi è sicuramente del secondo tipo, nerissima.
Mi ha svegliato l’astronave della Polizia che
sorvolava insistentemente le nostre teste. Intendiamoci, l’astronave non fa
nessun rumore, grazie ai nuovi motori a energia cosmica. Non è dunque quello
che mi ha svegliato, bensì la sua stessa presenza che si insinua nel computer
interno di tutti noi attraverso un fitto scambio d’informazioni.
Non riuscendo a riaddormentarmi mi sono alzato e, come
sempre, ho effettuato il download,
che mi ha subito scaricato la notizia di un brutto caso di corruzione, una cosa
mai vista nella nostra galassia: un importante uomo politico aveva ‘comprato’
il seggio in Parlamento, pagando 100 Sydreuri,
la nostra moneta di scambio, a chiunque lo avesse votato.
Ancora più sconcertante era il fatto che quest’uomo fosse
sfuggito ai controlli del Bene centrale, che per siffatto reato lo avrebbe
immediatamente smaterializzato, riuscendo a cancellare le sue impronte
telepatiche: questo spiega perché si fosse mosso il mezzo mobile della Polizia,
dovendo ricorrere, giocoforza, ad una ricerca fisica di vecchio tipo che
costituiva una novità assoluta per la nostra galassia.
Non chiedetemi come funzionino le impronte telepatiche
perché non lo so. Quello che so è che ce le abbiamo tutti addosso fin dalla
nascita e con quelle il Bene centrale può convocare, catturare o, in casi
estremi, smaterializzare chiunque di
noi.
Non sapendo come funzionano, a maggior ragione non so
neppure immaginare come questo losco individuo sia riuscito a togliersele di
dosso. Quello che è certo è che la Polizia di Sydro non gli darà tregua perché
un essere così è indegno della galassia dell’onestà universale.
Mi sono trascinato al tavolo della colazione e ho trovato
la mamma, scura in volto, che ascoltava le SydroNews del mattino.
“…continua da ieri sera la caccia all’uomo in tutta la
galassia. Tutte le astronavi della Polizia, oltre mille, sono impegnate nella
ricerca di BRL69, il noto uomo politico che ha violato la legge sull’Onestà
universale praticando il ‘voto di scambio’, un reato molto diffuso sul pianeta
Terra che mai era affiorato nella nostra galassia prima d’ora. La Polizia
ritiene che BRL69 abbia avuto dei complici, poiché solamente dei superesperti di
impronte telepatiche possono averlo istruito sulla loro disattivazione.
In tutta la galassia aumenta inoltre la preoccupazione per
il crescente numero di trasgressioni al Bene e all’Onestà universale; il
Ministro della Salute ha oggi ipotizzato che l’infezione sia arrivata dalla
Terra, dove queste iniquità prosperavano, da agenti patogeni trasportati fin qui
da portatori sani. Allo scopo è stato oggi convocato davanti al Bene centrale
un individuo femmina, sospettata di essere il possibile vettore di questi
germi…”
Ho rivolto alla mamma uno sguardo interrogativo. L’ho
vista tesa, con le labbra sottili serrate come le capita poche volte; ha
annuito severa:
- Hanno convocato nonna Jude, è inquisita. D’altra
parte, continuando a dire in giro di essere l’unica realmente vissuta sulla
Terra, è inevitabile che sia vista come la maggior indiziata. -
- Non sei contenta? - l’ho provocata - Se la
smaterializzano erediti tutte le sue proprietà. -
Mamma ha scosso la testa:
- Non è così. Sul piano pratico, perché i beni di una
smaterializzata vengono confiscati dal Bene supremo; su quello affettivo
perché, ti confesso, voglio bene a quella vecchia balorda. Certo, mi piace
l’idea di ereditare i suoi possedimenti, ma solo quando morirà di morte
naturale. -
Ho annuito, proprio nel momento in cui SydroNews dava
finalmente l’unica buona notizia della giornata.
“…dal palazzo del Bene centrale viene comunicato in questo
momento che la donna sospettata di essere la portatrice dell’infezione proveniente
dal nostro pianeta d’origine è stata rilasciata e completamente scagionata.”
