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sabato 2 dicembre 2017

Pranzo di condominio - Parte 1

(di Marco Moretti)



Lo squillo del telefono ruppe il religioso silenzio e scosse Anna Busca, dedica alla occupazione preferita del venerdì mattina: preparare il pesto e pulire il pesce. Due riti celebrati con laica sacralità, anziana vestale del piccolo tempio in cui trasformava la cucina: gli aromi del basilico e del formaggio giocavano a rubarsi la scena con il freddo profumo del pescato di mare.



Mario Pinozzi, vicino di casa di recente acquisizione, era stato stregato dall’attempata e arzilla signora: nei pochi momenti liberi passava per un  saluto e la ammirava cucinare. Verbo estraneo al vocabolario del medico che limitava l’uso dei fornelli alla preparazione del caffè mattutino. Sorrise mentre lei si apprestava a sollevare la cornetta, pensando allo sfortunato che aveva interrotto la cerimonia.
-         - Si, chi parla?
-        -  Buongiorno Signora, sono il Dottor Malfatti. Come va, tutto bene?
Quella voce arrotata e il tono mellifluo: Anna non li sopportava, ancora meno tollerava l’approccio servile e ambiguo. Era l’amministratore condominiale?  Facesse quello e non si atteggiasse a maggiordomo o maìtre di sala. Facendo l’occhiolino a Mario premette il pulsante del vivavoce.
-        -  La ringrazio, dai miei settant’ anni non mi posso proprio lamentare. – toccando la lama del coltello, non di ferro, che sperava fosse sufficiente.

