a cura di Sandra Romanelli
Canto di Natale - Titolo originale: A Christmas Carol - è un romanzo breve dello scrittore britannico Charles John Huffam Dickens (Portsmouth 1812-Higham 1870), pubblicato nel dicembre 1843. Uscì proprio nel periodo natalizio, con le illustrazioni di John Leech (Londra 1917-1864), riscuotendo subito un grandissimo successo.
Perché ricordare oggi questo capolavoro letterario? Le risposte sono tante.
La prima nasce
da una domanda che in questo periodo ci siamo fatti spesso. Come sarà
quest'anno il Natale? Ce lo chiediamo perché non sappiamo ancora se l'attuale nemico invisibile, il virus Covid 19,
che opprime il mondo intero, ci
concederà dei giorni di tregua.
Di
certo lo speriamo, ma non riuscendo a rispondere con certezza a questo
interrogativo, cerchiamo di andare con la memoria alle feste del passato, ai
giorni festosi che precedevano questa ricorrenza.
Canto
di Natale di Dickens mi riporta ai tempi
lontani della mia infanzia e adolescenza, quando l'albero di Natale, con le sue
palline luccicanti, trasformava ogni
casa, rendendola più colorata e accogliente.
Un lungo filo di luci a
intermittenza circondava i rami dell'albero come un abbraccio e, a me bambina,
infondeva un senso di stupore e calore.
E
poi c'era il presepe. Ogni anno si aggiungevano una o più statuine a quelle
dell'anno precedente. La scelta delle nuove non era semplice, perché quelle in
vendita erano, ogni anno, più belle. C'era chi realizzava il laghetto con la carta
stagnola e per fare il cielo si usava una carta blu piena di stelline. E quanta gioia nel prepararlo!
Le
visite alle persone amiche del vicinato, per scambiarci gli auguri,
rappresentavano un momento molto piacevole di condivisione delle feste. Ogni
famiglia mostrava la realizzazione del proprio albero e/o del presepio; questo
rito faceva parte del clima di gioia, di abbracci e sorrisi che questa festa
infondeva.
Le
strade risplendevano come in nessun altro periodo dell'anno di luci e colori.
La gente, imbacuccata per il freddo, seppur frettolosa, mi appariva più gentile
del solito.
Nelle
loro case i bambini preparavano la letterina di Natale per richiedere i doni.
Per quanto mi riguarda, ricordo che, come per magia, arrivavano tutti
puntualmente. Solitamente non formulavo grandi richieste, forse per questo tra
i regali c'erano sempre piacevoli sorprese in più.
Sapevo
che Babbo Natale era particolarmente generoso riguardo ai libri. Insieme ai vari doni, non mancavano mai uno o più
libri. Per questo motivo se avevo un titolo o un autore prediletto, mi
affrettavo a segnalarlo nella letterina.
In uno di quei lontani Natali trovai, in mezzo ai pacchi
colorati dei doni, Canto di Natale di Charles Dickens, uno scrittore da
me tanto amato, soprattutto negli anni dell'adolescenza.
Trovai
il libro Canto di Natale tra i pacchetti da scartare, in un inverno
molto freddo, ma non come quello che Dickens descrive in questo racconto;
infatti non ha eguali l'atmosfera che l'autore ha saputo creare, dipingendo la
Londra dell'epoca vittoriana, gelida, avvolta nella nebbia, fatta di botteghe e
di vicoli oscuri e maleodoranti, di edifici fatiscenti e di gente povera e
malvestita, pronta a riscaldarsi le mani davanti al fuoco di un braciere
acceso.
Intanto la nebbia e le tenebre si
facevano così fitte che degli uomini armati di torce correvano per le vie,
profferendosi a far da guide alle carrozze. La vecchia torre di una chiesa, la
cui campana arcigna pareva guardare a Scrooge dall'alto della sua finestra
gotica, divenne invisibile e prese a suonare le ore e i quarti nelle nuvole con
un certo prolungato tremolio come se i denti le battessero. Il freddo infierì.
Alla cantonata alcuni operai, intenti a restaurare i tubi del gas, avevano
acceso un gran fuoco in un braciere, e intorno a questo una mano di uomini e di
ragazzi cenciosi s'era raccolta: si scaldavano le mani e battevano le palpebre
alla fiamma, beati. La fontanina, abbandonata a sé stessa, s'incoronava
malinconicamente di ghiacci. I lumi delle botteghe, dove i ramoscelli di
agrifoglio crepitavano al calore delle fiamme, facevano rosseggiare le facce
pallide dei passanti.”
Pure
l'abitazione di Ebenezer Scrooge, il personaggio principale, è immersa, come
tutto il resto, in questo pesante clima invernale:
“He lived in
chambers which had once belonged to his deceased partner. The fog and frost so
hung about the black old gateway of the house, that it seemed as if the Genius
of the Weather sat in mournful meditation on the threshold.”
