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mercoledì 21 ottobre 2020

EMILIANO VENTURA, INTERVISTA A SOTIRIOS PASTAKAS

 di Emiliano Ventura


La poesia è la più aristocratica delle arti.

Intervista a Sotirios Pastakas




                                                                                         Sotirios Pastakas, foto di ©Dino Ignani

Sotirios Pastakas è uno dei maggiori poeti greci, la sua opera è tradotta in molte lingue (quindici) ed è apprezzata in varie nazioni e continenti; la sua        raccolta Trilogia (Food Line) è stata tradotta negli USA nel 2015. 


Nello stesso anno gli è stato assegnato il premio Annibale Ruccello. La sua opera poetica viene edita in Italia dal coraggioso Multimedia Edizioni (Salerno 2016); Corpo a corpo è un’antologia che raccoglie le varie parti delle sue raccolte da L’esperienza del respiro (1986) all’Incipiente Alzhaimer 2017. Per le prestigiose edizioni dei Quaderni del Bardo (Lecce, 2018), esce la raccolta Jorge; mentre Monte Egaleo, forse la più saccheggiata, è del 2009. Pastakas è anche psichiatra, attività che ha svolto per decenni e che inevitabilmente si riflette sulla sua opera. Nello svolgere un lavoro critico sulla sua poesia ha avuto la cortesia di farmi leggere alcuni suoi racconti editi e tradotti anche in italiano. Queste prose appartengono alla raccolta, Il Dott Ψ e I suoi pazienti, pubblicato nel 2015, da “Melani” editore, Atene. Più che racconti sarebbe meglio definirli “piccoli poemi in prosa” (come le prose di Baudelaire), è come se fosse rimasto fedele al dettame del poeta francese “sii sempre poeta anche in prosa”. Questa breve intervista è debitrice alla sua poesia ma anche ai piccoli poemi che ci ha donato.

1.D) Cosa si prova ad usare la stessa lingua di Omero, Esiodo, Eschilo, soprattutto ad essere capiti usando quella stessa lingua? (non è proprio così ma semplifico per rendere l’idea). Come se io potessi usare il latino, la nostalgia del latino, ed essere compreso da tutti senza sembrare nostalgico, elitario o pazzo. Il greco è una lingua senza nostalgia?

1.R) Il greco è una stratificazione di linguaggi molto ricca, di secoli, e mi sento fortunato ad usare le parole che creano assonanze, allitterazioni e doppi, se non quadrupli, sensi di interpretazioni a posteriori. Una lingua malleabile e ricca, capace di offrire nuove metafore. Omero, Esiodo ci hanno fornito le maggiori metafore… il mare pieno di vino, la notte che ha generato i figli dei sogni… Non parliamo più la stessa lingua ma ci è familiare per via delle metafore… essendo queste poche di numero, è una provocazione reale per noi Greci cercarne di nuove, anzi quell’unica che ci permetta di vedere il mondo di nuovo giovane e sano. La nostalgia si scaccia proprio con la ricerca della nuova metafora che darà la carica all’orologio fermo dell’epoca moderna… Eschilo aspetta di essere scritto daccapo…

2.D) Oltre ad essere poeta sei autore di alcune prose, tra queste volevo chiederti di tornare su Allen Ginsberg, il mio Babbo Natale. Qui racconti del tuo viaggio in autostop a Spoleto per ascoltare Allen Ginsberg, nel ‘75. Un evento che non ti piacque perché suonava un aerofono e non ti fecero fumare. Mentre lo avresti apprezzato, anni dopo, nel ’79 al festival di Castelporziano, quando calmò i tafferugli del pubblico con la recitazione delle sue poesie, l’Om e l’accompagnamento musicale. Volevo chiederti una testimonianza su quell’evento del ’79, il secondo momento traumatico per la poesia italiana, il primo è l’omicidio Pasolini. Dopo questi fatti la poesia italiana si chiude nell’autoreferenzialità, è divenuta ancor più elitaria perdendo la capacità, o volontà, di essere popolare.

2.R) «In our sleep, which cannot forget falls drop by drop upon the heart until, in our own despair, against our will, comes wisdom through the awful grace of god». [Nel nostro sonno, che non può dimenticare, goccia a goccia cadente sul cuore finché, nella nostra stessa disperazione, contro la nostra volontà, arriva la saggezza, come una terribile grazia di Dio]. Parole di Robert Kennedy per la morte di Martin Luther King, sono i versi 179/183 tratti dall’Agamennone di Eschilo, il poeta più amato da Kennedy. La cultura Italiana non ha potuto piangere Pasolini. Un processo di lutto necessario per andare avanti, ci sono state reazioni sentimentali vuote di senso, di fatto nulle. Se Pasolini fosse stato pianto veramente a suo tempo avremmo avuto un’altra cultura, un’altra poesia, forse, in Italia. La negazione del lutto ha creato tutta questa poesia da pettegolezzo condominiale, caro alla Commedia all’italiana, ma non alla poesia alta di Sereni, Saba, Penna. La rimozione poi del Festival di Castelporziano ha creato mostri di rappacificazione. Poeti italiani, anziché aprirsi al mondo si sono rintanati nella piccola Italia di Arbasino. Dimenticando il giorno dopo Yevtushenko, Tomas Gorpas, Gregory Corso, Amelia Rosselli, cito apposta nomi a caso dei partecipanti, per far capire che Castelporziano e stato un momento magico per il pianeta terra e non solo per l’Italietta di Fantozzi. Io partecipo a vari festival poetici in Italia e fuori, quello che non mi convince, nei poeti italiani, è il modo di recitare i propri versi: leggono tutti inspirando la voce, lì dove dovrebbero aspirare, mi fanno pena veramente, per dirne una… Come si fa, caro mio, a porsi di fronte a un pubblico popolare recitando da improvvisato Memè Perlini?