-         - Ringraziamo il Signore.
Pure quello tirava in ballo, era veramente devoto il buon Malfatti.
-          -Mi dica, come posso aiutarla. – reggeva il gioco con tono educato e formale.
-          -Si tratta dell’accesso al suo giardino, per favorire i lavori al primo piano.
Ancora quella storia: allora era vero, nulla cambia fino all’ultimo dei giorni. Governi, allenatori, giornalisti e amministratori: è sempre la stessa zuppa. Malfatti, tale quale il predecessore: falso e ficcanaso. Sempre lì a guastare gli animi, sconvolgere gli equilibri; sorrise pensando a quanto il destino potesse essere segnato da un cognome.
-         - Lei sa che non mi può obbligare e ho le mie ragioni per non dare il permesso.
-         - La capisco, ma si metta nei miei panni che mi trovo tra due fuochi. Il suo vicino di casa e la ditta, mi venga incontro.
-         - Non voglio parlarne al telefono, ma non sarei d’accordo: ne va della mia privacy.
-          -La ringrazio, spero solo di farle cambiare idea.
      -Che noia, - disse dopo avere riattaccato - anche un bambino delle elementari avrebbe già capito: non voglio estranei nel mio giardino. E’ così difficile da spiegare? Non si tratta solo di privacy, ho delle aiole con piante delicate e sabbiamo bene come lavorano gli operai: quelli travolgono tutto!
Un’ ombra passò veloce sul volto di Anna, divenuto grigio il tempo di un battito di ciglia; il sorriso candido le restituì la giusta luce.
-  Ho coltivato ogni singolo fiore con amore e dedizione, scegliendo il posto migliore e la terra adatta. Per non parlare del nutrimento: come per me e i miei invitati, sempre gli ingredienti migliori.         - Pensavo coltivasse piante carnivore e temesse per gli operai.
-  Temo per le mie creature, hanno richiesto anni di cure e le difendo come figli.
-  Non guardi me,  non sono un pericolo; – Mario alzò le mani in segno di resa – inoltre siamo in sintonia, anche io ammetto poche persone nelle mie camere segrete!
Anna sorrise, anche con gli occhi.
-         - Il nostro medico ha dei segreti, la cosa si fa intrigante.
-        -  Il vostro medico vive in quello che chiamo “caos ordinato”: se mettesse piede da me penserebbe di essere in una discarica, ma io scoverei un paio di calze dove lei vedrebbe solo un ammasso di stoffe colorate. 
-        -  Perché non cerca un aiuto? È  sempre fuori al lavoro e le sarebbe di certo utile.
-        - Qualunque colf si appellerebbe a una associazione in difesa dei diritti umani.
Questa volte la donna liberò una sonora risata.
-          Neanche qualche bella figliola? Non mi dica che ci sono difficoltà in quel senso.
-          No di certo, solo qualche ferita che sanguina.
-          Profonde, immagino, non vedo tagli in superficie.
-          Non è  semplice come pensa lei, si tratta di una lunga storia.
Con rispetto Anna lasciò andare e proseguì nei riti sacrificali senza porre altre domande a Mario, che aveva distolto lo sguardo: lama per il pesce, pestello di legno e mortaio di marmo per il condimento, armonia oltre le emozioni. Il medico la ammirava rapito, solo in sala operatoria assisteva a movenze gentili e al contempo energiche ed efficaci.
-          Preparare il cibo è questione di tecnica, come in un intervento chirurgico, - disse, in sintonia con i pensieri di Pinozzi - ci vogliono esperienza, strumenti adatti, tempo e pazienza. Prima o dopo anche il caro Malfatti lo capirà, per il proprio lavoro e la vita.
-          Non mi pare che ascolti quello che gli si dice.
-          Proverò a cambiare linguaggio.
-          Buona fortuna e complimenti per la cucina, io adesso devo andare. – Mario si alzò, un sorriso appena accennato.
-    La aspettano degli interventi? Pensavo che in fondo anche lei come me usa parecchio il coltello…
-          In effetti, ma  spesso devo lavorare su materiale meno fresco del suo.
-          Non è sempre così caro dottore, glielo assicuro.
Uscito Pinozzi la donna gettò gli avanzi, ripulì strumenti e altare, infine telefonò all’amica che abitava nell’altra scala del palazzo, Norma. Con lei condivideva la passione della cucina: erano  esperte nell’uso della carne per condimenti e farciture. Il ragù di Anna e Norma, le loro lasagne o i cannelloni, per non parlare del pasticcio di carne erano leggendari; le occasioni per gustarli si facevano sempre più rare, le migliori furono in primavera.
L’ultimo pranzo cui erano stati  invitati i condòmini di vecchia data, protagoniste  le due cuoche, risaliva a due anni prima: fu definito epocale. Non esisteva una ricorrenza o un evento speciale, erano Anna e Norma a decidere con breve preavviso la data del pranzo. Questo alimentava  eccitazione  nei presenti e sconforto in chi non riusciva a disdire impegni presi per quel giorno.
-        -  Ciao Norma, spero tutto bene.
-         - Non mi lamento, e tu?
-         - Anch’io grazie. Ti ho chiamato perché penso sia giunta l’ora di organizzare uno dei nostri pranzetti condominiali.
-        -  Capisco, anche a me pare il momento giusto.
-         - Direi fra un paio di settimane, se ci sei. Benissimo, ci sentiamo i dettagli.
-          -Solito menù?
-         - Una variazione soltanto. Avremo anche un nuovo invitato che voglio prendere per la gola.
Il sorriso diede aria ai denti bianchissimi: la giornata, dopo il nuvolone che era stato Malfatti, tornava serena e  l’orizzonte appariva nitido.
Il week-end filò via tranquillo tra letture e passeggiate; si era appena alzata, erano le otto, e si apprestava a bere il caffè quando ringhiò il campanello. Mai disturbare Anna nella degustazione mattutina, di quello si trattava, aroma e gusto. In religioso silenzio, come tutti i suoi piccoli riti.
Dedicò uno sguardo triste alla tazzina e un’occhiata feroce alla porta: chi osava?
Seguì un bussare lieve, quasi timido.

