di Marco Moretti
La donna osservò la soglia e scosse
la testa: questa volta era stato il
turno del libro aperto, la copertina raffigurata al centro della saracinesca.
Due uova si erano immolate sul metallo
per proseguire placide verso il basso. Si chinò e aprì il lucchetto che
assicurava il maniglione al gradino, risparmiato dalla frittata cruda. Dopo una
rapida occhiata al vicolo ancora deserto sollevò il metallo e varcò l’entrata:
accesa la luce diresse verso il tavolo
con tre sedie a cui faceva accomodare i clienti.
Un tè o il caffè con biscotti fatti in casa, prima di
consigliare un libro partendo dalla quarta di copertina. Il nome della
libreria, il sunto della storia, il sommario delle vite narrate nei romanzi: la
vita di Monica la libraia, cinquant’anni, altezza media e capelli scuri, trucco
minimo e sapiente. Abiti fatti in casa, come i biscotti, da donne del centro
storico su modelli originali: a chi
cuciva lasciava solo la scelta delle stoffe. Come per i libri che vendeva,
editori indipendenti e autori emergenti, lontani dai bookstore dei grandi; gli
incassi non erano certo pingui, ma aveva di che vivere. E poteva coltivare la
sua unica e vera missione.
Messa l’acqua nel bollitore lo
accese e cercò il numero sulla rubrica dello smartphone. L’ultima arrivata
nell’elenco delle amiche.
-
Non dirmi che sei ancora sotto le
coperte. Oggi mi serve il tuo sostegno!
Alla breve risposta Monica reagì serrando
la mano sinistra, tranciò la comunicazione e
ascoltò le proprie parole.
-
Una bella scusa, davvero. L’influenza il
dieci di agosto: perché non dire “non ne ho voglia” o “è arrivato il mio amore
all’improvviso”. Non ha mai capito la libreria in Via della Maddalena,
figuriamoci poi l’orario di apertura. Secondo lei sarebbero i proprietari dei
bar quelli che spargono sulla saracinesca insalate di uova e verdure. A causa
delle colazioni che offro ai rari amanti mattinieri della lettura? O perché credono che un posto come il mio non
ci azzecca con i vicoli genovesi?
Versò
il tè, aggiunse il latte e lo zucchero. Pensando all’appuntamento che la
attendeva le labbra sottili disegnarono comunque un sorriso, prima di gustare
l’infuso.
Sabato
mattina si traduce per molti in sveglia senza allarmi o suonerie: nemmeno Mario
Pinozzi fa eccezione, insieme alla prima
poppata di caffeina dal seno stanco della vita. E la doccia calda, anche in
estate, godendo dell’abbraccio umido che
gli scivola addosso senza fretta: diversamente dagli altri giorni di lavoro,
tra un corpo e l’altro da sistemare, i familiari in ansia. Come talvolta accade
nel weekend, quando la natura o il fato combinano guai cui deve rimediare con
il bisturi. Questo sabato niente problemi, nessuna spiaggia affollata con lotte
tra asciugamani: lo attendevano una persona e dei libri all’ombra dei vicoli.
Tradotto in soldoni sveglia alle sette senza la dose di stimolante, visto che
Monica la libraia gli aveva proposto una sorta di caffè letterario a due. Brioche
inclusa.
Mentre
cercava gli indumenti minimi necessari per uscire, Mario ricordò il loro primo
incontro . L’occasione fu stata un evento serale con cibo e drink, musica e
negozi aperti.
-
Un’idea originale, dare al negozio il
nome del lato B di un libro.
-
Un commento maschilista, ma spiritoso
signor…?
Monica tese la mano a Mario che la
osservò a lungo prima di stringerla.
-
Mario Pinozzi, scusami per la battuta.
Non intendevo offendere.
-
Niente scuse, almeno hai parlato sincero.
Lo apprezzo. Ma adesso mi restituisci la
mano?
-
Hai dita gentili e decise, bello tenerle
tra le mie. E questo anello, davvero originale.
Monica
abbozzò un sorriso, gli occhi seri.
-
Nella quarta di copertina di un romanzo
questa scena sarebbe ideale. L’inizio di qualcosa, di una storia tra due vite.
-
Qualcosa di bello? O di drammatico? –
Disse Mario, trattenendo la mano.
-
Vedo che hai colto il senso: in poche
righe l’autore accenna alla trama, traccia i contorni del protagonista e
stuzzica l’immaginazione. – Monica liberò le dita.
-
O lancia una sfida al lettore, lo spinge
a indagare.
-
Come preferisci, il risultato non
cambia: leggerai comunque la vita di qualcuno e di chi gli sta accanto. E la “quarta”
serve a farti scegliere libro e storia,
da qui il nome della mia libreria.
