a cura di Sandra Romanelli
Ultimamente mi
è capitato di rileggere una favola dei tempi della mia infanzia. Si tratta di “La
cicala e la formica” di Esopo, rielaborata da Jean de la Fontaine. Ricordo
che quando ero bambina, questa favola non era tra le mie preferite, perché
trovavo esagerata quella morale che asseriva che chi ama la musica e si diverte
a cantare e ballare non raccoglie niente e rimane a mani vuote.
Trovavo
eccessivo il lavoro dell'instancabile formica, che immaginavo sempre vestita
con un grembiule nero, indaffarata come una matta a immagazzinare provviste su
provviste, nonostante quelle accumulate fossero più che sufficienti e mi
dispiaceva che non riuscisse mai a trovare un momento di
riposo o di divertimento.
La cicala e la formica |
Avrei voluto
che all'arrivo dell'inverno, quando la cicala restava infreddolita e senza
cibo, le formiche le avessero dato ospitalità nei loro cavernosi ambienti e
anche un po' di quel cibo che, tutte
insieme, avevano ammucchiato durante l'estate.
Mi sarebbe
piaciuto, ancora di più, che nel formicaio ci fosse una formichina simpatica,
amante della musica, la quale avrebbe ospitato l'improvvida cicala per farla
riparare dalle intemperie della brutta stagione e sarebbe stata felice di
diventare sua amica, di ascoltare e applaudire il suo canto e di rifocillarla,
magari con gli avanzi della sua tavola, che alla cicala sarebbero comunque
bastati per sopravvivere al freddo e alla neve dell'inverno.
Tra le fiabe
che amavo c'era “Biancaneve e i sette nani”, scritta dai fratelli Grimm
e adattata da Walt Disney con i suoi celebri cartoni animati. Biancaneve,
secondo me, nasceva proprio il giorno in cui sua madre si era punta con l'ago,
in una notte in cui la neve aveva imbiancato ogni cosa e il silenzio aveva
coperto ogni rumore. Il vagito di quella piccola creatura, dalla pelle bianca e
dalle gote rosse, era il solo suono che era riecheggiato in quella notte e in
quei freddi giorni.
Da brava
bambina, un po' maestrina come mi sentivo, mi piaceva anche il ruolo che
Biancaneve assumeva con i nanetti, di accudimento e amorevole cura. Invece
vedevo la tremenda strega cattiva come le insidie che incontriamo nella vita e
che, a volte, purtroppo, non risparmiano neppure i bambini.
Biancaneve e i sette nani |
Ma che dire de
“La Bella Addormentata nel bosco”, di Charles Perrault, adattata
anch'essa da Walt Disney. Nel 2014 è
arrivato sugli schermi un film statunitense Maleficent, remake tratto da
questa fiaba e interpretato da Angiolina Jolie nei panni di Malefica, la
strega malvagia. Nel testo originale tutto scorre nell'ordine predestinato,
fino alla fine. Ma che rabbia dover aspettare il bacio di un principe che ti
risvegli, per tornare a vivere!
La bella addormentata |
Io, fin da
piccola, mi impegnavo per essere autosufficiente e fare tutto da me. Da
adolescente pensavo che era buona cosa seguire i consigli dei genitori, ma
nonostante ciò, volevo essere io l'artefice dei miei atti: successi oppure
errori. Tendevo alla dignità della mia autonomia personale. Oggi potrei
essere finalmente e completamente libera
da vincoli, ma invece noto che ora, anche noi adulti, spesso dipendiamo dai
bisogni degli altri, soprattutto da quelli delle persone che amiamo e talvolta
anche dalle nostre necessità che non sempre corrispondono alle nostre
aspirazioni.
C'è una cosa
però, che mi piace della Bella addormentata, è la magia del tempo che si
arresta.
Quante volte
ho pensato che mi sarebbe piaciuto possedere poteri ultraterreni per fermare alcuni momenti straordinari della mia vita:
i più belli, i più felici e magari continuare a riviverli all'infinito! Inoltre
avrei voluto bloccare in tempo gli eventi terribili, per riuscire a non farli
accadere. Sarebbe stupendo se ciò
potesse avvenire nella realtà e non solo nel mondo della fantasia: quanta
felicità in più e quanta disperazione in meno!
La fiaba che
in assoluto, nell'infanzia, mi ha sconvolto di più è stata “Pollicino”
di Perrault, tradotta in italiano da Collodi.
Pollicino |
Quel bambino
abbandonato con i fratellini nel bosco mi intristiva troppo, ma stentavo a
credere che proprio dei genitori, anche se poverissimi, potessero decidere di compiere un'azione così
brutta. Mi faceva paura l'idea dell'abbandono. Quel dolore l'avevo già provato
quando avevo sofferto per la partenza improvvisa (per me) di mio padre, dovuta
a motivi di lavoro in un'altra città e l'unico atto consolatorio era stato
sapere, da mia madre, che presto l'avremmo raggiunto. Infatti questo è avvenuto
e, negli anni successivi, ho voluto rileggere quella storia, più volte: forse
per esorcizzare la paura di un nuovo abbandono.
In seguito, ho
amato la fiaba di Pollicino, perché mi ha fatto capire che la vita prevede
delle difficoltà, delle situazioni problematiche che a un bambino possono
sembrare insormontabili, ma che, al contrario, spesso sono superabili e
affrontandole nel modo giusto si può risolverle.
Amavo
moltissimo le fiabe con gli animali protagonisti, però- a parte “Cappuccetto
Rosso”, scritta in più versioni, da Perrault ai fratelli Grimm, fino ad
arrivare a una versione di Italo Calvino e ai cartoni animati di Walt Disney-, mi piacevano quelle storie
dove i lupi erano o diventavano buoni e le bestie feroci mansuete, oppure quando dimostravano la loro
saggezza nel risolvere i problemi.