Il
racconto inizia proprio la vigilia di Natale. In quella notte a Scrooge appare
il fantasma del suo defunto socio in affari, Jacob Marley, il quale lo
ammonisce per i suoi cattivi comportamenti e lo esorta a cambiare vita.
Inoltre, lo avverte che verranno a fargli visita tre fantasmi e più
precisamente: lo spirito del Natale Passato,
quello del Presente e quello del Futuro.
Con
ciascuno di loro Scrooge inizierà un viaggio che gli farà comprendere come lui
è cambiato nel corso degli anni, fino a diventare un uomo avaro e indifferente
a tutto. Alla fine scoprirà cosa gli potrà accadere in futuro se continuerà a
rimanere attaccato alla sua cassaforte, tirchio, insensibile, privo di un solo
gesto di generosità verso le persone che lo circondano.
Dopo
la visita di questi tre fantasmi, spiriti del Natale del Passato, del Presente
e del Futuro, Scrooge deciderà di cambiare vita.
Ecco
allora che per quest'uomo, scorbutico e scuro, con un perenne gelo interiore,
dominato da un'unica passione, quella per i soldi, comincerà la conversione.
Lo Spirito del Natale Passato si presenta come una figura luminosa che lui vorrebbe scacciare perché gli fa rivedere le cose belle che ha vissuto, le persone che lo hanno amato, ma anche gli errori e le sofferenze che la vita gli ha procurato e tutti questi ricordi inizieranno a scaldare quel suo cuore gelido, di pietra.
Lo Spirito del Natale Presente- Illustrazione di John Leech
Lui
rinfaccia a Scrooge vari momenti di quella stessa giornata di vigilia: il
rifiuto fatto al nipote di condividere la festa di Natale con la famiglia: ”Bah!
again; and followed it up with "Humbug.”; le sue sprezzanti frasi
sulla sovrappopolazione, dette a due gentiluomini venuti nel suo ufficio per
richiedere un contributo di beneficenza per i poveri, con la sua sgradevole
risposta finale: “It's not my business!”; la monetina rifiutata per
strada a un ragazzino; il dialogo con il suo impiegato, il povero Bob
Cratchit, che gli chiede un giorno di vacanza per trascorrere il Natale con la
propria famiglia; sono tutte azioni che lo mettono davanti ai suoi errori,
facendogli sentire la sofferenza per i suoi cinici e scorbutici comportamenti.
Il
terzo Spirito, quello del Futuro è il colpo
di scena finale più forte. Dalla Quarta Strofa:
“The Phantom
slowly, gravely, silently, approached. When it came near him, Scrooge bent down
upon his knee; for in the very air through which this Spirit moved it seemed to
scatter gloom and mystery.”
“Lento, grave, silenzioso, il fantasma si accostò. Scrooge, nel
vederselo davanti, cadde in ginocchio, perché in verità questo Spirito era
circonfuso di ombra e di mistero”.
A
Scrooge appare uno scheletro con un lungo mantello nero che gli punta contro
l'indice della sua mano scheletrita, senza dire nulla. A parlare, in realtà,
sono altri personaggi: uomini che commentano con ironia la morte del loro socio
in affari e i dipendenti che parlano con derisione del loro datore di lavoro.
Lo scheletro lo conduce poi in un cimitero dove gli indica una lapide che porta
il suo nome.
Colpito
dalla visita dei tre fantasmi e profondamente turbato dall'ultimo, Scrooge si
risveglia al mattino con il proposito di cambiare il suo comportamento e si
affretta a compiere quei gesti di beneficenza e gentilezza che il giorno
precedente aveva rifiutato con durezza.
Prima edizione inglese di Canto di Natale illustrata da
John Leech
Charles
Dickens, scrisse altri quattro romanzi sul Natale: "Le campane",
"Il grillo del focolare", "La battaglia per la vita",
"Lo stregato e il patto col fantasma". Sono tutte storie per
grandi e bambini che ci fanno percepire il sentimento poetico e la magia che
esprime il Natale.
Dickens fu uno scrittore
molto prolifico ed è considerato uno dei più grandi autori inglesi
dell'Ottocento. Il suo primo romanzo “Il
circolo Pickwick” (1936) di genere umoristico, riscosse un enorme successo
sia in patria, sia negli Stati Uniti. Si narrano le avventure del Signor
Pickwick e del suo servitore Sam Weller e vi è descritta un'Inghilterra garbata e cordiale.
Le
opere successive, invece, sono spesso
ambientate nella Londra dell'epoca vittoriana, durante la Rivoluzione
industriale inglese, con i problemi sociali, il suo sistema legale e i suoi
ospizi per indigenti (Legge sui Poveri 1834). In esse, Dickens mette
grande attenzione verso i quartieri più
disagiati e malfamati della città, dove regna la miseria, il crimine, la
prostituzione e lo sfruttamento del lavoro minorile.