Era passato un mese e il libro acquistato
nell’occasione da Mario rimaneva aperto alle prime pagine, la copertina rivolta
in alto.
Non
si trattava di pigrizia, aveva letto che l’autore ringraziava una donna lodando
le sue doti di libraia. Il nome di lei e la città del negozio fecero il resto:
Monica e Genova. Non credeva alle coincidenze e la sua immaginazione era pigra,
ma amava le sfide. Un giro di telefonate a due amici che si definivano lettori
forti gli fornì scarsi indizi: la donna aveva iniziato l’attività in primavera,
giunta da Milano, teneva titoli di scrittori emergenti o speranzosi, conduceva
una vita riservata in campagna. Nei giorni successivi aveva rintracciato il numero
della libreria e fissato un appuntamento, visto che la possibilità di andarci
con gli amici era negata. I due erano di certo partiti per le vacanze,
impossibile rintracciarli, mentre a Mario l’agosto in città non dispiaceva. E
la colazione in libreria lo stuzzicava, anche in un sabato estivo.
-
Bella questa libreria, ma non vedo
nessun bricco fumante! – disse Mario, porgendo il pacchetto a Monica – Io ci metto
le brioche e l’appetito, tu datti da
fare con la polvere nera.
-
Niente paura, miscredente. Preparo in un
attimo, la moka è pronta; nel frattempo
dai pure un’occhiata agli scaffali. Hai
letto il libro?
Mario
rispose citando le note salienti del romanzo, dal retro del volume, le poche
parole lette oltre alla dedica.
-
Almeno hai guardato il lato B, come lo
chiami tu, anzi quasi imparato a
memoria…- lei ammicca sorniona.
-
Toccato, ma a mia discolpa posso addossare ogni responsabilità ai turni di
lavoro: massacrato dalle ferie dei colleghi. Con annesso crollo serale.
-
Non cercare scuse, se non leggi romanzi
non leggi la vita.
-
Intendi dire che gli scrittori sono bravi
cronisti che raccontano le vite degli altri?
Monica
accarezzò con dolcezza il dorso dei volumi riposti negli scaffali, foggia
e colori
diversi; rigirò più volte l’anello al dito e versò il caffè in due tazze. Per Mario dose doppia.
-
Acqua, sei lontano. Lo scrittore dà voce
alla vita, trasporta nei romanzi storie di persone ordinarie che nessuno
noterebbe.
-
Ma si tratta di vite inventate, parto
della fantasia di qualcuno. A meno che…
-
Fuoco, ti stai avvicinando. La vera questione
è dove sta il confine tra finzione e realtà.
E qual è il vero ruolo dello scrittore .
Mario
grattò la barba sul mento, di due giorni, già ruvida.
.
Ho una domanda diversa: che compito ha una libraia, si limita a
divulgare queste vite in bilico tra realtà e fantasia?
Un sorriso di Monica, l’anello cambiò
dito.
-
Personalmente mi considero una sorta
di testimonial che sponsorizza le vite
di perfetti sconosciuti.
-
Che accettano il rischio di essere
identificati dai lettori dei romanzi.
-
Non è prioritario, si tratta di un
rischio calcolato: se hai condotto un’esistenza da invisibile può essere il
giusto prezzo per finire sotto i riflettori.
Mario
si era alzato, intento a curiosare tra i libri; ne sfogliò alcuni che ripose
dopo avere letto la quarta di copertina, i cenni della storia e le note sugli
autori. Osservò Monica poi si avvicinò a
lei, un volume in mano.
-
E possono anche accettare di sparire nell’ombra
dietro i riflettori.
Posò
il libro sulla scrivania con la foto dell’autore in vista, tra le righe di riassunto
della vita narrata all’interno.
-
Franco Munoz, origini spagnole,
ingegnere civile da sempre. Un matrimonio fallito, vita ordinaria e pochi amici
fra cui il sottoscritto. Che tenta invano di contattarlo da parecchi giorni.
-
Siamo in piena estate, anche i
divorziati vanno in ferie. Non tutti amano restare in città come noi due.
-
Diciamo che a me non dispiace il caldo
metropolitano, ma che fa una libraia non
comune, la mattina di un sabato di agosto, con un chirurgo che legge poco?
Monica
tolse l’anello dal dito e lo posò sulla scrivania. Fissò Mario con occhi
placidi e liberò parole chiare.
-
Cerca di convincerlo a raccontare la
propria storia, è persuasa che abbia vissuto intensamente. E sia in grado di
dire molto.
-
Vedo che intendi cambiare le carte in
tavola: ma dimmi, vale anche per il destino del protagonista? Sappi poi che uso
più volentieri il bisturi della penna e la mia realtà ha spesso superato la
fantasia più sfrenata.