Ci siamo guardati soddisfatti, io e mamma; le ho
strizzato l’occhio e ho finalmente iniziato a spalmare burro e marmellata sul
pane dolce della colazione; o meglio, quello che noi chiamiamo ‘burro’, ‘marmellata’
e ‘pane dolce’ per ricordare le nostre origini, dal momento che tutti gli
alimenti vengono ormai prodotti per via sintetica da grandi macchinari
computerizzati che mescolano le molecole secondo software predefiniti.
Ho trovato finalmente il trofeo di Wimbledon!
Sì, perché appena ho saputo del rilascio di nonna Jude
ho voluto festeggiare l’evento nel suo archivio virtuale. Ho imparato ad
esplorarlo tutto, comprese le stanze private: è bastato spingere una porta che
si è aperta facilmente e ho cominciato a girare per la casa, con il cuore che mi batteva a mille.
Ricordava bene la nonna: il trofeo faceva bella mostra
di sé in una specie di vetrina del salotto, sotto quel buffo schermo rigido che
lei chiama televisione.
E’ bellissimo, appoggiato quasi in verticale su un
sostegno scuro, probabilmente di legno:
un piatto enorme di un metallo luccicante che la nonna chiama argento, lavorato
da mani esperte, artisti dell’epoca.
Era talmente lucente da potermici specchiare senza
bisogno del mio visore. Mi sono divertito a lungo a guardare il mio volto
leggermente deformato dalle irregolarità del piatto, finché non ho notato una
cosa strana: in un angolo del supporto di legno era inciso il marchio di
fabbrica, ma a me è sembrato quello di Sydrart3,
una delle principali aziende che producono questi trofei nella nostra galassia.
Era un po’ rovinato dal tempo, il marchio, ma mi
sembrava proprio quello; allora ho zoommato
con il mio visore e, più sotto, mi è sembrato di leggere, in piccolo, anche un
‘made in Sydro’.
Ero totalmente confuso, ma ho scelto di non dire
niente a nonna Jude per non sembrare impertinente.
- Ma perché non viene? -
Ho battuto i pugni sul tavolo in una reazione
rabbiosa, con la voce rotta dal pianto, alla notizia che oggi zia Carol non sarebbe
venuta a trovarci.
Me l’aveva promesso e zia Carol non è tipo da mancare a
un appuntamento; avevamo già un programma di massima delle cose da fare insieme
e invece…
Lo sguardo di mamma era talmente grave da non lasciare
speranze:
- Sarà meglio che tu non la veda per qualche tempo: ti
ho già detto che non è una compagnia adatta ad un bambino. -
- Ma cosa dici? - urlavo incredulo - E’
simpaticissima, mi fa giocare, ridere, divertire: tutti i miei amici vorrebbero
averla come zia! -
Lo sguardo della mamma si è incupito ulteriormente e
la sua voce si è fatta ancora più gelida e sferzante:
- Intanto non chiamarla Carol, come se fosse una
terrestre: sai benissimo che si chiama CR0L7. Poi… - la mamma sembrava esitare,
ma alla fine ha continuato - tu sei un ragazzino sveglio e maturo, quindi è
bene che sappia come stanno le cose. -
Ha proseguito con un lungo elenco di comportamenti
della zia, a suo dire riprovevoli, che mi hanno lasciato stordito e a bocca
aperta. Mi ha detto che quando zia Carol (per ora continuo a chiamarla così)
viene a trovarci per ‘fare sport’ in realtà usa la nostra sala fitness per accoppiarsi con i suoi
innamorati.
Mi è venuta in mente la macchina dei tentacoli e l’ho
immaginata, zia Carol, a cavalcioni tutta nuda; mi sono anche sentito pervaso
da una sottile eccitazione. Stavo per tradirmi con la mamma, obiettando che
anche lei, per far l’amore con papà, usava quel sistema, quando ha aggiunto che
gli innamorati sono ogni volta diversi e spesso più di uno nell’arco della
stessa giornata.
- E’ una ninfomane - ha concluso con tono sprezzante.
Non so con precisione cosa voglia dire ninfomane, ma se devo dire la verità, di
questa storia non me ne fregava niente: per me zia Carol poteva copulare anche
con tutti gli uomini della galassia, purché venisse a trovarmi e a farmi
giocare.
