Di Annalisa Petrella
Don Gallo è mancato cinque anni fa, il 22 maggio 2013, e ogni anno a Genova in Piazza
Banchi, luogo simbolico di quei vicoli a cui lui ha
dedicato la sua vita, si celebra una messa e si fa festa per ricordarlo: la comunità
di “San Benedetto al Porto” continua a seguire il suo tracciato. Don Gallo,
ligure, era nato novant’anni fa, nel 1928, è stato partigiano, uomo di fede e
sacerdote, ha percorso un’esistenza all’insegna dell’irregolarità rispetto ai
canoni prescritti dall’Establishment ecclesiastico e ha pagato per il suo
dissenso, ma non ha mai abbandonato il suo credo e il suo impegno in prima
linea per “gli ultimi” che per lui erano “i primi”. A partire dal 1970 ha
scelto di diventare un prete di strada in un percorso scomodo, difficile e ostracizzato
che gli ha fatto raccogliere anche sostegno e ampi consensi; ha vissuto con
slancio e passione il suo sessantotto,
prima e dopo, fino all’ultimo dei suoi giorni.
Lettera
a Don Gallo
Caro
Don Gallo,
da
quando te ne sei andato, pur non conoscendoti, mi sono sentita improvvisamente orfana,
privata di una figura significativa di ampia valenza sociale e spirituale.
Non ti ho mai incontrato e neppure cercato, ma
sapevo che c’eri, concretamente, con le tue scelte difficili e controcorrente
che ti hanno portato a realizzare, a partire dagli anni Settanta, un progetto
raro, totalmente rivolto agli ultimi, agli sconfitti che, grazie al
sentimento di solidarietà, al rispetto della loro persona e all’accoglienza
sono riusciti a rialzarsi e ad avere fiducia nei confronti dell’umanità e della
vita.
Non
tutti ce l’hanno fatta, certo, ma penso che, incontrandoti e ascoltando le tue
parole nelle lunghe notti ai bordi dei carruggi della Genova bassa, la città
vecchia, possano avere ricevuto almeno un barlume di speranza. “Osare la
speranza” è il motto che tu hai sempre declinato alla ricerca del genio della
fanciullezza che è ancora vivo in ognuno di noi.
Sono andata a guardare su You Tube le
interviste che hai rilasciato quando hai partecipato ai talk show televisivi come
“Le interviste barbariche”, “Il Costanzo Show”, “Che tempo che fa”. Il tuo volto scavato, lo sguardo da dietro gli
occhiali guizzante di intelligenza e ironia, la voce un po’ ruvida con la
chiara inflessione genovese, l’atteggiamento sicuro di colui che crede
fermamente nella verità e nel primato della coscienza personale tratteggiano
una personalità ispirata a valori cristiani e democratici incommensurabili: il senso della giustizia sociale da affermare
a discapito dei vantaggi individuali, la solidarietà da vivere “prima in terra
e poi in cielo” al servizio degli altri, il credo negli insegnamenti del
Vangelo da applicare senza ipocrisie e compromessi alla quotidianità della
strada.
La
strada ha rappresentato la tua università, le tue notti trascorse dedicate fino
all’alba a tutti coloro che avevano bisogno del tuo aiuto o della tua parola, o
dell’accoglienza a “Sanbe”, ti hanno forgiato e sei diventato un punto di
riferimento speciale, sempre pronto a mettersi in gioco, a sporcarsi le mani, e
a sfidare senza riserve le alte sfere della gerarchia ecclesiastica spesso in
pieno dissenso con i tuoi metodi tutt’altro che ortodossi.
Non
c’è prostituta o trans, non c’è tossico o alcolista, non c’è disabile fisico o
mentale, non c’è disoccupato che non abbia trovato in te ascolto, una risposta,
un sorriso o l’accettazione nella Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.
Certo
è che non hai mai conosciuto il vizio capitale dell’indifferenza.
Tu hai sempre partecipato, condiviso, lottato,
difeso, sostenuto e aiutato senza giudicare. Non hai mai taciuto, evitato, calcolato
i rischi.
Hai sempre amato Dio e la Chiesa, quella
povera che agli albori simboleggiava “un popolo in cammino” senza gerarchie
piramidali, ma quando hai subito mortificazioni e allontanamenti dai tuoi
superiori, pur continuando a sostenere la validità delle tue idee, hai chinato
la testa e non hai mai abbandonato la tua missione sacerdotale. La forza
dell’amore per il tuo prossimo e gli insegnamenti del Vangelo ti hanno reso
impavido e determinato nel tuo percorso verso i poveri, gli indifesi, i
peccatori, e la certezza del valore della coscienza personale ti hanno guidato
alla ricerca del bene e della verità in modo assolutamente anticonvenzionale.
Ho
voluto leggere i tuoi scritti, hai pubblicato diversi libri che raccontano le
tue riflessioni, le esperienze di vita, il prezzo pagato per le tue scelte non
gradite dall’establishment canonico, episodi legati a fatti, persone e amici -
tra i tanti uno speciale è stato Fabrizio De André - che hanno capito e creduto
in te o, al contrario, a coloro che hanno visto in te una pericolosa minaccia
comunista. La narrazione di tutto ciò risulta fluida, serena, priva di rancore
nei confronti di chi ti ha osteggiato - racconti semplicemente i fatti - e
colma di amore per tutti coloro che hanno interagito con te, sulla strada e nella
Comunità. Non sempre sei stato capito e apprezzato, ma tu non cercavi lodi,
volevi con tutte le tue energie lottare per la giustizia sociale contro le
iniquità, perseguendo sempre, in un’interpretazione libera e diretta, quei
principi cristiani che sono stati il fondamento della tua esistenza.