-       -   Signora, disturbo? Sono il Dottor Malfatti, è in casa?- al di là della porta.
“Si, ma sono con Brad Pitt. Torna dopo razza di idiota!” – poterlo gridare.
-        -  Un attimo, metto la vestaglia.
Si dedicò al caffè ancora caldo, ma la magia era svanita. Quell’uomo era davvero senza speranze, una frana; con lo scorrere del tempo stava però diventando una seccatura, un intoppo nella quotidianità. Suo malgrado si alzò e aprì la porta.
-          -Buongiorno, che sorpresa. Come mai qui, a quest’ora? –  calcando sulla ‘o’.
-      -    Inizio a lavorare presto, come saprà, e ho pensato che anche lei fosse mattiniera. Vedo che non mi sbagliavo.
-         - Vada al sodo, Malfatti: oggi non sono in vena.
-         - Mi spiace seccarla ancora con la questione del…
-     -Il giardino? Basta, ora la misura è colma. Le ho detto di no e la prego, anzi la esorto, di non chiedermelo ancora. Arrivederci, anzi addio! – Chiuse bocca e porta, in sequenza.
Osservò dallo spioncino Malfatti che, esitante, stava per suonare ancora il campanello; ma desistette sconfitto e, con aria seccata, si allontanò.
I lavori nell’appartamento del vicino di casa iniziarono, come da contratto, il giorno stesso; l’Avvocato Tesconi, contro ogni sua previsione, non le fece rimostranze per il rifiuto a concedere il giardino. Dopo una settimana giunse perfino a scusarsi dell’insistenza di Malfatti, affrontando pure un’altra questione.
-   Cara signora Anna posso chiederle una cosa delicata?
-    Se non è troppo indiscreto…
L’uomo sorrise, affabile e divertito.
-Non riguarda lei, o meglio non direttamente: le discussioni dei giorni scorsi in merito al suo giardino mi hanno comunque fatto riflettere. Credo sia ora di cambiare l’azzeccagarbugli condominiale.
-       -   Davvero la pensa così, Avvocato?
Anna sogghignò  sotto i baffi, con aria innocente.
-     -   Le assicuro che non sono l’unico; in molti si lamentano dei suoi modi e della  ’latitanza’ nei momenti in cui sarebbe utile la sua presenza.
-   - Mi sembra una brava persona, solo un pochino pedante. Ancora non capisco come abbia potuto sposarlo, quell’angelo della moglie.
Un dialogo sereno tra due pacati anziani, soddisfatti dalla vita e dell’esperienza maturata negli anni; forti delle proprie certezze e gelosi della consolidata routine.
-          -Dice? Avrei detto il contrario, lei sembra molto innamorata: insieme fanno una coppia da copertina.
-          -Già, di un romanzo rosa. – Anna strappò una risata a Tesconi.
-          -Tornando a noi le dico di non preoccuparsi per i lavori, gli operai la disturberanno solo per sette, otto giorni ancora. C’è solo un lieve ritardo perché uno degli uomini si è assentato senza motivo.
-        -  Spero nulla di importante.
-   -  Non so, sembra…volatilizzato, come l’amministratore. – L’avvocato sorrise pensando alla coincidenza. – Nei giorni scorsi Malfatti ciondolava per casa mia e disturbava gli uomini al lavoro, ma da un po’ non risponde neppure al telefono.
-      -    Magari è con la moglie da copertina. – rise Anna -  Bene, allora sa che le dico? A fine lavori festeggeremo con un pranzo condominiale.
-        -  Uno dei suoi menù speciali, cucinato con la signora Norma? –  l’ avvocato speranzoso.


6 commenti:

  1. Terzo racconto del medico con il "senso per i guai"...dopo Apuane e Sciliar siamo nella sua Genova. Alle prese con un condominio particolare. Seguitelo anche qui ➡️ fb.me/mariopinozzi.ledisavventure con un nuovo racconto e il romanzo. Dove sono accaduti gli antefatti.

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  2. la seconda avvincente parte andrà on line l'8 dicembre. preparatevi!

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  3. Bello Marco! Aspetto la seconda (e ultima parte?) con trepidazione!

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