Di Annalisa
Petrella
Alberto Martini, Ritratto di Wally Toscanini, 1925,
pastello su carta.
Collezione privata.
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A partire dagli anni Venti le relazioni tra le
arti decorative e le arti figurative italiane diventano molto pregnanti e
acquistano visibilità attraverso le esposizioni internazionali in cui i due
mondi si confrontano a Monza, a Venezia, a Firenze, a Roma. Nel decennio
compreso tra gli anni Venti e Trenta nascono il design e il made in Italy che
portano alla ribalta della scena artistica gli arredi, le ceramiche, i vetri, i
metalli lavorati, gli stucchi, i bronzi, i gioielli, gli argenti e gli abiti.
Nel 1925 all’Exposition Internationale
des Arts décoratifs et Industriels Modernes di Parigi, da cui deriva la
formula Art Déco, il movimento ha già costruito la sua parabola espansiva e ha
affermato e diffuso il glamour della
pura decorazione a Parigi, nelle capitali europee, in Italia e,
successivamente, troverà ampi spazi anche nelle Americhe.
Erté, testa di manichino per Pierre Imans in “La Reine de Saba”, 1925, tempera su carta. Fontanellato (Parma), Collezione Franco Maria Ricci. |
Piero Portaluppi, Studio per il Grattacielo
S.K.N.E.,
New York, 1920,matita, inchiostro di china,
inchiostro colorato e acquerelli su carta.
Milano, Fondazione Piero Portaluppi.
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L’
Art Déco esprime un’idea dirompente
di modernità che esalta uno stile di vita di stampo internazionale in cui
mondanità ed eclettismo si compenetrano con un nuovo taglio razionalista e
vanno a influenzare tutti gli ambiti della produzione artistica. Dopo la
distruzione e le privazioni della Grande Guerra la ricca borghesia rivendica un
nuovo concetto di bellezza e di gusto che celebra il lusso in tutte le
possibili applicazioni. Viene posto al centro dell’attenzione artistica lo
spirito della rivoluzione industriale e la macchina, nelle sue diverse
applicazioni, assume un ruolo di protagonista, si apprezzano le forme
geometriche, i progetti avveniristici dei grattacieli e i marcati contrasti
delle luci artificiali delle grandi città.
Gli stili si contaminano in
una sinergia vitalistica tra le arti figurative e decorative e il Déco conia un nuovo linguaggio e tenta
un’operazione di aggiornamento dei valori artistici anteguerra tenendo conto
dell’esperienza delle Avanguardie, ma spogliandoli dei valori ideali e
rivoluzionari e trasformandoli in nuove sfide più concrete che celebrano, oltre
alla bellezza, il prestigio e la progettualità mirata ad investimenti commerciali
di ampio respiro che rappresentino le nuove classi emergenti medio-alte.
L’obiettivo è quello di
creare atmosfere lussuose dove l’eleganza, la squisitezza dei toni e la
raffinatezza dei materiali mettano in luce oggetti, mobili, lampade, abiti,
quadri e sculture di raro pregio.
Francesco Nonni, Anselmo Bucci, Corteo orientale, 1925-27, maiolica, Faenza, Museo Internazionale delle ceramiche. |
Mai come nel periodo Déco,
forse con l’eccezione del periodo del Barocco, ogni elemento decorativo ha
acquisito una forma così sontuosa e scintillante: fonti d’ispirazione sono la
Bangkok di Galileo Chini, la tomba di Tutankamon, i Balletti Russi di Sergej
Djagilev, la Secessione viennese e la Metafisica di De Chirico. Nascono
i singoli pezzi d’artista o i prodotti di un artigianato elitario che attingono
agli stili più diversi: dal neoclassico, per l’impiego di obelischi, nicchie,
marmi pregiati, nelle invenzioni architettoniche di Giovanni Muzio, Piero
Portaluppi e Gio Ponti, allo stile rococò, per i sostegni dei mobili a zampa di
capretto, per l’impiego ornamentale dei drappeggi e l’utilizzo dei motivi a
grata e a conchiglia, per l’uso della maschera e delle damine settecentesche
realizzate in maiolica veneziana o faentina. Si rievoca l’arte
tardorinascimentale con le figure femminili allungate ideate da Gio Ponti per
la serie “Le mie donne” o con i preziosismi cromatici della produzione orafa di
Alfredo Ravasco, e l’arte classica trova ampio spazio nella pittura decorativa,
negli stucchi
ornamentali e nella piccola scultura di arredo. Frequenti il richiamo
all’antico Egitto e alla civiltà Maya, il cui schema viene usato per alcuni
grattacieli americani, ma anche l’Oriente, dalla Cina imperiale ai templi
cambogiani, occupa una porzione significativa nelle opere degli anni Venti.
