Era una giornata di sole a Venezia, di quelle che ti fanno credere che persino i piccioni in Piazza San Marco possano ballare il minuetto. Una corrente d’aria vivace come un allegretto si faceva strada tra calli, campi, sotoporteghi e canali portando un armonico sollievo. All’Università Ca’ Foscari gli studenti erano in fermento per la sessione di esami. Al dipartimento di Storia della Musica, una leggenda metropolitana ronzava tra le aule: il professor Mario Bortolotto, luminare della musicologia e autore di tomi imprescindibili come «Fase seconda» e «Introduzione al Lied romantico», era noto anche per la sua fama di essere magnanimo negli esami. Bastava presentarsi, biascicare qualche parola su Brahms o Schubert, e un trenta e lode era praticamente assicurato.