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sabato 21 novembre 2020

Nonna Jude - Seconda parte

 di Enrico Jessoula


Per leggere la prima parte ecco il link: 

https://sognaparole.blogspot.com/2020/11/nonna-jude-prima-parte.html

- Eccolo, il backyard di casa mia - ha detto la nonna.

Era proprio tutto come mi aveva raccontato: il prato, il barbecue, il canestro per il basket, ma stavolta ero meno sorpreso da tutte quelle parole strane perché avevo avuto il tempo di documentarmi sulla Rete.

Infine, la piccola piscina a forma di cuore dove alcune ragazze si tuffavano e ‘nuotavano’, una cosa che non conoscevo perché noi abitanti di Sydro siamo troppo pesanti per galleggiare.


Ho avuto l’impressione che gli esseri umani sulla Terra fossero molto deboli quando ho visto quelle ragazze senza la corazza di metallo sul seno; al suo posto, alcune di loro avevano una sottile striscia di stoffa, altre addirittura nulla: lo lasciavano scoperto e indifeso, come ad esempio una ragazza somigliantissima a nonna Jude.

“Sei tu, vero?” le ho domandato, eccitato da quell’inebriante tuffo nel nostro remoto passato. Mi è parso che annuisse e io, sempre più incuriosito, ho cercato di conoscere meglio quel mondo e ho consultato mentalmente Sydromaps per visualizzare la mappa di Phoenix, una città di casette basse sparse su una superficie enorme e con solo un milione e mezzo di abitanti: l’equivalente di tre dei nostri condomini.

Qualcosa però non mi convinceva, perciò ho proiettato la mappa di Phoenix sul visore oculare e le ho chiesto di indicarmi dove fosse la sua casa. L’indice luminoso di Nonna Jude ha percorso lentamente una striscia grigia, lunghissima e larghissima, che tagliava la città da Nord a Sud:

- Ecco, questa era la Scottsdale, una delle strade principali; la mia casa era qua, più o meno a mezza altezza. -

Sono rimasto per un attimo trasognato a pensare a quella strada enorme che immaginavo percorsa in continuazione da miriadi di veicoli gialli dello schoolbus. Però qualcosa non mi convinceva ancora:

- Nonna Jude, dalla mappa sembra però che l’Oceano Pacifico sia lontanissimo: non potevi andarci a piedi! -

- Lascia perdere le mappe - ribatté lei ridendo - Sydromaps ha copiato quelle disponibili sulla Terra, dove non le sapevano fare. La tecnologia, cent’anni fa, era rudimentale, lontanissima dalla nostra; perciò venivano tutte sbagliate. -

Poi mi ha stampato un grosso bacio sulla guancia ed è sparita all’improvviso, lasciandomi con un altro dubbio in mente: come ha fatto nonna Jude a sviluppare la corazza di tungsteno sul seno, se nel filmino di Phoenix, Arizona non ce l’aveva?

 

Il nostro concetto di condominio è tutto diverso. Ogni famiglia vive su una piattaforma, alcune fluttuanti nello spazio ed altre impilate l’una sull’altra, nel qual caso si parla di piattaforme a schiera.

Un agglomerato di piattaforme, singole o a schiera, è considerato un condominio. In media, un condominio dà alloggio a mezzo milione di abitanti che hanno in comune, che io sappia, solo l’amministratore del condominio.

Per anni non mi è stato chiaro perché ci volesse un amministratore, visto che ognuno di noi può comunicare a livello extrasensoriale con tutto l’universo. Questo sì, me l’hanno spiegato a scuola: le piattaforme hanno dei servizi comuni, come il teletrasporto e il teleriscaldamento, che vanno gestiti e, appunto, amministrati.

Ad esempio, se papà decidesse finalmente di venirci a trovare, userebbe il teletrasporto, che è una cosa assolutamente geniale. Si entra in una cabina di smaterializzazione, un addetto imposta l’indirizzo che hai richiesto e ti rimaterializzi a destinazione.