Galileo Chini, Studio preparatorio per la decorazione dello scalone delle Terme Berzieri a Salsomaggiore, 1922, tempera su carta. Mugello, collezione privata. |
A Salsomaggiore troviamo
un esempio sontuoso di Art Déco con ispirazione orientale nelle decorazioni
delle Terme Berzieri, realizzate da Galileo Chini negli anni 1918-1923. Allo
stesso artista appartengono le scenografie e i costumi per la messa in scena
della Turandot avvenuta alla Scala il 25 aprile 1923.
La bellissima immagine della locandina di Turandot, creata dal triestino Leopoldo Metlicovitz, è stata scelta come icona della mostra. |
Guido
Balsamo Stella per Manifattura SALIR, Venezia, Coppa Sirena e luna, 1925-28,
vetro inciso. Venezia, SALIR.
Autovettura Isotta Fraschini, 1931. Gardone Riviera, Fondazione il Vittoriale degli Italiani. Modello personalizzato per Gabriele D'Annunzio |
Gio Ponti, Casa degli Efebi, 1925, maiolica. Sesto Fiorentino, Museo Richard
In questi anni i palazzi e
le residenze private, le hall dei
grandi alberghi, gli eleganti edifici degli stabilimenti termali, le stazioni
delle metropolitane, i grattacieli di Manhattan, i treni e i transatlantici di
lusso, grazie all’affermazione del primato delle arti applicate, vivono il
massimo dello splendore. Gli ambienti, realizzati su progetti di grandi
artisti, mettono in luce la cura
minuziosa ai dettagli con decorazioni in vetro, in bronzo, in smalto, in
maiolica, in legno, e con l’utilizzo di tessuti dalle trame pregiate che
ispirano eleganza, fascino e comodità.
René Prou, Carrozza salone del treno Cote d’Azur Pullman Express, 1929. |
L’immagine
della donna Déco
L’immagine
femminile raffigurata nei dipinti di questi anni è completamente trasformata
rispetto a quella del decennio precedente; si celebra una donna emancipata che
esibisce bellezza o nudità con la chiara consapevolezza della propria forza
seduttiva. Ma il cambiamento più rilevante si esplica nell’ambito della moda.
L’abito Déco ha un taglio
dritto, morbido, che non sottolinea il punto vita, le sinuosità si annullano e
prevale una praticità che fa abbandonare i corsetti e ridurre le costrizioni
fisiche, le lunghezze si accorciano dalle caviglie ai polpacci, e anche i capelli
subiscono un taglio netto, il taglio a la garçonne diventa quello più alla
moda.
Le
donne durante la guerra si erano rimboccate le maniche per svolgere compiti
solitamente affidati agli uomini richiamati al fronte e avevano adottato un
modo di abbigliarsi più consono alle nuove necessità. Dopo la guerra questo
nuovo stile più libero e funzionale viene tradotto dagli stilisti, soprattutto
parigini, in vestiti longuette dalle forme semplificate, con le gonne morbide o
plissettate, ma decorati con ricami, perline, paillettes, strass e jais. Le
scarpe
allacciate con cinturini alla caviglia mantengono un tocco di innegabile
eleganza e aggiungono una fruibilità più adatta ad una vita di movimento,
sportiva, alla guida di automobili o, nei momenti di svago, nei nuovi balli a
tempo di ritmo jazz.
Tamara de Lempicka, Les confidences, 1928, olio su tela. Collezione privata. |
La
mostra sarà visitabile fino al 18 giugno 2017, ai Musei di San Domenico di
Forlì.
Molto accurata e utilissima per darmi una chiave di lettura della mostra che ho apprezzato. Spesso si perde il filo nelle grandi mostre. Mario
RispondiEliminaLa ringrazio.
EliminaAnnalisa
Avrei "rubato"volentieri qualche lampada per la mia casa. Recensione bellissima. Olga
RispondiEliminaLa tentazione è imprescindibile davanti a tanta bellezza.
