"Dioscoride riceve una radice di mandragola dalla dea": miniatura (sec. VI) dal Codex Aniciae Julianae. Vienna, Osterreichische Nationalbibliotehek |
Secondo il mito greco Prometeo rubò il fuoco agli dei, e il
processo di trasformazione dei cibi in cottura permise all’umanità di elevarsi
da uno stato animale – in cui mangiava cibo crudo - alla civiltà – perché
poteva cuocerlo -, di passare dalla natura alla cultura, come sostiene
l’antropologo C.Levi-Strauss.
L’uomo passò dalla raccolta di frutti, radici, tuberi e semi
selvatici, tipica delle popolazioni dei pastori nomadi alla selezione di piante utili e alla
coltivazione, nel Neolitico, circa 10.000 anni fa, in Mesopotamia: imparò a
macinare semi e legumi creando le farine che, insieme a frutta e verdura,
costituirono l’alimentazione umana per millenni e continuarono ad esserne la
base fino al secolo scorso. Dal Vicino oriente, nel corso di secoli e millenni
le nuove tecniche si diffusero progressivamente in tutte le parti della Terra.
Da sempre il cibo non identifica soltanto un bisogno
primario legato alla pura sopravvivenza del corpo, ma si riveste di mille e
mille significati simbolici.
Parlare di cibo vuol
dire, soprattutto nel nostro mondo ricco e complesso, parlare di storia,
antropologia, psicologia, sociologia, religione, economia, ecologia, tecnologia: è un argomento vasto, articolato e
molto avvincente, perché ormai nessuno più contesta l’aforisma “L’uomo è ciò che mangia” (L. Feuerbach,
1862), l’unità e le connessioni tra psiche e corpo, tra spirituale e
materiale. O, per citare M. Montanari
“L’uomo è ciò che mangia, ma è anche vero che mangia ciò che è, ossia alimenti
totalmente ripieni della sua cultura”.
"Demetra e Ade": pinax in terracotta(sec.V a.C.) da Locri. Reggio Calabria, Museo Archeologico |
Le religioni osservavano i cicli della vita, le stagioni e i
fenomeni naturali, la vita e la morte e li interpretavano senza l’aiuto della
scienza a venire, si inchinavano al mistero e
in essi riconoscevano la metafora dell’esistenza su questa Terra e la
speranza di rinascita dopo la morte. Ancora oggi, presso tutti i popoli della
terra, anche nei nostri disincantati paesi occidentali, sopravvivono miti e
riti di un passato ancestrale in cui il significato simbolico si unisce a
quello materiale.
Pensiamo al
suggestivo processo che trasforma un seme in pane, alla sua importanza
culturale in tutti i popoli dai tempi
più antichi, al suo significato di alimento che permette all’uomo di superare
lo stato “selvatico”, alla diffusione della cerealicoltura nel mondo
mediterraneo sotto la protezione di Demetra, Cerere e delle Dee Madri analoghe,
all’ostia consacrata in cui Dio Stesso diventa carne nella carne dell’uomo.
Ogni seme è un miracolo della Natura, così piccolo, a volte secco, in potenza
ha la forza di trasformarsi in una cosa ben diversa, così grande, così viva:
pertanto l’atto di mangiare assume il significato rituale di assimilare
l’energia della pianta o dell’animale.
Gli antichi ritenevano sacro e simbolico ogni alimento e
oggi noi siamo consapevoli che la qualità intrinseca di ogni cibo è energia che
influisce sulla nostra energia. Cibi semplici, non trasformati chimicamente o
industrialmente, biologici e biodinamici, provenienti dal nostro territorio,
sono importanti per la nostra salute perché diventano parte di noi stessi.
"Madonna con Bambino".particolare del polittico di Sant'Emidio (1473) di C. Crivelli. Ascoli Piceno, cattedrale. |
Il vino è bevanda
potente e pericolosa che trasporta in una dimensione diversa da quella terrena:
analogamente a erbe e droghe usate da altri popoli, espande la coscienza, fa
vedere “oltre” e mette in comunicazione col divino, anzi, fa in modo che il
divino stesso faccia parte dell’uomo, possedendolo: pensiamo ai riti in onore di
Dioniso per i greci, Bacco per i romani, ma anche al significato del bere il
Sangue di Cristo per i cristiani.
La mela frutto
proibito per Adamo ed Eva, ma anche emblema di Venere e delle Tre Grazie,
diventa, nelle mani del Bambino Gesù, il simbolo della sua missione di
Redentore dai peccati.
Il pesce, simbolo
della pesca delle anime, è anche l’acronimo ICHTHYS, iniziali delle parole
greche “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore” segno segreto grazie al quale i
primi cristiani perseguitati si distinguevano dai pagani.
"Natura morta con boccale dorato": dipinto ( inizio sec. XVII) di W. Claesz Heda. Amsterdam, Rijksmuseum |
L’acqua, simbolo
ambivalente perché sorgente di vita, ma anche causa di annegamento e
distruzione, opposta al fuoco come elemento primordiale, è duale anche
nell’unione di acqua e vino, metafora della doppia natura umana e divina di
Cristo; in tante religioni è simbolo di fecondazione e purificazione, come nel
Battesimo.
"Raccolta delle olive": particolare di un'anfora a figure nere (sec. VI a.C.). Londra, British Museum |
Pensiamo anche al nettare e all’ambrosia, cibo degli dei greci, che donavano l’immortalità, e come tale erano vietati agli uomini.
Alcune specie vegetali con valenza terapeutica, alimenti-farmaci usati da millenni,
unici rimedi di un passato anteriore alla farmacologia scientifica, sono stati
simboli di un formidabile potere magico e religioso, nelle mani di guaritori e
guaritrici, streghe e stregoni. Oggi per fortuna sono sottoposti a ricerche
scientifiche per essere usati in modo appropriato, in un mondo che si sta
evolvendo, ma che, almeno nelle sue parti più consapevoli, rimane attento a non
staccarsi troppo dalla Natura e a non violentarla.
"Il ricino" xilografia da una copia (seconda metà sec. XVI) dei "Discorsi" di P.A.Mattioli |
Il cibo ha sempre
avuto anche un significato etico, il valore di buono e cattivo, di bene e
di male. Nel corso della storia questo concetto si è espresso con il disprezzo
del dominante sul dominato, di un popolo che si crede evoluto rispetto ad altri
anche perché consuma cibi diversi: in realtà le etnie cosiddette primitive,
usufruivano – e tuttora usufruiscono - dell’offerta della Natura al loro territorio
(c’è chi mangia insetti, cani, serpenti, rettili… e chi un tempo si nutriva di
carne umana, anche per credenze religiose).
"La cena in Emmaus": dipinto (1601-02) di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Londra, National Gallery |
Molto interessante, brava Tiziana!
RispondiEliminahai salvato la mia interrogazione di greco
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