Il giovane Jean Passerat-Monneyeur, che potrebbe essere ricco ma ha disconosciuto la propria famiglia, esce di prigione, dove ha scontato la propria pena per omicidio. Vagabondando alla ricerca di un posto nel quale sentirsi a proprio agio, incontra alla fermata di un autobus la vedova Couderc, una donna matura che vive nella campagna del paesino di Saint-Amand-Montrond, vicino ad un canale. Qui trova il proprio rifugio e una sorta di tranquillità. Almeno fino a quando sulla sua strada si para l’affascinante Félicie, odiata nipote della vedova, che sarà causa scatenante di un piccolo ma letale inferno di provincia.
La capacità simenoniana di descrivere atmosfere e personaggi per rapide pennellate ed allusioni raggiunge in questo romanzo il suo apice, rendendoci tutto un mondo, e un’epoca, attraverso un paesaggio claustrofobico che va dalla casa della vedova Couderc alla chiusa che ne delimita i confini, e dalla chiusa alla casa dei suoi parenti. Così come claustrofobiche sono le sue atmosfere e le situazioni in cui, volontariamente, si calano tutti i personaggi, protagonisti e vittime al contempo di un destino tutt’altro che fatale, nella misura in cui l’ineluttabilità è determinata dalle scelte dei personaggi, delle quali essi sono pienamente responsabili. Uno dei ritratti umani più straordinari che mai siano usciti dalla penna del grande autore belga.
Il film tratto da questo romanzo (L’evaso di Pierre Granier-Deferre, con Simone Signoret, Alain Delon e Ottavia Piccolo), pur discostandosi ampiamente dalla trama del romanzo, è un piccolo capolavoro del cinema francese, sintomo di quanto si possa rendere grande un’opera anche tradendola.
pubblicato con l'autorizzazione dell'autore e di www.inkroci.it
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