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lunedì 1 gennaio 2024

La moneta di Akragas

  di Mimma Zuffi                         

In questi giorni di vacanza ho voluto rileggere un libro di Camilleri  che non avesse come protagonista il Commissario Montalbano.

La moneta di Akragas

Ed. Skira, collana Art Stories -Pagine 136 - € 15,00

 


Andrea Camilleri, con il suo romanzo storico intitolato “La moneta di Akragas” (edizioni Skira), è stato nella classifica dei libri più venduti.

Camilleri è uno degli scrittori italiani di maggior successo, tuttavia, sino a una ventina di anni fa, era un settantenne non molto noto che aveva scritto alcuni romanzi storici, tra cui l’intrigante “Il birraio di Preston”.

Nel 1994 crea il commissario Montalbano. Non era sua intenzione scrivere più di un paio di romanzi con Montalbano protagonista, ma il secondo (“Il cane di terracotta”) fu accolto da critici e lettori con un tale successo da convincerlo a proseguire con le storie del commissario più noto d’Italia.


In questo suo romanzo storico, “La moneta di Akragas” lo scrittore fa riposare Montalbano e, con abilità linguistico-letteraria, ci porta nella sua Sicilia usando la tecnica di piani temporali diversi.

La storia comincia nel 406 a.C. quando Akragas (l’antica Agrigento) soccombe all’assedio dei Cartaginesi. Kalebas, un mercenario al servizio di Akragas e agli ordini dello spartano Deixippo, riesce a scampare all’eccidio portando con sé un sacchetto con 38 monete. La morte è comunque in agguato. Dopo tre giorni di agonia, a seguito di un morso di vipera, Kalebas muore, non prima di aver scagliato lontano le 38 monete.

Nel secondo capitolo l’autore ci porta nel dicembre 1909 e ci fa incontrare il dottor Stefano Gibilano che durante una delle sue visite in campagna incontra Cosimo Cammarota, un contadino che gli dice, infilandosi una mano in tasca, “Aio ‘na cosa che ti voglio arrigalari”.

Nel terzo capitolo si torna indietro di un anno. “Quasi duemilacentosettant’anni dopo Akragas, un’altra città siciliana venne distrutta dalle fondamenta. Ma stavolta si tratta si cause naturali.” La città è Messina, la sua distruzione è causata da un violento terremoto. Grazie al sisma torna alla luce una piccola moneta d’oro: un’antica moneta di Akragas, forse appartenuta a Kalebas. La moneta, tuttavia, è destinata a lasciare l’Italia. Infatti i rapporti tra Italia e Russia erano ottimi; Vittorio Emanuele e lo Zar erano accomunati dall’amore per la numismatica, e la flotta russa era nei pressi della costa!

 

Terremoto di Messina, 28 dicembre 1908 - La Prefettura distrutta

La spiegazione è questa - secondo il dottor Gibilaro, appunto - che la moneta stia esprimendo la sua volontà di non riapparire al mondo, di tornarsene nuovamente dentro quella terra dalla quale un giorno l’hanno tirata fuori. E comunque, in linea subordinata, di non andare mai, per nessuna ragione, a finire nella sua povera collezione. È come se un’imperatrice si rifiutasse giustamente di abitare in una stamberga.”

La moneta a questo punto diventa soggetto, strumento, protagonista di eventi che possono risultare negativi o positivi, dipende da chi la possiede. Tra le varie vicissitudini  viene rubata, e a questa sparizione si collega anche un omicidio.

 

Moneta di Akragas, 407-406 a.C., recto e verso - Oro, Ø mm 13 - 1,74 gr - Londra, British Museum

Quindi, già dalle prime righe Camilleri riesce a proiettare il lettore nel contesto della narrazione e la trama si snoda piacevolmente.

Un altro successo per questo prolifico scrittore!

 


 

 

                                








Due grandi siciliani si incontrato: Renato Guttuso, con i suoi   

colori, e Andrea Camilleri con l'incisività del suo linguaggio                                                   

LA VUCCIRIA, ed. Skira

                                                                                                     


 

                           

 








“ Sto scrivendo una cosa nuova e complessa. 

Un racconto lungo  su un viaggio poco noto che 

Pierre-Auguste Renoir fece ad Agrigento, così scrive Camilleri. 

Ecco, allora, IL CIELO RUBATO, Ed. Skira                                                                            


Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925 - Roma, 2019)  

Regista, autore teatrale e televisivo, ha scritto saggi sullo spettacolo.  Negli anni 1945-50 ha pubblicato racconti e poesie, vincendo anche il Premio St Vincent.  Sin dal 1949 Camilleri ha lavorato come regista e sceneggiatore

Ha insegnato Istituzioni di Regia all'Accademia d'Arte Drammatica. 

I suoi libri sono stati tradotti in tutto il mondo e ha ricevuto molti premi tra cui Premio "Fregene" 1998. Premio “Flaiano” 1998. Finalista Premio “Gorky” 2009 per la traduzione in lingua russa. Miglior romanzo straniero al “Prix Mystère de la Critique” 1999. Premio “Bancarella” 2001. Premio “Cesare Pavese” 2009.

Ha pubblicato per Sellerio diciassette romanzi della serie del commissario Montalbano e diversi romanzi storici tra cui Il birraio di Preston, Il re di Girgenti, La scomparsa di Patò, Il nipote del Negus.

Ha pubblicato con Mondadori alcune raccolte di racconti del commissario Montalbano e diversi romanzi tra cui Il tailleur grigio, Un sabato con gli amici, L’Intermittenza.

Per Skira ha pubblicato La Vucciria, con un saggio di Fabio Carapezza Guttuso (2008) e, in questa collana, Il cielo rubato. Dossier Renoir (2009).

 

 

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