-
Si tratta di dettagli, ciò che conta è
la trama: intrigante, mai scontata e i personaggi devono lasciare qualcosa.
Mario
indica con un cenno il libro sul tavolo.
-
Qualcosa o tutto? A chi poi, ai lettori o alla proprietaria
della libreria? In cambio di cosa?
-
Fissare il momento, una vita
interessante, amicizie vere, amori travolgenti. Evitare una vecchiaia in
solitaria e una morte anonima, ciò che
sta scritto in questi volumi vivrà per sempre!
Preso
il libro dalla scrivania lo agitò davanti al volto di Mario.
-
Ma si tratta di un inganno, - disse lui
- tu offri la lusinga del riscatto da una vita anonima al prezzo della vita
stessa. Proponi di diventare
protagonista a chi era tagliato per un ruolo secondario, comunque utile per
qualcosa o qualcuno. Hai creato dei kamikaze letterari che si immolassero in
una guerra senza scopo: una vera burattinaia di anime fragili.
-
Ho dato loro un obiettivo, li ho fatti
sentire qualcuno almeno una volta nelle loro esistenze.
Mario
afferrò il volume e osservò il prezzo.
-
Quanto incassi in un mese con la
libreria? Passando da qua non ho mai visto ressa di clienti. E da quanto va
avanti questa storia dei romanzi? Ho notato volumi recenti e altri datati, di
decenni passati: di certo non hai iniziato l’attività di “promoter” nell’infanzia.
Una pausa di silenzio, sguardi incatenati.
-
Nulla da dire in proposito?
-
Sei solo un altro piccolo uomo che non
apre mai un libro, sputa sentenze e riempie i giorni di routine: ti senti così
diverso dagli scrittori protagonisti dei miei romanzi?
Il medico sollevò gli occhi e scosse
la testa.
-
Non ti ho giudicato, ho solo chiesto. La
mia routine è fatta di sangue, sudore e lacrime e ogni giorno sfoglio pagine di
vita che neanche immagini. Ora mi dici chi sei veramente?
Monica infilò l’anello all’anulare
sinistro e porse la mano a Mario.
-
C’eri quasi arrivato: oltre ai libri sta
tutto in questo gioiello. Ma non chiedermi altro: facendo quello in cui
credevo ho regalato vite straordinarie a
persone ordinarie. Se ne sono andate lasciando una firma, un autografo e
fissato attimi che resteranno come li hanno scelti. Hanno deciso di non subire
una vecchiaia che non intendevano accogliere. Ora vai anche tu, a casa, in
ospedale o alla polizia: non mi hai compreso, spero almeno tu sappia cosa fare.
E tieni pure il romanzo del tuo
amico, ma leggilo.
Anche il ferragosto era passato,
l’afa insisteva e giunsero i primi temporali. Dopo la pizza e il caffè Mario
rinunciò all’uscita con l’ombrello e si dedicò al libro dell’amico scomparso.
Il foglio bianco fece capolino dopo poche pagine, piegato, scritto a mano con
grafia elegante.
“Il chirurgo cura i corpi
sofferenti, il cuoco sazia gli appetiti, il libraio vende libri. Bugia, il
libraio conosce storie e consiglia il lettore: avventure, amori, tragedie e
commedie, omicidi e nascite. In un libro trovi tutte le vite che desideri,
riflessi di esistenze reali: è appagante riuscire a soddisfare le aspettative
di chi legge, far vivere un sogno, un film. Ma si tratta pur sempre di vite
inventate in cui il lettore cerca qualcosa o in cui fugge da qualcuno. Mia
nonna, la proprietaria dell’anello, ebbe l’intuizione: perché non dare corpo a
personaggi nell’ombra, mostrare vite invisibili, rendere protagonisti delle
mere comparse? Anche un secolo fa esistevano editori, tipografie e donne che
lavoravano in libreria, a Milano i caffè letterari non erano un’eccezione.
Molti spiriti vivi abitavano corpi in letargo che non riuscivano a destare: a
noi spettava il compito di far vivere i sogni, questo abbiamo fatto io e mia
madre guidate dalla sua.. Chi legge un libro, come chi lo scrive, riceve e dona
qualcosa: non ho rubato nulla al tuo amico né agli altri, salvo la loro storia
che ho regalato a molti. Buona lettura. Monica”.
Sopracciglia sollevate e fronte
corrugata, un massaggio al mento per trovare la barba rassicurante; nessuna
voglia di giudicare, in testa l’immagine della libreria chiusa e il cartello
“Affittasi”. Mario aprì la finestra per accogliere l’aria fresca e riprese la
lettura del romanzo.
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