(a cura di Mimma Zuffi)
In un’atmosfera sospesa e irreale, Il
guardiano riesce a fondere con sottile ironia l’inquietudine e lo
straniamento esistenziale e la tensione di un thriller all’ultimo respiro.
Harry e Michel, in servizio nel garage sotterraneo di un lussuoso condominio, scandiscono giornate sempre uguali tra turni di guardia e giri d’ispezione finché qualcosa di insolito spezza la loro routine: improvvisamente tutti i residenti – tranne uno – lasciano il palazzo in gran fretta.
Sicuramente in città è successo qualcosa di terribile, forse
un’esplosione nucleare, forse un virus, forse addirittura una guerra; ma Harry
e Michel non possono saperlo, perché dall’esterno, al di là del blindatissimo
cancello d’ingresso che non possono varcare, non arriva nessun rumore. Fuori,
un mondo indecifrabile, un «deserto dei Tartari» muto e inquietante; dentro,
una fortezza inespugnabile dove Harry e Michel, ligi al dovere, non possono che
aspettare gli ordini dell’onnipotente Organizzazione da cui dipendono, ma che
sembra essersi dimenticata di loro. Con divertita ironia, Peter Terrin
tratteggia i tic dei due protagonisti nella semioscurità claustrofobica del
seminterrato deserto: il veterano Harry, così compreso nel suo ruolo da vedere
il pericolo anche nell’arrivo del furgone delle provviste, e lo spaesato
Michel, maniaco dell’ordine e della pulizia, che fa il bucato, cuoce il pane ed
è più attento allo sgocciolio dello sciacquone che al pericolo di un attacco esterno.
Come Vladimiro ed Estragone, Harry e Michel aspettano il loro Godot, ma quando
finalmente qualcosa succede, con l’arrivo di un terzo guardiano, la paranoia di
Harry prende il sopravvento e la situazione precipita. In un crescendo di
suspense, Michel si ritrova coinvolto, e i lettori con lui, in una spirale di
eventi che mettono a nudo la fragilità di un uomo lasciato solo a decidere il
proprio destino quando tutto intorno è incomprensibile.
Autore di romanzi, racconti e opere teatrali, Peter Terrin (1968) è uno dei più importanti scrittori di lingua olandese e una voce unica nel panorama della letteratura belga contemporanea. Tradotto in numerosi paesi e vincitore di riconoscimenti internazionali, come il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura 2010 e il Premio AKO 2013, è considerato dalla critica un autore dallo stile magistrale, che coniuga eleganza classica, atmosfere kafkiane e un raffinato ingegno sperimentale, indagando con lucido disincanto l’individuo contemporaneo per toccare tematiche universali.
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