Quello che invece mi ha profondamente deluso è venire
a sapere, poco dopo, che la famosa ‘Polvere di stelle’ altro non è che una
droga, una polvere biancastra derivata da una sostanza che sulla Terra
chiamavano cocaina, con l’aggiunta di
ingredienti stellari che la rendono ancora più potente.
- Hai capito perché la devi lasciar perdere? - ha
infierito la mamma, mentre io cedevo ad un pianto sommesso e inarrestabile.
Sono avvilito. Tanto avvilito che oggi ho chiamato
l’aiuto psico-telepatico per sfogarmi e cercare di trovare un filo di buon
senso in questa vicenda.
“E’ inutile che ci diamo un sacco d’arie, vantandoci
di essere la galassia della perfezione, della bontà e onestà universale - ho
urlato in lacrime a quello scemo - se poi esistono tante cose brutte, tante
persone che non si comportano come dovrebbero.”
Come avevo previsto, lui mi ha condito via con le
solite frasi banali: ha affermato che la maggioranza è davvero buona e onesta,
che il Governo estirperà quanto prima gli ultimi germi di nefandezze
provenienti dalla Terra, e che non ero certo io, un bimbo di otto anni, a
dovermi preoccupare della moralità e onestà della galassia.
Ho chiuso il collegamento e mi sono ritrovato solo a
pensare.
Altro che germi, i segnali mi sembrano preoccupanti:
un amministratore che truffa tutto un condominio fuggendo con la cassa;
deputati che si picchiano in Parlamento per bloccare una legge sull’onestà; un
capo politico che compra i voti per farsi eleggere; ora perfino la mia amata zia
Carol che assume sostanze proibite.
Truffa, violenza, corruzione, droga: non ci facciamo
mancare proprio niente, dei vizi della Terra. Inoltre, a ben pensarci, questo
misterioso ‘Bene centrale’ non è anche lui un dittatore sanguinario, con potere
di vita e di morte sugli abitanti di Sydro? Non è forse l’Hitler dei nostri
tempi?
Ho pianto per ore e non sono andato a scuola:
l’immagine della galassia felice che mi ero costruito nella mente si stava
sgretolando come il volto rugoso di nonna Jude.
Va a finire che ha ragione lei, quando dice che non c’è
speranza di cambiare nulla e rimarrà tutto come sulla Terra. E pensare che la prendevo
in giro accusandola di essere una vecchia nostalgica…
Una prerogativa di nonna Jude è quella di arrivarti
vicino all’improvviso, in silenzio; certe volte mi fa prendere degli spaventi
cominciando a parlare con quella sua voce aspra e leggermente gracchiante quando
io non mi sono ancora accorto della sua presenza.
Come oggi, ad esempio. Per sfuggire alla malinconia mi
ero rifugiato nell’archivio informatico, alla ricerca di qualcosa di nuovo;
sarà che non ero di buon umore, ma non mi è sembrato di vedere niente di
interessante: alcune registrazioni di programmi televisivi, un matrimonio
elegante di persone sconosciute, una gara sportiva in cui un certo numero di
ragazzotti correvano dietro a un pallone.
Mi è venuto spontaneo domandarmi come mai sul pianeta
Terra ci fossero tanti sport basati su oggetti sferici, quelli che la nonna chiamava
palla, pallina o pallone a seconda delle dimensioni.
Quel tipo di sport da noi è totalmente scomparso. I
nostri sono più raffinati, di abilità e strategia; come la lotta virtuale, il
fioretto mentale: colpi vibrati con il pensiero, evitati con destrezza e prontezza
di riflessi.
Ma una sfera neanche a pagarla. E sì che mi
sembrerebbe divertente calciare un pallone o accarezzare una pallina…
Quando mi sono stufato di quei reperti generici, sono
tornato ad esplorare la casa e ho scoperto che a quei tempi non si cucinava
come facciamo noi. Una stanza infatti era dotata di una cucina e un forno
enormi che occupavano spazio inutilmente, più un mobile alto più di papà che
conteneva una quantità di bottiglie, scatolette, cartocci che avevano l’aria di
essere ingredienti per cucinare.