C’è
un tuo libro bellissimo intitolato “Come un cane in chiesa – il Vangelo respira
solo nelle strade”, edito da Piemme nel 2012. Nelle sue pagine ci consegni la
tua verità:
«Le parole di Gesù sono sovversive,
indomabili, rivoluzionarie: soffocano nelle sagrestie e respirano sul
marciapiede. Mi ritengo un partigiano del Vangelo - oltre che della
Costituzione italiana - e, proprio in virtù del Vangelo che amo, mi permetto
talvolta di alzare la voce per richiamare i credenti, gli uomini di Chiesa e
tutte le persone di buona volontà a un ascolto più attento del messaggio
universale dell’uomo di Nazareth.»
Hai
scelto di raccontare le pagine più radicali dei Vangeli, quelle che prediligi perché
emblematiche degli insegnamenti più profondi:
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Avevo fame e mi avete dato da mangiare… (Vangelo di Matteo 25, 31-46);
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I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. (Vangelo di
Matteo 21, 28-32);
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Beati gli operatori di pace. (Vangelo di Matteo 5, 1-12);
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Guai a voi, scribi e farisei ipocriti… (Vangelo di Matteo 23, 1-33);
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Non sono venuto a chiamare i giusti. (Vangelo di Matteo 9, 9-12);
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Conduci quei poveri, storpi, ciechi e zoppi. (Vangelo di Luca 14, 11-24);
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Chi di voi è senza peccato… (Vangelo di Giovanni 8, 1-11);
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Amerai il tuo prossimo come te stesso. (Vangelo di Matteo 22, 34-40);
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Amate i vostri nemici… (Vangelo di Matteo 5, 38-48);
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Date a Cesare quel che è di Cesare. (Vangelo di Matteo 22, 15-22);
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Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. (Vangelo di Marco 10,
35-45).
Nell’introduzione
al libro ti identifichi con Savonarola, il grande frate predicatore ribelle che
aveva amato la Chiesa scevra dalle lotte per il potere e portatrice di un
invito al riscatto dalla corruzione morale. Tu affermi che le parole dei
Vangeli sono altrettanto ribelli perché invitano alla purezza dello spirito e
mettono in primo piano i peccatori, le prostitute i diseredati. Questo è il
modello di riferimento per la tua missione sacerdotale che privilegia gli
sbandati, i trans, le prostitute, i senza lavoro, gli sfortunati tanto amati da
Gesù e sistematicamente evitati da una società ipocrita che dà valore soltanto alle
convenienze, al denaro e alle apparenze sociali.
Al
tuo funerale, che ho seguito per televisione, c’erano migliaia di persone,
c’erano tutti i tuoi “ragazzi”, c’erano uomini e donne che hanno imparato a
vivere e non hanno dimenticato un passato di abbruttimento e disperazione,
c’erano personaggi famosi che ti hanno sostenuto, c’era la gente comune che ha
creduto in te e c’erano anche numerosi rappresentanti della Chiesa, ciascuno
con la propria coscienza, che si sono uniti in una concelebrazione ricca di
significati per porgere l’ultimo saluto a un combattente, a un sacerdote
scomodo dalla grandissima tempra morale
che ha realizzato, in un mondo contrassegnato dall’affermazione degli interessi
individuali e dall’indifferenza, un progetto anticonformista d’amore
incondizionato verso gli altri.
Grazie,
don Gallo.
Una figura indimenticabile
RispondiEliminaGrazie
EliminaMi sono commosso
RispondiEliminaIl personaggio è emozionante, grazie.
EliminaGrazie! Sanbe
RispondiEliminaA voi, "Ragazzi", il compito di continuare.
EliminaNon poteva mancare Don Gallo e tu, Annalisa, hai saputo ogliere il suo spirito. Complimenti.
RispondiEliminaMiriam
Spirito poliedrico, energico, rivitalizzante e sempre rispettoso dell'essere umano. Grazie, Miriam.
EliminaQuanto mai opportuna, oggi, questa lettera e il ricordo di questo personaggio il cui spirito si erge in totale contraddizione con l'incitazione all'odio del diverso e al razzismo che trasudano dai "nuovi" governanti in Italia. Brava Annalisa: ricordare don Gallo vuol dire ricordare a tutti noi che non ci si può rassegnare e che bisogna attivarsi per far prevalere i sentimenti migliori che anche il popolo italiano sa esprimere. Vittorio
RispondiEliminaIn tempi difficili la memoria di valori umanitari forti può aiutare. Grazie, Vittorio
EliminaIl "Gallo", così lo chiamavano i suoi ragazzi, ha lasciato un ricordo e un esempio di accoglienza che non si può dimenticare. Giorgio
RispondiEliminaTi ringrazio, Giorgio.
EliminaDevo ammettere che non conoscevo questo sacerdote, leggere oggi questa lettera mi consente di avvicinarmi ad una figura così significativa degli ultimi 50 anni e di mantenere vivo un pensiero "aperto" al mondo. CV
RispondiEliminaHai detto bene, cara Cinzia: mantenere un pensiero "aperto" al mondo. Grazie
EliminaBellissimo
RispondiEliminaCara Annalisa, come sempre ci hai fatto conoscere "da vicino" una persona e eccezionale che nonostante la notorietà è rimasto lontano da riflettori e fiumi di parole inutile. Cosi come lo hai presentato non so se prevale in me l imbarazzo per non avergli dato il giusto peso quando era in bita o l'orgoglio di avelo avuto per le nostre strade, a combattere con fede forza e determinazione per un ideale e una visione che possono solo essere condivisi, da cristiani, laici, credenti in altra fede. Grazie per il tuo prezioso contributo
EliminaCara Daniela, ti ringrazio del tuo commento che sento proprio sgorgano dal cuore!
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