di Tiziana Viganò
“Io stavo inseguendo un’ombra…un personaggio di difficile, sfuggente e mutevole identità: misterioso, indecifrabile”.
La storia
di Samuel ben Nissim Abul Farag (detto
anche Giuda Samuel figlio di Sabbetai Farachio) comincia quando lui ha 15
anni: figlio di un rabbino, parla ebraico, arabo, latino, caldeo e aramaico,
vive nella judicca (il ghetto) di
Caltabellotta in Sicilia nel 1400. E dato che “nomina sunt omina, nel nome
c’è l’augurio” è stato nominato nella duplicità, un nome ebreo e un nome
arabo, un marchio, un destino cui non può sfuggire: nella sua vita sarà una
maledizione o una benedizione?
Era scritto
che Samuel avrebbe parlato molte lingue, professato due fedi senza credere in
nessuna, che avrebbe usato ogni mezzo, anche infame, per diventare altro da sé,
con la sua intelligenza perversa, spietata e crudele. Dall’emarginazione e dal
disprezzo che suscita la sua razza parte lo sgretolamento di un’identità che
dovrà moltiplicarsi per raggiungere denaro e potere, in un’alternanza di ascesa
e cadute che caratterizza la sua vita.
“Perché l’umanità è un immenso
formicaio e se vuoi conoscerla davvero devi trasformarti in formica e viverci
dentro….(Guglielmo vuole) incontrarsi in totale libertà, senza controlli o
barriere, con il sapere e l’ignoranza, la ricchezza e la povertà, l’ingordigia
e la fame, la buonafede e l’inganno, la ragione e l’istinto, la preghiera e la
blasfemia, la felicità e la disperazione. Ma soprattutto penetrare le zone
abissali, oscure e segrete, dove sono moneta corrente la bestialità, la
ferocia, l’infamia, l’ignominia, l’abiezione. E attraverso la loro assunzione
quotidiana mitridatizzarsi contro il veleno di sentimenti debilitanti quali la
pietà e l’amore.”
Così il giovane
ebreo esperto in Cabala e dottrina, si converte al cristianesimo facendo morire
di crepacuore suo padre, va a studiare medicina a Napoli,”per impregnarsi di vita”; poi prende i voti sacerdotali in Sicilia,
dove si vendica della sua stessa razza con prediche integraliste che suscitano eccidi
di ebrei. Con il nuovo nome di Guglielmo Raimondo Moncada – lo stesso del suo
padrino di battesimo, uno degli uomini più potenti della Sicilia di allora - diventa
predicatore di gran fama nella Curia di Roma, godendo privilegi e alto tenore
di vita perché esperto di lingue orientali, protetto da alti prelati. Commesso
furto e omicidio, caduto in disgrazia, persi tutti i suoi beni, scompare, vagabonda
per l’Europa col nome di Guglielmo di Sicilia, professandosi di nuovo ebreo. Riappare
di nuovo in Italia col nome di Flavio Mitridate, prima a Ferrara, poi alla
corte di Federico da Montefeltro, con il compito di ordinare biblioteche
illustri. Infine diventa maestro di
cabala e lingue orientali di Pico della Mirandola, traduttore di una parte del
Corano in latino, va a Firenze e a Viterbo. Le sue colpe non sono però dimenticate
e, una volta scoperta la sua identità, verranno scontate nello Stato
pontificio, dove verrà fatto scomparire in carcere. Ucciso? Fuggito? Nessun
documento storico ne serba traccia. Ma forse vive ancora tra noi, come
suggerisce un ritaglio di giornale capitato tra le mani della scrittore che
dice “ Il 23 novembre il mago di Perugia
Raimondo Moncada al circo Nando Orfei” a Roma in via Cristoforo Colombo
scoprirà i vostri problemi e darà “giuste
soluzioni, felicità e fortuna”….l’ultimo colpo di scena?
Dopo aver
letto “La faccia ferina dell’Umanesimo”,
un pezzo di Leonardo Sciascia scritto nel 1972 come introduzione a un catalogo
del pittore Arturo Carmassi, Andrea Camilleri rimane fatalmente attratto e
intrigato da quel personaggio storico in cui si era imbattuto per caso, come
Sciascia e altri studiosi.