Mi sono riconciliato un po’ con la nostra galassia al
pensiero dell’enorme progresso tecnologico ottenuto, per cui i vari ingredienti
vengono richiamati con il pensiero, quando servono, direttamente dai magazzini
generali che centralizzano così tutte le scorte necessarie per la popolazione.
Per non parlare poi della cottura, impostata e monitorata direttamente dal
computer di bordo di ogni individuo, su un qualunque piano di appoggio: di
solito, per comodità, direttamente sul tavolo da pranzo.
Soddisfatta la mia curiosità sulla cucina, sono
passato al salotto, dove mi sono soffermato nuovamente a specchiarmi estasiato
nel trofeo di Wimbledon.
E’ stato così che, subito dietro, ho scoperto un’altra
vetrina, piena di libri in bella
mostra. Che cosa fossero i libri lo sapevo già, ce l’avevano spiegato a scuola;
erano un insieme di fogli di carta,
un altro materiale che i nostri antenati ricavavano dai famosi alberi, gli stessi che producevano il
legno e l’ombra.
Quello che mi ha colpito è che le copertine, colorate
e una diversa dall’altra, portavano tutte il nome di Nonna Jude come autrice
del romanzo. E’ stato in quel momento che la nonna mi ha fatto sobbalzare:
- Stai guardando i miei bestseller, caro? -
- Non sapevo che tu fossi anche una scrittrice - ho
commentato, una volta ripreso fiato dallo spavento.
- Ho sempre scritto, da quando avevo sedici anni - ha
risposto lei - ho pubblicato un libro all’anno, fino alla Grande Esplosione;
tutti con la più grande casa editrice della Terra. -
Erano tutti là, i suoi libri: una quindicina. Ma c’era
un dubbio che mi tormentava e ho deciso che questa volta non potevo tacere:
- Scusami: noi ti chiamiamo Nonna Jude perché sei
vecchia, ma quando eri sulla Terra… -
- So cosa vuoi dire - mi ha interrotto lei,
accompagnando le parole con un gesto perentorio - ma non è così: Nonna Jude era
lo pseudonimo che avevo adottato sulla Terra, per nascondere la mia identità di
scrittrice giovane, anzi giovanissima agli inizi. Poi, una volta sbalzata su
Sydro, ho deciso di tenerlo come nome effettivo. -
Una storia straordinaria, da lasciarmi a bocca aperta.
Il tempo di richiuderla e la nonna era già scomparsa; peccato, perché volevo
chiederle tante cose sui romanzi che aveva scritto e ho dovuto rimandare alla
prossima occasione.
Ho approfittato dell’essere rimasto solo per esplorare
la camera da letto.
Qui ho scoperto una pila di cassetti che non avevo
visto prima e ho provato subito ad aprirne uno. Doveva essere un cassetto
speciale, forse segreto, perché non si è aperto con il semplice comando. Mi sono
concentrato per tirare più forte, sempre più forte, ma senza successo.
Pazienza, domani chiederò alla nonna come si fa ad
aprirlo e lei me lo dirà. Mi sembra già di sentirla commentare “Lo sai che sei
un bel curiosone?”, ma sono sicuro che alla fine mi darà le istruzioni del
caso.
Oltre che curioso sono un tipo orgoglioso e ostinato
che non si dà per vinto tanto facilmente. Perciò oggi, quando sono tornato da
scuola, mi sono messo in testa di riuscire ad aprire quel cassetto senza
chiedere le istruzioni a nonna Jude.
Per tutta la mattinata avevo elaborato una strategia,
coltivando una flebile speranza di successo poiché mi era tornata in mente la
formula magica che la nonna usa spesso nelle sue storie. Pertanto, quando sono
rientrato nell’archivio, sono andato dritto alla camera da letto e al cassetto
segreto; mi sono concentrato e ho sussurrato “Apriti Sesamo” per tre volte di
seguito.
Che emozione! Sembrava una scena da film giallo: il
cassetto si è aperto lentamente, mancava solo che cigolasse nel rivelare i suoi
segreti.
A prima vista, non mi è sembrato che ci fosse niente
di particolarmente eccitante: scartoffie ingiallite dal tempo, un paio di
anellini di nessun valore, alcuni occhiali che sarebbero i visori oculari usati
dai terrestri quando non vedevano bene.