3.D) «La memoria è una casa senza chiavi», questo affermi un altro tuo racconto breve «Il nostro passato è una casa senza chiavi, una villa sotto occupazione». Lo spunto veniva da un tuo vuoto di memoria che sarebbe stato colmato, eventualmente, dalle foto di un fotografo ‘amico’. Il tuo racconto è la spiegazione più dettagliata, precisa, quasi esaustiva, del ruolo della memoria nella definizione dell’autocoscienza personale. «La memoria non è solida come un edificio», affermi, ma al contrario pensa e interpreta continuamente se stessa per gettarci nel nostro presente, recuperi dal mito le due fonti, il Lete e Mnemòsine, dove prima si dimentica e poi si ricomincia a ricordare dal presente. Vorrei che tu tornassi sull’argomento anche in virtù del tuo lavoro di psicanalista.

3.R) “Conosci te stesso”. Tre mila anni e la psicoanalisi con tutti i Freud, Jung e Lacan non ha fatto mezzo passo avanti dall’imperativo di Socrate. Ogni giorno incontro persone disperate che vanno in cerca di successo, di soldi, di amore [ride, N.d.C.] L’unica ricerca è quella di trovare se stessi anche portando dentro memorie false, memorie fasulle… ecc. L’importante è aver un bagaglio di memorie da portare e confrontare te stesso col tuo passato. Siamo quello che siamo stati e quello che saremo in futuro modificando, continuamente, le nostre memorie. I ricordi valgono in quanto creano, generano il futuro. Modificando i nostri ricordi, la volontà ci rende gli artefici del nostro essere. Ci pone al centro della scena del mondo. Tutto il segreto nucleo della creatività sta nel fatto che uno abbia la voglia e la capacità di modificare il suo passato, nel senso che l’artista, il poeta, o quel che sia, è colui il quale traendo forza dalle sue debolezze si presenta imbattibile agli occhi dell’universo.

4.D) Vorrei chiederti alcune considerazioni sullo stato attuale della poesia greca e il suo ruolo in un contesto europeo.

4.R) La poesia greca gode di ottima salute, per fortuna. Dal momento che la crisi creativa, non bancaria, colpisce prima le roccaforti della cultura centrale, americana, francese, inglese, tedesca, italiana (e chi più ne ha più ne metta) la poesia al di fuori dei G20 prospera e stupisce. Ti parlo con dati alla mano…più si sta lontano dai centri culturali e più cresce la parola poetica. Una decina di poeti greci in questo momento mi fanno ben sperare…In autunno darò alle stampe una antologia di 15 poeti greci nati tra il 1975/2000. Ci sarà da ridere perché i poeti dal puto di vista anagrafico sono più di 2.500… [ride, N.d.C.]. È la prima parte di un lavoro che si completerà l’anno prossimo con altri 15 poeti nati tra il 1951 e il 1974. Pensa che fra 7500 poeti attivi sui media in Grecia parlerò solo di trenta (in Italia, 7 volte più grande della Grecia sicuramente di poeti ne stano più di 75.000). Bisogna fare piazza pulita ogni tanto. Lo ripeto per l’ennesima volta: la poesia e la più aristocratica di tutte le arti, e come tale non sopporta i mediocri e i cattivi poeti… semplicemente li ignora!

5.D) Alcuni tuoi versi, che riporto alla fine, sono una delle migliori rese poetiche della dossografia del filosofo cinico Diogene. Naturalmente mi riferisco al cinismo antico non all’eccezione moderna. Il cinismo nasce per reazione alla condanna a morte di Socrate (condanna voluta dalla restaurata democrazia), alla criminalizzazione della filosofia e per cui si ‘oppone’ alla polis, alla vita civile in favore di una vita più naturale, a tratti anche bruta. È la rivincita della zoè rispetto al bìos, si afferma il ‘principio’ di “non aver bisogno di nulla”. La tua poesia si nutre di questa opposizione allo stato attuale delle istituzioni, potresti tornare su questi aspetti.
«Il mio gatto barbuglia/ Mentre gli gratto la pancia./ Se riuscissi a sfamarmi/ Carezzandomi la mia, così come mi carezzo il cazzo/ e vengo, sarei/ il più felice degli uomini».
 

5.R) Le città cadono in decadenza quando non possano distinguere più tra il bene e il male. Abbiamo smesso di parlare del vissuto, delle cose quotidiane non solo in poesia ma anche in filosofia (che è ancor più grave). La gente si sente disorientata appunto per questa incapacità di poter distinguere tra bene e male. Questa lezione che ci viene dai Cinici voglio sottolinearla: il cinismo non pratica l’apatia ma l’autosufficienza della persona e la parsimonia. Oggi vediamo i cittadini non essere autonomi, a chiedere sempre di più alla tecnologia visto che hanno soldi da spendere, e si sono dimenticati di vivere la loro vita. Se la Poesia riesce a destarli da questo incubo di vita non vissuta, tanto di guadagnato. Un attacco poetico alle istituzioni lo sento più che necessario in questo scorcio di secolo perché l’altra alternativa che ci rimane è la lotta armata. Grazie caro.

 

Ringrazio Sotirios Pastakas per il tempo che ha voluto dedicarmi e i suoi tanti traduttori: Antonietta Tiberia, Lea Melandri, Andreas Andreu, Massimo Cazzulo, Massimiliano Damaggio, Mauro Giacchetti, Raffaella Marzano, Crescenzio Sangiglio.

 (pubblicato con l'autorizzazione di www.inkroci.com)

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