!-- Menù Orizzontale con Sottosezioni Inizio -->

News

mi piace

domenica 29 novembre 2020

Maradona è amico mio, di Marco Ciriello

(a cura di Mimma Zuffi)

66thand2nd pagg. 192 - € 16,00

                      Arrivederci Diego

 Un anno che si apre con la morte di Kobe Bryant e si chiude con quella di Diego Armando Maradona è un anno nero per lo sport, e per una volta non servirebbe neanche citare la pandemia.

Tutti a 66thand2nd siamo profondamente addolorati. Vogliamo ricordare Diego attraverso il libro che Marco Ciriello gli ha dedicato, Maradona è amico mio, perché proprio nel momento in cui ci ha lasciati ci rendiamo conto di quanto Maradona fosse un amico di tutti noi.

 


Dalla prefazione di Emanuela Audisio


“Non c’è sfogo, non c’è retorica, e nemmeno un’illusione. C’è che Diego Armando è tutti e non tutti sono lui, anche se ci piacereb­be, c’è che Maradona è una confluenza come l’incontro del Tigri e dell’Eufrate, c’è che è stato capace di attraversare molto, onestà e disonestà, mostrando che entrambe hanno una ragione, e di illu­minare povertà, ricchezze, vanità, quante volte figlio mio, molte padre, ogni volta che ho potuto. 

C’è che la vita va storta, come i dribbling, e a certe finte finisci per crederci anche tu, poi ti tuffi e scopri che il mare del tempo è una superficie dura, che fa male, che gli specchi sono tremendi, nella loro mancanza di fantasia. Carnera, Jesse Owens, Coppi, Bartali, Pelé, Clay-Ali, Best, Cruijff, Maradona; perché i campioni dello sport sono l’edera intrecciata alla nostra vita e noi continuiamo a scrivere le nostre iniziali sul quel tronco? Cosa hanno di così universale e di così amichevole che sembrano gente di famiglia, anche quando non lo sono, e non lo potrebbero essere? Il fatto di sedurci con la loro terribi­le diversità ci fa perdere quella giusta distanza, che a volte è solo paura, perché ogni abisso ha le sue vertigini, perché è vero, in uno slalom intravedi una fuga genealogica, la voglia di scansare le in­sidie, in fondo sono solo birilli e non dna in attesa di fissa dimora”.

 Il libro

Per quello che fece in campo la sentenza è già stata emessa dal tribunale degli dèi, il solo competente: fu il più grande di tutti, capace di entrare perfino nel cuore di chi voleva e doveva odiarlo.
Ben più severo il verdetto dei mortali, mai propensi a valutare con il giusto distacco le contraddizioni di un uomo che, prima di ogni altra cosa, è stato uno straordinario moltiplicatore di sogni ed esistenze, tanto che chi ha voluto raccontarne i fantasmi presto o tardi ha dovuto fare i conti con i propri. E’ successo anche a Marco Ciriello, che qui ripercorre la vita di Diego Armando Maradona con l’intento di restituirne l’immaginario pop e consegnarci un ritratto del Pibe de oro per quello che, in fondo, è sempre stato: un eversore più o meno consapevole, «un Lenin allegro e soprattutto cazzaro che, scremando tutta la parte noiosa, arriva al sodo in un solo tocco o in una frase». Utilizzando il proprio eroe come uno specchio borgesiano, in un gioco di rimandi narrativi che, seguendo la lezione di Cortázar e Tarantino, scardina ogni coordinata spaziotemporale, Ciriello rivive anche la propria storia di adolescente in attesa di varcare la linea d’ombra, in una Napoli sospesa tra il sacco degli anni Ottanta e la primavera dei Novanta, che accolse Maradona come un figlio insperato, lo venerò come un amante capriccioso e lo protesse come un padre ormai sfiorito. Ottenendo in cambio una felicità ancora sconosciuta e mai più provata.

Marco Ciriello (1975) è scrittore e giornalista. E’ autore di vari libri. Scrive per teatro e tv e collabora con «Il Messaggero» e «Il Mattino».

 

Nessun commento:

Posta un commento