Cappuccetto rosso
Di Cappuccetto
Rosso mi piaceva la spontaneità delle azioni di una bambina ingenua: la gioia
di andare a trovare la nonna, di raccogliere fiori, di respirare l'aria pura in
mezzo agli alberi, ma questa felicità veniva presto punita dalle insidie che il
bosco nasconde. Per me, era difficile, però, comprendere, quand'ero piccolina,
che bisogna stare lontano dalle false lusinghe.
Il gatto con gli stivali |
Ho riletto più
volte “Il gatto con gli stivali” nella versione di Charles Perrault, una delle mie fiabe
preferite, dove un simpatico e astuto gatto, dopo molteplici e difficili
avventure, riusciva a fare la fortuna
e la ricchezza del suo padrone povero, fino a farlo diventare il
ricco marchese di Carabas.
C'é un'altra
fiaba , dedicata agli animali, che mi piaceva molto, è : “Il brutto
anatroccolo” di Hans Christian Andersen.
Disprezzato
dai suoi simili, maltrattato e deriso da tutti, in realtà il brutto
anatroccolo racchiude dentro di sé uno
splendido cigno e quando scopre la sua bellezza, nel riflesso dello stagno, è
talmente emozionato e felice da essere ripagato dalle disavventure che ha
dovuto sopportare fino a quel momento.
Ho amato
questa storia non tanto da bambina, quanto da adolescente. Da adulta mi piaceva leggerla a scuola, ai miei
alunni. La ritenevo educativa perché rappresenta una vera e propria metafora
delle problematicità della crescita. I
bambini e gli adolescenti si identificano nelle difficoltà che affronta
l'anatroccolo e, alla fine, comprendono che bisogna accettare le differenze
perché, spesso, si rivelano un vero e proprio apprezzabile dono.
Nel primo anno
della scuola media mi regalarono un libro scritto dalla statunitense Mary Mapes
Dodge: “I pattini d'argento”. La storia si svolge in Olanda tra distese
di ghiaccio, imponenti dighe, mulini a vento e tulipani. I protagonisti sono
due fratelli: Hans e Gretel che, a causa di un incidente accaduto al padre,
vivono in povertà, ma l'affrontano dignitosamente e non perdono la voglia e la
grinta di battersi, nonostante le avversità.
Ricordo che
apprezzai moltissimo questo libro che mi portava in un paese molto lontano dalla mia città, luogo
che immaginavo splendido, per la cura messa dall'autrice nel descrivere i
paesaggi e per i sentimenti che i personaggi esprimono: di positività e di
fiducia nelle proprie capacità .
Però, il
momento più bello della fiaba, per me è sempre stato quello di “Cenerentola”
al ballo, di Perrault, riproposta anche dagli splendidi cartoni animati Walt
Disney .
Cenerentola e il Principe |
Entusiasmanti
i preparativi prima del ricevimento a corte, iniziati grazie all'arrivo della
Fata Smemorina che trasforma una zucca in carrozza, i topini, amici della
sfortunata Cenerentola in quattro splendidi cavalli grigi, il vecchio e stanco cavallo in un imponente nocchiere,
il cane Tobia in un elegante valletto della carrozza. E che dire dell'emozione
di vedere il suo vestito strappato e
consunto diventare un elegante abito di
seta e velluto e le ciabatte brillanti scarpette di cristallo!
Di quella
fiaba conservo tuttora l'idea del limite: “la magia non durerà oltre
mezzanotte! “- avverte la Fata Smemorina.
Cenerentola e la Fata Smemorina
Ed ecco allora
che questa frase coincide, a volte, con i divieti che mi prefiggo. Forse, come
Cenerentola, oggi so che non è bene andare oltre le regole e occorre, sempre,
porsi dei vincoli.
La favola è la voce del sogno che abita nel cantuccio del cuore e canta con l'arpa delle emozioni. Noi lo crediamo e la ringraziamo per il suo dono. Auguri sinceri.
RispondiEliminaGianna e Benito
Grazie a voi per il garbato commento. Tanti auguri di cuore.
EliminaSandra
Ho letto molto volentieri il tuo articolo. Interessante la doppia lettura delle favole. Mi rimanda ai Canti dell'innocenza e dell'esperienza di William Blake, dove i bimbi gioiscono di ogni cosa bella, mentre gli adulti rovinano anche le cose più belle.
RispondiEliminaIsella
Grazie Isella per la citazione di questo interessante poeta inglese del quale desidero citare una frase: "Vedere il mondo in un granello di sabbia e un paradiso in un fiore selvatico, tenere l'infinito nel palmo della mano e l'eternità in un'ora".
EliminaLe fiabe di cui hai parlato mi hanno fatto tornare bambina, con tanta nostalgia di quei tempi... Bravissima Sandra!
RispondiEliminaTina
Ho fatto un tuffo nel passato anch'io, con le fiabe. Grazie, cara Tina.
EliminaSandra
"Finché porterai un sogno nel cuore, non perderai mai il senso della vita".(Gandhi) Un abbraccio. Mariagrazia
RispondiEliminaSì, Mariagrazia, spesso favola e sogno coincidono e ci rimandano alle frasi dette dai grandi. Grazie. Un abbraccio anche a te.
EliminaSandra
E a questo proposito voglio ricordare ciò che ha detto un grande poeta: "Ognuno ha una favola dentro, che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia e l'incanto negli occhi, la legga e gliela racconti." (Neruda)
EliminaSandra