EliminaGrazie. Annalisa
Seguo le sue recensioni d'arte con piacere perché sono eleganti e sempre ben documentate. M. P.
RispondiEliminaLa ringrazio.
EliminaAnnalisa
Io confondo un po' Liberty e Deco e la ringrazio. Marica
RispondiEliminaNon è l'unica perché vi sono alcune affinità. Grazie a lei.
EliminaAnnalisa
La sua presentazione della mostra è davvero invogliare. Può essere adatta a una scolaresca di terza media? Una docente di lettere. Grazie.
RispondiEliminaCertamente è adatta perché offre una visione del periodo artistico molto varia e ricca. Inoltre permette di fare collegamenti con i fatti storici salienti di quegli anni.
EliminaAnnalisa
Articolo bellissimo, vorrei sapere se la stazione centrale di Milano è Deco. Giulia
RispondiEliminaCara Giulia, la stazione centrale di Milano, inaugurata nel 1931, attinge a stili diversi dal Liberty al Deco al monumentalismo dell'era fascista. Sarebbe un argomento interessante da trattare, ma ci sono ottime pubblicazioni che trattano la storia del progetto della stazione centrale iniziata molti anni prima della sua realizzazione, bloccata negli anni della Prima Guerra Mondiale e ripresa a metà degli Anni Venti. Un monumento di grande impatto visivo! Grazie.
EliminaAnnalisa
Il fascino del lusso all'ennesima potenza dopo la guerra messo in risalto dalla sua recensione interessantissima. P.T.
RispondiEliminaLa ringrazio.
EliminaAnnalisa
Bellissima presentazione! Ho apprezzato l'aver messo in rilievo le caratteristiche dell'art déco sottolineandone le differenze con il Liberty, con cui spesso si confonde. Ho ancora più voglia di visitare la mostra! Brava Annalisa. Anna
RispondiEliminaAnna carissima, devi assolutamente andare a visitarla. Grazie.
EliminaAnnalisa
Dire brava è dir poco! Quando scrivi si capisce quanto "senti" l'argomento. Questa mostra merita di essere visitata. Ci hai dato un plus.
RispondiEliminaMiriam
Cara Miriam, mi leggi sempre con grande attenzione. Grazie.
EliminaAnnalisa
molto viva e movimentata l'Art nouveau.. il decoro nella trascrizione critica fedele all'emozione delle opere, interepretazione e sorprese d'ingegno umano fantastico e realistico. Massimo
RispondiEliminaCommento da vero artista.
EliminaGrazie, Massimo.
Annalisa
Complimenti per la puntuale e precisa recensione della mostra!
RispondiEliminaL'ho vista ed è proprio aderente alla sua descrizione, ricca e bella mostra. C.Vodafone.
Siamo in sintonia e ti ringrazio.
EliminaAnnalisa
C.V. la mia firma (la tastiera del pc va per conto suo!)
RispondiEliminaUna recensione bella ed elegante come l'argomento che tratta. Una curiosità: ma la signora ritratta nel quadro iniziale era forse una antenata dell'autrice della recensione? Vittorio
RispondiEliminaApprezzo l'ironia lusinghiera, ma non mi risultano legami di consanguineita` con Vally Toscanini. Grazie!
EliminaAnnalisa
Recensione molto interessante sicuramente utile a chi come me non ha ancora visto la mostra. Grazie Annalisa mi renderà più gradevole la visita.
RispondiEliminaLucrezia
Grazie a te e buona visita!
RispondiEliminaAnnalisa
Cara Annalisa,davvero un commento profondo ed esaustivo di
RispondiEliminaquesta bella mostra,ricca e splendente, che mi sono molto goduta a Forlì.Un abbraccio
Cara Stefania,ti ringrazio.Siamo in sintonia come sempre.
RispondiEliminaAnnalisa
Brava Annalisa, una recensione davvero accurata che descrive tutta l'elegante, il lusso e la modernità dell'art déco!
RispondiEliminaLudmilla
Grazie,Ludmilla.
RispondiEliminaAnnalisa
Bella recensione, ho visto la mostra e mi è piaciuta. Attraverso il tuo scritto ho potuto rivederla.descrizione molto dettagliata e pertinente.E.C
RispondiElimina