E’ vero, ci sono persone che hanno paura di questo processo e mettono in giro storie fantasiose di gente scomparsa durante il trasferimento; in realtà a me non risulta che sia mai accaduto un incidente del genere.

L’operazione dura pochi secondi; per questo non ho capito perché papà non venga a trovarci: sembra sempre che sia troppo impegnato per farlo, ma a me viene il dubbio che, in realtà, non abbia i soldi per il viaggio.

Il teleriscaldamento è un’altra storia. Una Società per l’energia convoglia il calore proveniente dalla nostra Stella primaria verso tutte le piattaforme, attraverso un impianto molto complesso che tiene conto delle distanze, delle dimensioni delle piattaforme e così via.

Purtroppo, ho sperimentato sulla mia pelle queste cose quando l’amministratore è fuggito con la cassa e siamo rimasti al freddo per un tempo lunghissimo, da temere che saremmo tutti morti assiderati.

Una volta risolto il problema – intendo quello del riscaldamento – ho chiesto alla mamma come fosse stata possibile una cosa del genere su Sydro, la galassia dell’onestà totale; lei ha tirato un profondo sospiro e ha detto che ogni tanto c’erano delle trasgressioni, dei comportamenti deviati, come se i vizi della Terra esercitassero ancora qualche malefico influsso sugli umanoidi di Sydro.

- Ma com’è possibile - avevo ribattuto - dal momento che la Terra non esiste più? -

La mamma si è armata allora di grande pazienza e mi ha spiegato con calma:

- Al momento della Grande Esplosione particelle umane, contenenti il relativo DNA, sono state disseminate nell’universo. Da quel DNA, purificato a seguito dell’Esplosione, siamo nati tutti noi esseri ‘perfetti’; purtroppo però alcuni individui, come il nostro amministratore, non si sa come, hanno sviluppato una particolare resistenza al processo di purificazione e sono diventati portatori di vizi terrestri. -

Mi è venuto un brivido, mentre il timore di contagio si impadroniva nuovamente di me.

 

La comunicazione telepatica è certamente una gran cosa, anche se comporta il rischio che gli abitanti di Sydro disimparino a parlare: di fatto, alcuni dei miei amici non parlano quasi più. Nella mia famiglia per fortuna non è così: abbiamo mantenuto l’abitudine ad utilizzare le corde vocali per interloquire tra di noi, stabilendo un rapporto diretto ed esplicito.

A volte la comunicazione orale è quasi indispensabile. Me ne sono accorto oggi quando nonna Jude ha voluto darmi la password per accedere al suo archivio informatico.

Il mio cuore era sobbalzato a quella notizia meravigliosa. Stavo già per chiederle come me l’avrebbe trasmessa, quando lei ha semplicemente accostato la bocca al mio orecchio, si è fatta schermo con una mano e me l’ha sussurrata, evitando così, ha detto, che qualche hacker telepatico se ne impadronisse.

- Tu devi essere l’unico a conoscerla, oltre a me - ha concluso stringendomi le mani, prima di procedere a dimostrarmi la complessa sequenza di concentrazione, mosse e pensieri, che mi avrebbero aperto le porte dell’archivio.

- Ora prova tu - mi ha detto infine.

Sarebbe una bugia dire che ci sono riuscito al primo colpo; ma dopo ripetuti tentativi e qualche suggerimento della trisavola, sempre bisbigliato all’orecchio, l’archivio si è finalmente aperto.

Una volta che avrò imparato bene, potrò esplorarlo avanti e indietro e divertirmi con quelle immagini un po’ sfuocate, da non più di cinquanta milioni di pixel, che se non usi il visore piccolo appaiono terribilmente sgranate; quei colori scialbi, quelle registrazioni gracchianti che mi trasportano su un pianeta dove solo nonna Jude, tra tutti gli abitanti di Sydro, è vissuta.