Rovistare tra le carte usando i comandi elaborati e
inviati dal cervello è una delle cose che mi diverte di più e così l’ho fatto
più volte, anche se l’operazione richiede un sacco di energia che sarebbe
meglio non sprecare.
Così, a furia di rimestare, è venuto in superficie un
vecchio documento sgualcito; l’ho guardato attentamente davanti e di dietro: cavolo,
era nientemeno che l’atto di nascita di nonna Jude!
Ero terribilmente emozionato dal ritrovarmi davanti
agli occhi un atto di nascita dei tempi della Terra, ma poi ho letto più attentamente
la data. Non credevo ai miei occhi: 12 gennaio 2132.
Sono rimasto imbambolato per alcuni secondi, senza
capire. Stando a quel documento, nonna Jude aveva ‘solo’ novantatre anni, che
non sono pochi, ma parecchi di meno dei centoventicinque che ha sempre
dichiarato.
Ma c’era un fatto ben più sconcertante: nel 2132 il
pianeta Terra non esisteva già più e quindi nonna Jude era nata su Sydro come
tutti noi. Ecco spiegato il mistero della corazza sul seno e sui polpacci, come
qualsiasi donna di questa galassia! Ed ecco perché i sospetti su di lei come
portatrice sana di germi terrestri erano caduti così rapidamente!
Ho cercato di mantenere la calma rimettendo a fuoco il
documento e ho letto meglio il nome della neonata: JUD27, come si conviene ad
un qualsiasi nativo di Sydro.
Altro che nonna Jude! Mi sono sentito terribilmente
confuso ed anche un po’ tradito, deluso da quella scoperta che faceva crollare
il castello di carte costruito insieme.
Appena mi sono ripreso dallo stupore, ho richiuso
precipitosamente il cassetto, nell’ingenua speranza che la notizia non avesse
ancora avuto il tempo di propagarsi. Infatti qualsiasi notizia viene messa rapidamente
in comune e arriva in men che non si dica fino al Bene centrale.
E questo sarebbe stato un bel guaio!
Ho rimuginato a lungo: se nonna Jude era nata su Sydro
e quindi non era mai vissuta sulla Terra, come si spiegava quell’archivio multimediale
con il quale mi aveva intrattenuto e che sembrava conoscere in dettaglio?
Forse l’aveva ereditato da sua mamma: sarebbe
stata quindi lei la campionessa di
Wimbledon, la scrittrice, l’attrice da premio Oscar. Oppure Nonna Jude aveva
composto l’archivio lei stessa, mettendo insieme spezzoni e foto di persone
diverse: un vero e proprio falso.
Oddio… mi è venuto un dubbio orribile: che abbia
scaricato tutto da Sydropedia e da UniNet? Sono arrossito violentemente dalla
vergogna, al pensiero di avere, oltre a una zia drogata, anche una nonna
cacciaballe… ma che dico, pallista cosmica!
Sono stato tentato di fare una verifica sulla Rete, ma
poi ho pensato che avrei fatto prima a chiedere spiegazioni direttamente a lei.
Perciò l’ho chiamata, con la massima potenza erogabile
dal mio cervello. L’ho chiamata più volte senza ottenere risposta: era come se
la mia ‘voce’ rimbalzasse in uno spazio vuoto.
Mi è presa l’angoscia di non aver richiuso il cassetto
abbastanza alla svelta da impedire che la notizia si propagasse.
Mi è anche tornata in mente la clausola delle cinque
bugie: possibile che Nonna Jude avesse raggiunto il quorum? Ho ripassato mentalmente le varie storie che non mi avevano
convinto: l’Oceano a Phoenix, il trofeo di Wimbledon, il premio Oscar, i
bestseller, ma non mi sembrava che si arrivasse a cinque.
Oppure quella della nascita sulla Terra era una balla
talmente grossa da far scattare la smaterializzazione immediata, senza appello?
Ho chiamato ancora, più forte che potevo, disperato;
ma di nuovo le mie onde mentali si sono perse nel vuoto, rimbalzando con quello
strano, beffardo effetto d’eco.
E ora non mi resta che piagnucolare, come quando ero
piccolo.
- Cavolo, nonna Jude, dove sei finita? Scompari
proprio ora che mi stavi diventando simpatica… -
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