Camilleri scrive
quindi una ricerca storica romanzata e punta solo sul personaggio principale,
che costruisce con grande profondità psicologica, lasciando gli altri a fare da
sfondo: si prende libertà storiche, racconta, usa la sua fantasia, ma ci porta
abilmente nelle vicende di un uomo realmente esistito che, per dirla con S. S.
Nigro rappresenta “Il lato oscuro, la
metà notturna e fosforica dell’Umanesimo raggiante di cultura”. Samuel-Guglielmo-Flavio
non ci è certo simpatico, è assassino mentitore e ladro, ma ha indubbia
capacità, cultura e sconfinata intelligenza, e ci affascina.
Camilleri
vuole “affrontare il segreto di un così
complesso e sfuggente personaggio con le armi della narrazione” quelle del
suo mestiere, il “contastorie” come
si definisce, e se uno storico lo tacciasse di arbitrarietà……”mi farei dare autorevole mano da Calvino, quando scrive che la
letteratura trova il suo potere e la sua verità nella mistificazione, e quindi
«un falso, in quanto mistificazione di una mistificazione, equivale alla verità
all’ennesima potenza»”.
Come sempre
nei suoi libri, Camilleri parla di Sicilia e di Siciliani, questa volta però in
lingua italiana con poche concessioni al dialetto. Per la copertina la Casa
Editrice ha scelto l’immagine di un antico pupo siciliano, la Demogorgone, con tante facce che
guardano in direzioni diverse, giovani vecchie bionde rosse e bianche….mille
facce per un solo protagonista inafferrabile e multiforme.
I lettori
in Italia non sono tantissimi, e sono calati dal 46% del 2012 al 43% del 2013. Camilleri
però rimane da tanti anni uno degli scrittori di maggior successo, una figura fondamentale, e rimarrà indimenticabile.
Il mio
consiglio
Quest’ultimo romanzo ha il ritmo incalzante di un giallo, ricco com’è
di misteri e avventura: non fermatevi a leggere solo i gialli di Montalbano, pur
strepitosi. Conoscere Camilleri anche attraverso gli altri suoi romanzi vi
arricchirà sempre di conoscenze.
Andrea Camilleri (Porto
Empedocle, 1925), regista di teatro, televisione, radio e sceneggiatore. Ha
insegnato regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Ha pubblicato
numerosi saggi sullo spettacolo e il volume, I teatri stabili in Italia
(1898-1918). Il suo primo romanzo, Il corso delle cose, del 1978, è stato
trasmesso in tre puntate dalla TV col titolo La mano sugli occhi. Con la
Sellerio ha pubblicato: La strage dimenticata (1984), La stagione della caccia
(1992), La bolla di componenda (1993), Il birraio di Preston (1995), Un filo di
fumo (1997), Il gioco della mosca (1997), La concessione del telefono (1998),
Il corso delle cose (1998), Il re di Girgenti (2001), La presa di Macallè
(2003), Privo di titolo (2005), Le pecore e il pastore (2007), Maruzza Musumeci
(2007), Il casellante (2008), Il sonaglio (2009), La rizzagliata (2009), Il
nipote del Negus (2010, anche in versione audiolibro), Gran Circo Taddei e
altre storie di Vigàta (2011), La setta degli angeli (2011), La Regina di
Pomerania e altre storie di Vigàta (2012), La rivoluzione della luna (2013), La
banda Sacco (2013), Inseguendo un'ombra (2014); e inoltre i romanzi con
protagonista il commissario Salvo Montalbano: La forma dell'acqua (1994), Il
cane di terracotta (1996), Il ladro di merendine (1996), La voce del violino
(1997), La gita a Tindari (2000), L'odore della notte (2001), Il giro di boa
(2003), La pazienza del ragno (2004), La luna di carta (2005), La vampa d'agosto
(2006), Le ali della sfinge (2006), La pista di sabbia (2007), Il campo del
vasaio (2008), L'età del dubbio (2008), La danza del gabbiano (2009), La caccia
al tesoro (2010), Il sorriso di Angelica (2010), Il gioco degli specchi (2011),
Una lama di luce (2012), Una voce di notte (2012), Un covo di vipere (2013).
Premio Campiello 2011 alla Carriera,
Premio Chandler 2011 alla Carriera, Premio Fregene Letteratura - Opera
Complessiva 2013, Premio Pepe Carvalho 2014.
Ottimo pezzo per uno splendido autore!
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