 

L’archivio appare catalogato in base all’anno degli avvenimenti. Secondo i miei calcoli, se nonna Jude ha oggi centoventicinque anni e siamo nel 2225, deve essere nata nel 2100. Strana coincidenza: proprio all’inizio del ventiduesimo secolo.

Le foto di Phoenix coprivano la sua vita da adolescente, dai tredici ai diciott’anni; poi si saltava di colpo ai ventidue.

Qui mi sono nuovamente intenerito per la debolezza delle donne dell’epoca. Un filmato mostrava due ragazze che correvano su un prato, diviso da una rete; indossavano una maglietta e una gonnellina cortissima, senza corazza né sul petto né sui polpacci e si difendevano, con uno strumento che il telecronista definiva ‘racchetta’, da una pallina gialla che le inseguiva a tutta velocità.

Mentre stavo guardando quello strano spettacolo è arrivata nonna Jude e le ho chiesto di cosa si trattasse. Con aria sognante mi ha risposto in un soffio:

- Ma caro, è la finale del torneo di Wimbledon, in Inghilterra, il più importante torneo di tennis del mondo! -

- Tennis? - ho domandato esterrefatto.

- Sì caro - ha risposto - e quella che vedi di schiena sono io. -

Prese fiato, mentre andava a pescare nei ricordi:

- Era l’anno 2122 del calendario terrestre, avevo ventidue anni. Non ero mai stata così in forma come quell’anno e mi ero messa in testa di battere Serena, la numero uno del mondo. Vincere a Wimbledon era il sogno di tutte noi tenniste e quella volta ce l’ho fatta, a conquistare il trofeo. -

- Cavolo, nonna Jude, peccato che ti si veda sempre di schiena. -

Sembrava non sentirmi, continuando come se parlasse a se stessa:

- Pensa: il torneo più importante si giocava ancora su campi in erba, prediletti dagli inglesi. Sull’erba la palla schizzava via, bassa, irregolare; diventava così importantissimo avere un buon servizio… -

- Servizio? - cercai di interloquire, sempre più spiazzato.

Puntò l’indice luminoso verso una delle giocatrici e disse:

- Guarda ora: questo colpo iniziale è il servizio. Veniva fatto dall’alto così era più veloce e potente, per mettere in difficoltà l’avversaria. -

L’ho vista trasalire prima di proseguire eccitatissima:

- E ora guarda la smorzata con cui ho vinto il primo set. -

- Smor…zata? Set? -

Nonna Jude sembrava divertirsi un mondo:

- Caro mio, gran colpo la smorzata. Vai incontro alla pallina mentre l’avversaria si aspetta un tiro forte; tu invece all’ultimo momento lasci cadere la racchetta… -

- Come sarebbe a dire, la lasci cadere per terra? - l’ho interrotta.

- Ma no caro, la abbassi bruscamente e colpisci la pallina di striscio. Praticamente la accarezzi, in modo che superi appena la rete e si fermi al di là, imprendibile - ha ripreso fiato mentre il suo entusiasmo continuava a montare - se il colpo è eseguito bene, la pallina si ferma appena tocca il campo dell’avversaria, si affloscia come se fosse bucata. A volte, secondo come la colpisci, torna addirittura indietro e ottieni un risultato doppio: l’avversaria perde il punto e si stanca nella rincorsa. -

Ero affascinato da quella lezione teorica su quello strano sport; ciononostante ho ribadito la mia perplessità:

- Cavolo, nonna Jude, è un peccato però che ti si veda sempre di schiena. -

- E’ vero… però si capisce benissimo che sono io: guarda il fisico asciutto, i capelli biondi, ondulati… -

Ho deciso di darle ragione, rinunciando a farle notare che io non l’ho mai conosciuta con i capelli biondi e ondulati, bensì bianchi e stopposi, e anche il fisico lascia un po’ a desiderare:

- E così, hai vinto il trofeo. Era bello? Ce l’hai in archivio? -

- Certo. Sto giusto pensando dove l’ho messo… mi ci vorrà un po’ di tempo per trovarlo. Dev’essere nella vetrina del salotto di casa: se sei molto curioso, puoi anche cercarlo tu con calma, più tardi. -

“Vetrina del salotto?” ho pensato “Che casino di archivio… non è solo organizzato per anno, ma anche dislocato per tutta la casa. Boh!”

