(a cura di Mimma Zuffi)
Un fenomeno transgenerazionale, ampio, di un’Italia che s' intrecciò in modo ambiguo con chi aveva scelto l’opzione senza ritorno della lotta armata e della clandestinità
“Nelle brigate
rosse erano passate centinaia di persone, brigatisti di un giorno, un mese, un
anno, poi tornati tranquilli al loro lavoro.”
Alberto
Franceschini, tra i fondatori delle Br
“Certo,
io non l’avrei fatto, però...”
Testimonianza
di un operaio della Fiat, 1978.
“Guerra
no! Guerriglia sì!”
Franco
Fortini.
“–
Giravate armati?
–
Tutta la nostra attività era una attività armata.
– Tipo pistole?
–
Noi le avevamo, sì: facevano parte della necessità della presenza in piazza
contro i fascisti e nei cortei. Dopo il ’75 è diventata pratica comune.”
Erri
De Luca a Claudio Sabelli Fioretti, «Corriere Magazine», 9 settembre 2004.
“Ehi,
giornalista, se mi ammazzano me, tu lo fai lo sciopero?
[…]
Scrivi: uno, cento, mille Casalegno. A me mi vanno bene!”
Testimonianza raccolta da Giampaolo Pansa davanti alla
Fiat di Mirafiori dopo l’attentato a Carlo Casalegno, «la Repubblica», 18
novembre 1977.
“L’estremismo
verbale che idealizza e copre la violenza, le falsificazioni su un’Italia
poliziesca, la filosofia dell’anti-Stato (suggeriti da anarchismo libertario o
da utopie rivoluzionarie),
rappresentano
una minaccia per la convivenza civile e un’oggettiva complicità con il
terrorismo.”
Carlo
Casalegno, «La Stampa», 10 luglio 1977.
“L’uccisione
di Calabresi, un atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di
giustizia.”
«Lotta
continua», 18 maggio 1972.
“Gli articoli
contro Calabresi erano obiettivamente orribili.”
Adriano Sofri, La
notte che Pinelli, Sellerio, 2009.
“Sapevano che io e
gli altri eravamo nelle Br, anche se nessuno lo ammetteva ufficialmente.
Così potevo
tornarmene nella mia città per la Festa dell’Unità e mangiare tranquillamente
ai tavoli con i compagni di pochi anni prima.
[…] Mi
consideravano uno di loro.”
Alberto
Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate rosse, 1987.
“Allora mi pareva
di capire che certi giornalisti servissero anche ai terroristi, o meglio ai protagonisti
della lotta armata.”
Walter Tobagi,
giornalista del «Corriere della Sera», ucciso dai terroristi della Brigata
XXVIII marzo.
Sommario
I fiancheggiatori
della lotta armata
Le simpatie degli
intellettuali
Le università,
focolai dell’eversione
I giornalisti,
cassa di risonanza del terrorismo
Gli avvocati della
rivoluzione
Gli amici nei
palazzi di giustizia
L’appoggio degli
operai
Appendice. Lotta
continua, Sofri e il caso Calabresi
Una
nuova puntata di Chiarelettere su potere e terrorismo. Una storia mai del tutto
chiarita, i cui protagonisti sono in parte ancora presenti sul palcoscenico
della politica e della società. Migliaia di persone (non meno di 10.000 i
fiancheggiatori delle Br secondo un rapporto del Pci), tra simpatie, silenzi,
complicità indirette o scoperte, hanno reso possibile una guerra che ha
lasciato troppi morti e feriti e che ha infangato il sogno di giustizia di
tanti giovani impegnati allora a difendere la democrazia dall’eversione
fascista. Da sole le Br non ce l’avrebbero fatta a mettere in ginocchio un
paese intero.
In
questo libro si vuole ricostruire il percorso di chi, tra le fila della
borghesia e anche della classe operaia, ha aderito, simpatizzato o accettato,
talvolta a rischio della vita, di coprire e giustificare il fenomeno
terroristico. Negli uffici, in fabbrica, nelle aule universitarie, nei giornali
molti simpatizzavano con chi aveva scelto la linea di opposizione violenta allo
Stato.
Documenti,
dichiarazioni, articoli, fatti parlano chiaro e non possono essere smentiti.
Non vale ora riscrivere la propria biografia, soprattutto per rispetto nei
confronti di coloro che hanno pagato duramente le loro scelte. Per rispetto nei
confronti delle vittime. Talvolta è mancata una franca assunzione di
responsabilità ed è prevalsa la voglia di chiudere con il passato,
cancellandolo.
Per
paura, per vergogna, per calcolo di potere.
Massimiliano Griner
(Milano, 1970) è sceneggiatore,
autore televisivo e radiofonico. Tra i suoi libri, LA BANDA KOCH. IL REPARTO
SPECIALE DI POLIZIA, 1943-1944 (Bollati Boringhieri 2000), NELL’INGRANAGGIO. LA
SCOMPARSA DI MAURO DE MAURO (Vallecchi 2003), la
pupilla del duce. La legione autonoma Mobile Ettore Muti (Bollati
Boringhieri 2004), Piazza Fontana e il Mito della strategia della
tensione (Lindau 2011) e L’aquila
e il condor (con Stefano Delle Chiaie e Umberto Berlenghini, Sperling
& Kupfer 2012).
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