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venerdì 26 aprile 2024

IL TERZO FIGLIO

 di Marisa Vidulli


Correva la macchina sportiva, una  porche d'epoca di colore verde scuro sull'autostrada deserta , come nella canzone di Venditti e il vento le scompigliava la frangia dei corti capelli biondi mentre dalla radio uscivano a palla le note della loro canzone

Autostrada deserta, ai confini del mare,

senti il cuore più forte di questo motore,
sigarette mai spente, sulla radio che parla
e io che guido seguendo le luci dell’alba.
Lo so, lo sai, la mente vola,
fuori dal tempo e si ritrova sola,
senza più corpo né prigioniera.............”

 Intanto lei si pavoneggiava nel suo completo bianco e nero, bianco il top, nera la gonnellone anni '60 tipo figli dei fiori. Lui già abbronzato, era pieno luglio, le chiedeva “Chanel?”, “ No, mercaten” rispondeva lei e giù a ridere come due matti. 


Si erano alzati all'alba per approfittare a pieno del weekend  e fare un bagno in mare, poi dormire in un albergo di poche pretese,  rilassarsi e godere della loro intimità, ”Hai preso tutto ?” chiede lui “Sì, anche il pareo rosa a fiori che mi hai regalato l'anno scorso, temo di aver dimenticato solo il sonnifero, lo so tu non ne hai bisogno, la drogata sono io a te  basta  fare l'amore poi ti addormenti come un sasso. Io no, io penso, ti annuso, sogno a occhi aperti. Solo allora Titti aperse gli occhi e si accorse di aver sognato e con ancora addosso l'odore della pelle di lui tutta allegra andò a lavare i piatti in  cucina dove la sera prima aveva cenato con la figlia che era venuta ad aggiustarle il computer, il suo terzo figlio le aveva detto ridendo della sua disperazione, 48 ore scarse senza l'aggeggio portatile, una bella crisi di astinenza” dai mamma scrivici una novella il titolo "te lo do io IL MIO TERZO FIGLIO

No, io e mio fratello non ci arrabbiamo, lo sappiamo che lo ami quasi quanto noi. 

Quel quasi faceva la differenza.


No le medicine non le aveva dimenticate come temeva nel sogno erano sul tavolo da pranzo numerose e ben elencate a seconda degli orari in cui prenderle

E poi c'erano i due figli, la femmina e il maschio. Con la prima si era instaurata una complicità tra donne molto gratificante, dal il maschio sentiva invece provenire un senso di protezione che non si sarebbe mai aspettata;  forse perché ancora scapolo viveva con lei

Ovvio, gli acciacchi c'erano, altro che gonnellone da hippy ,quello del sogno, in suo luogo c'era il bastone su cui si appoggiava dopo l'operazione all'anca, aveva 80 anni Tina, nulla di strano ,ma era rimasta aggrappata alla bellezza della vita, ai sussulti di gioia che le davano le piccole cose : la musica una canzone, una poesia avevano il potere di stupirla sempre perché era rimasta ancorata alla bellezza della vita che regala sempre belle sorprese come per l'appunto il suo terzo figlio, il computer, come scherzosamente lo aveva chiamato la figlia la sera prima, piena di risate e confidenze.


 

RICORDATE LA CITAZIONE DI STEVE JOBS
il computer è la bicicletta della nostra mente

2 commenti:

  1. bellissima mini-novella, profonda e leggera allo stesso tempo, triste ma che ti strappa un sorriso ;)

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  2. Bello questo racconto!

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