 

“Burrascosa riunione oggi al Parlamento di Sydro. Alcuni deputati si sono rifiutati di parlare quando era il loro turno, limitandosi a leggere una dichiarazione con la quale annunciavano che non avrebbero partecipato alla votazione sulla legge che obbliga la galassia all’Onestà Universale.

Il Presidente della Camera ha ricordato alla loro capogruppo che l’argomento era stato uno dei punti chiave della campagna elettorale del suo partito e che la legge era stata praticamente scritta dai loro esperti.

Per tutta risposta, il gruppo di deputati dissenzienti si è seduto a braccia conserte senza proferire parola.

Di questa situazione di stallo ha subito approfittato il partito dell’ex-Primo Ministro per proporre alcuni emendamenti al disegno di legge, volti a rendere ‘non penalmente perseguibili’ alcune disonestà, nel caso che a commetterle sia stato un uomo politico o comunque una persona di alto rango o censo.

A quel punto, i deputati che avevano dichiarato di non voler partecipare alla votazione si sono riversati nell’emiciclo all’urlo di ‘La legge non si tocca’ ed è scoppiato un tafferuglio con esponenti della Sinistra che cercavano di spiegare loro l’incongruenza tra questa reazione in difesa della legge e la precedente decisione di non votarla.

Nel frattempo, altri gruppi della Sinistra se le davano di santa ragione tra di loro in varie zone della Camera.

Solo dopo aver espulso tutte le persone coinvolte nei tafferugli è ritornata la calma, ma a quel punto non c’era più il numero legale per la votazione… ”

 

Ho spento, disgustato dalle notizie di SydroNews il telegiornale cosmopolitico – dalla vista di quei corpi sospinti l’uno contro l’altro, di quelle facce truci, dei pugni agitati minacciosamente dagli uomini, per non parlare del suono fesso dei seni delle donne che si urtavano con le rispettive corazze.

Tutta quella vicenda mi lasciava perplesso, anche perché pensavo che l’Onestà Universale fosse già una legge, se non addirittura un fattore acquisito dal popolo di Sydro come componente del DNA; invece ho scoperto che alcuni vorrebbero depenalizzare, o persino permettere, qualche disonestà per gli umanoidi di alto rango.

Ma vi sembra logico?

Io sono otto anni che mi trattengo dal dire la benché minima bugia e loro, solo perché sono in Parlamento, pretendono di poter compiere azioni ‘legalmente disoneste’. Posso immaginarle: un tesoriere che fa sparire i soldi del partito, una deputata che si prostituisce, un imprenditore che non paga le tasse.

Ho chiamato papà e gli ho chiesto che cosa ne pensasse, ma lui mi ha tranquillizzato; ha detto che tutto si sistemerà perché era solo una tattica e quelli che oggi non volevano votare la legge domani la voteranno, proprio per evitare che vengano apportate modifiche.

Non sono tranquillo lo stesso perché papà è un inguaribile ottimista e di questi tempi non azzecca una previsione.

- Non cambia mai nulla, è ancora tutto come sulla Terra - ha mormorato invece una voce femminile al mio fianco, con tono sprezzante. Non mi ero accorto che nonna Jude si fosse seduta vicino a me; mi ha allungato una carezza e si è allontanata veloce.

 

Nella galassia si fa un gran discutere della perdita di socialità. Gli esperti dicono che, con tutta questa comunicazione telepatica, gli abitanti di Sydro non sono più abituati a interagire, a partire dalla scuola di cui sembra non esserci più bisogno dal momento che lo scibile umano viene downloadato automaticamente in ogni bambino.

