di Annalisa Petrella
Si era guardata allo specchio un’ultima volta mettendosi di profilo per ammirare i giochi di luce creati dallo shantung di seta rosso magenta drappeggiato sul suo corpo. L’abito, molto scollato e aderentissimo su busto e fianchi, si lasciava andare in un vortice di onde sfumate che si allungava in uno strascico contenuto e fluttuante. Il risultato era strepitoso e provocante. Così doveva essere. Aveva fatto diverse prove in casa, sfilando avanti e indietro con i sandali tacco dodici per imparare a muoversi con eleganza senza inciampare in quel guazzabuglio di tessuto prezioso. Era soddisfatta anche se permanevano alcune incognite.
A teatro, dopo la sua prima esibizione, l’uomo era entrato in camerino con aria adorante e l’aveva letteralmente invaso, facendole consegnare due centinaia di rose rosse distribuite in cesti infiocchettati da voile in colore. Mai visto nulla di simile.