recensione di Mimma Zuffi
“La ragazza era nel salotto di casa
mia, uccisa da un colpo di
pistola. Mi svegliai avvolto in una
bruma di confusione, come mi
succedeva dopo ogni sbornia, quando mi
addormentavo dove
capitava, in qualunque posto che non
fosse il mio letto. Il primo
contatto con la realtà fu il cigolio
distante del dondolo in
veranda; il secondo, un colpo alla
lampada a stelo quando
allungai le braccia per stiracchiarmi,
ancora senza aprire gli
occhi. La fatalità che scandiva la mia
vita negli ultimi tempi fece
cadere la lampada a terra ed esplodere
la lampadina in mille
pezzi. In quel momento mi resi conto
che ero in sala, sdraiato a
pancia in giù. Avevo un forte dolore
al petto, il braccio sinistro
intorpidito e la guancia appiccicosa.
Sollevando appena le
palpebre, la prima cosa che vidi fu la
sagoma della bottiglia di
vodka sul tavolinetto del divano, a un
metro da me.”
Un libro affascinante che, come nel gioco della mosca cieca, conduce il lettore in un intrico di vicoli che si ramificano e s'intrecciano facendogli perdere l'orientamento.