Lo
stesso Dickens, all'età di dodici anni fu costretto a lavorare, per dieci ore
al giorno, in una fabbrica di lucido per scarpe, poiché suo padre, arrestato
per debiti, finì nel famoso carcere di Marshalsea. Traumatizzato dall'esperienza
di quel triste periodo, più tardi prese spunto da quella vicenda personale per
scrivere molti dei suoi romanzi, tra cui
La piccola Dorrit.
Grazie ai temi trattati di denuncia sociale,
i romanzi di Dickens hanno riscosso una grande popolarità a livello
mondiale.
La
critica letteraria è d'accordo nell'affermare che la sua scrittura unisce due
correnti specifiche che segnarono i romanzi dell'Ottocento: quella del romanzo
picaresco e quella del genere sentimentale.
Ricordiamo che
della corrente picaresca fanno parte le opere di Daniel Defoe, (1660-1731)-
prima fra tutte Moll Flanders -
autore di cui Dickens fu un appassionato lettore (tra le sue opere più belle e
indimenticabili emerge il romanzo d'avventura Robinson Crusoe) e Henry Fielding (1707- 1754), autore di Tom Jones).
La miriade di
personaggi che Dickens descrive, appartiene a diverse classi sociali; a volte
essi hanno risvolti comici e grotteschi, più spesso sono vittime di ingiustizie
costrette a sopportare grandi difficoltà e sofferenze, ma alla fine, nella
lotta tra Bene e Male, nelle opere di
Dickens è sempre il Bene a vincere ed essi riescono a salvarsi e a realizzare i
loro sogni.
I romanzi di
Dickens hanno avuto molte versioni cinematografiche e televisive. Desidero
ricordarne alcune tra quelle di maggior successo:
- Oliver
Twist (2005), regia di Roman Polanski.
- A Christmas
Carol (2009), regia di Robert Zemeckis,
prodotto dalla Disney Pictures, versione in 3D girato con la tecnica del motion
capture (cattura del movimento).
Impossibile non
ricordare David Copperfield, uno sceneggiato Rai di grande successo,
diretto da Anton Giulio Majano, trasmesso in Italia dal dicembre 1965 a
febbraio 1966 e replicato più volte. Tra gli interpreti vi furono attori di
grande spessore, per citarne alcuni: da Roberto Chevalier a Giancarlo Giannini,
da Laura Efrikian ad Annamaria
Guarnieri, da Wanda Capodaglio a Ubaldo Lay; vi prese parte anche una
giovanissima Daniela Goggi.
A Christmas Carol dal film di Robert Zemeckis
Il famoso Canto
di Natale di Charles Dickens (titolato Racconto di Natale) è stato letto
da Ferdinando Bruni e illustrato con i suoi stessi disegni per uno
spettacolo andato in scena nelle passate stagioni al Teatro Elfo Puccini di
Milano.
Grazie Sandrina, lavoro bellissimo. Ha risvegliato pure a me le emozioni della mia infanzia e adolescenza. I ricordi dei Natali trascorsi con la mia famiglia si sono susseguiti uno sull'altro come un caleidoscopio di luci, di allegria e di amore. Anche se questo è un Natale minimale, la ricchezza che abbiamo dentro di noi lo renderà comunque speciale!
RispondiEliminaBravissima Sandrina e grazie. Ida
Sono d'accordo. La bellezza del Natale unisce tutti e porta a ricordare Dickens, un autore che ha magnificato questa festa, rivelandoci che, nonostante le difficoltà, la gioia più grande è la ricchezza e la generosità dell'anima. Grazie, Ida, del tuo bellissimo e incoraggiante commento.
EliminaSandra
Cara Sandra, ho gustato l'articolo. Mi hai fatto rivivere i Natali della mia infanzia e adolescenza, anche per me fra i doni c'era sempre un libro. Nel pomeriggio di Natale tutta la mia famiglia si sedeva intorno al tavolo e a turno leggevamo ad alta voce il libro ricevuto; mia mamma era la migliore nella lettura. Così trascorrevamo il Natale, in casa ma con la mente in un mondo fantastico. Auguri di Buon Natale e un Felice Anno Nuovo con la speranza che sia migliore del 2020.
RispondiEliminaFranca
Che bello, Franca, questo ricordo dei tuoi Natali!
EliminaImmagino con piacere tutta la tua famiglia attorno al tavolo, con uno splendido libro da leggere. Meravigliosa tua madre che, grazie alla sua bravura, riusciva a catturare la vostra attenzione e a condurvi per un sentiero stupendo. Un Natale così, arricchiva la vostra anima e nutriva la vostra mente. Grazie, Franca, per gli auguri che ricambio con tutto il cuore.
Sandra
Cara Sandra, Hai saputo veramente cogliere lo spirito del Natale che, ora, purtroppo, si è trasformato, e in alcuni casi è scomparso.
RispondiEliminaM.
Grazie, cara. Mi auguro che lo spirito del Natale possa tornare a infonderci la sua essenza, fatta di generosità, verità e amore.
EliminaSandra