Ma non è così. Noi ogni mattina, dopo la colazione e il download degli ultimi aggiornamenti, andiamo a scuola come si è sempre usato. Io ho la maestra TQP126, una donna molto dolce che ci insegna come utilizzare le nozioni che abbiamo ricevuto, come comportarci, come fare amicizia con gli altri bambini e bambine.

Funziona tutto a meraviglia: non a caso Sydro è la galassia della bontà universale! Noi bambini giochiamo tutti assieme, maschi e femmine, senza distinzioni di razza o di provenienza. Ci divertiamo un sacco a fare gare di sapienza in cui chi sa utilizzare meglio le proprie conoscenze vince; in verità sono gare molto equilibrate perché i bambini della galassia sono tutti intelligenti ed istruiti.

Per farmi ridere, nonna Jude mi racconta che ai suoi tempi, sul pianeta Terra, usava mettere delle enormi orecchie d’asino agli studenti ignoranti che, a volte, non riuscivano a rispondere nemmeno a una delle domande che venivano poste loro.

- Come sarebbe, orecchie d’asino? - ho chiesto io.

La nonna, senza rispondere, ha preso un cartoncino, ha ritagliato due orecchie enormi e me le ha appoggiate sulla testa. Ho attivato subito la funzione ‘specchio’ del mio visore e mi sono sganasciato dalle risate.

 

Anche a casa la vita scorre piacevole, direi perfetta. Infatti, anche se papà vive lontano da noi, non passa giorno che non pranziamo assieme.

Può sembrare una contraddizione, invece è proprio così: la mamma apparecchia per tre e papà si materializza all’altro capo del tavolo, sui nostri visori tridimensionali. E’ proprio come se fossimo seduti alla stessa tavola: lui mi sorride, s’informa sulle ultime attività scolastiche, le gite, gli sport.

Manca solo il contatto fisico. Non che sia impossibile, ma è più complicato da realizzare e soprattutto richiede molta più energia e l’energia mica possiamo sprecarla!

D’altra parte, quando si è a tavola non è il momento migliore per toccarsi; anche papà e mamma lo fanno in altri orari, con quella macchina tentacolare che dà tanto piacere ad entrambi.

Perciò anch’io mi accontento di vedere il sorriso buono di papà che mi strizza l’occhiolino prima di fare un complimento ironico a mamma, che so… “Ottimo questo risotto: comprato surgelato?”.

Sì perché lui dice che mamma non è una gran cuoca; ma lo dice con tanto amore che è come se le facesse una carezza. Lei spesso arrossisce a queste battute e io capisco che le fanno piacere, è il loro modo di volersi bene.

Non mi sono ancora abituato a vedere papà che allunga una mano sul tavolo per prendere un panino: è tutto così reale che vorrei toccargliela, quella mano, darle un bacio, ma non si può, la mano è lì ma rimane inafferrabile.

Mamma mi ha spiegato che, per rendere realistica la scena del pranzo, hanno uniformato le sedie delle due case, il servizio di piatti, i bicchieri; perfino i panini sono dello stesso tipo, come forma, dimensioni e grado di cottura.

Così questi oggetti vengono amalgamati sui nostri visori e quando papà prende un panino quello scompare davvero dal cesto, quando si serve una delle tre fette di ‘tonno spaziale’, una ghiottoneria che è la specialità della mamma, sul piatto di portata ne rimangono due.

Insomma, è davvero come pranzare assieme, tutta la famiglia riunita. E’ un momento bellissimo; quando mamma è particolarmente contenta vedo che lancia dei languidi sguardi a papà e intuisco che prendono accordi per ritrovarsi alla macchina dei tentacoli, più tardi.


Un altro momento magico per me è quando viene a trovarci zia Carol che, come ho già detto, è la mia zia prediletta.

 

(segue)

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