!-- Menù Orizzontale con Sottosezioni Inizio -->

News

mi piace

sabato 3 luglio 2021

Cipro, l'isola che (in parte) non c'è


 Appunti sparsi di viaggio di Marina Fichera

 


L’isola di Cipro è famosa per due motivi: aver dato i natali ad Afrodite, la dea greca dell’amore, ed essere divisa dal 1974, dopo l’invasione da parte dell’esercito turco, tra Repubblica di Cipro a sud-est e Repubblica Turca di Cipro Nord, a nord-ovest. Il problema è che la Repubblica Turca di Cipro Nord è una nazione che per la politica internazionale non esiste, in quanto riconosciuta solo dalla Turchia.

Per questo avevo voglia di andare a vedere con i miei occhi e cercare di capire un po’ di più. Questo viaggio è avvenuto nel marzo del 2018.


                        Sito archeologico di Kouronis – Cipro Sud (foto di Marina Fichera)

Per comprendere come si è arrivati alla situazione odierna occorre fare un brevissimo excursus nella storia dell’isola. Cipro, ponte tra il Mediterraneo e il Medio Oriente, fin dagli albori della storia è stata dominata dalle più ricche e potenti civiltà antiche, assiri, persiani, egizi solo per citarne alcune. Nel Medio Evo divenne terra di conquista di crociati e cavalieri templari, per passare in seguito sotto il controllo di Venezia e infine dell’Impero Ottomano. Protettorato britannico dal 1878, ancora oggi  Akrotiri e Dhekelia, due territori dell'isola, sono occupati da basi militari del Regno Unito.

L’isola divenne indipendente solo nel 1959, ma le tensioni legate alla convivenza tra le comunità greco-cipriote e quelle turco-cipriote sfociarono in un colpo di stato da parte della comunità greca, a cui la Turchia rispose, nel 1974, con la famosa invasione.

Cattedrale gotica del tempo dei crociati a Famagosta – Cipro Nord 

(foto di Marina Fichera)

Kyrenia è la città da cui iniziò l’invasione turca, il 20 luglio del 1974. Dopo la conquista di tutta la zona, il nord-est dell’isola è rimasto isolato per decenni, come sospeso nel tempo, formalmente inesistente. Da qualche anno però sono arrivati i russi - un tassista ci dice che si sono precipitati per usufruire della lasca legislazione fiscale della “nazione che non esiste” - e oggi semplici paesini come Kyrenia sono diventati località à la page, con porticcioli turistici affollati di yacht e grandi ville bianche affacciate sulle incontaminate scogliere e bianche spiagge. Si respira un’atmosfera frizzante e vacanziera anche se siamo solo a metà marzo. E sembrerebbe quasi di essere a Saint Tropez, se non fosse che le donne locali – soprattutto le anziane - sono velate, le insegne dei negozi sono scritte in turco e la specialità locale sono i deliziosi lokum.


Il porto vecchio di Kyrenia – Cipro Nord (foto di Marina Fichera)

Quando l’esercito di Ankara arrivò a Famagosta tutti i greco-ciprioti residenti nella cittadina dovettero scappare precipitosamente, lasciando tutto quel che avevano. Oggi il quartiere di Varosha, ricco sobborgo frequentato dal jet-set mondiale fino al tempo dell’invasione, è circondato dal filo spinato e completamente abbandonato. Sono rimasti solo decine di palazzi affacciati sulla spiaggia, ormai ridotti a scheletri, tra rifiuti e una fauna e flora selvaggia. Purtroppo non è visitabile, ma se volete approfondire il tema e vedere delle belle foto le potrete trovare a questo link: Cipro, vi portiamo tra le rovine della città fantasma di Famagosta (euronews.com)

In ogni caso camminare tra le strade della parte attualmente abitata di Famagosta regala un viaggio in diverse epoche storiche e un alternarsi di emozioni contrastanti.

Girando per la città si possono incontrare vecchi turco-ciprioti, col cappello nero calcato in testa, che giocano a carte in bar fatiscenti accanto a ristoranti di design per turisti – pochi europei e molti russi. Antichi palazzi dai colori chiari che cadono a pezzi, baracchini gestiti da simpatiche vecchiette che vendono aspre spremute di melograno, e ancora cinema turchi abbandonati, con locandine dell’epoca dell’invasione, ormai logore e scolorite, appese fuori dalla porta. Cattedrali gotiche trasformate da secoli in moschee e possenti mura veneziane sulle quali svettano fari e monumenti ai caduti dell’invasione. Ho come la sensazione di giocare una partita a ping pong con il tempo, continuamente rimbalzata tra il Medio Evo, gli anni ’70 e l’oggi.


Cinema turco abbandonato, con locandine degli anni ’70. Famagosta - Cipro Nord 

(foto di Marina Fichera)

Uno dei monumenti più conosciuti della città è la moschea di Lala Mustafà Pasha, che fino al 1571 – anno della conquista di Cipro da parte dell’Impero Ottomano - fu la cattedrale cristiana di San Nicola. La costruzione esterna, come molte altre nella zona, è quella originaria gotico-cristiana ma l’interno è stato riadattato per essere una moschea: morbidi tappeti rossi sul pavimento, pareti bianche e spoglie, grandi lampadari e naturalmente nessun altare nell’abside.  Davvero uno strano ma affascinante mix!


Moschea di Lala Mustafà Pasha a Famagosta - Cipro Nord 

(foto di Marina Fichera)

La città di Nicosia è l’unica capitale divisa al mondo: la parte nord e la parte sud sono infatti separate dalla cosiddetta green line, intervallata da vari check point, gestiti dai militari. Uno di questi è l’ultimo pedonale  esistente in Europa. Per passare bisogna superare vari controlli da entrambi i lati e un ampio corridoio “neutrale” che separa in due la città. Attraversarlo per andare dalla zona greca a quella turca, o viceversa, è come attraversare uno stargate, immagino che l’atmosfera possa esser simile a quella che si respirava a Berlino fino al 1989.


Il check point pedonale di Nicosia (foto di Marina Fichera)

In realtà la differenza principale che si nota tra le due zone della città è che al sud ci sono le chiese greco-ortodosse e al nord le moschee. Al nord inoltre i grandi negozi di abbigliamento e i marchi internazionali sono sostituiti da negozietti e bancarelle. Ma la gente, i loro sguardi e sorrisi, la gentilezza e la sincera ospitalità dei ciprioti, sono esattamente gli stessi.

 

 Mosaico romano a Pafos – Cipro Sud (foto di Marina Fichera)

Il sito archeologico di Pafos, affacciato sulla punta più a ovest dell’isola, poco fuori la brutta cittadina moderna – costruita a misura di turisti inglesi dal tasso alcolico molto elevato - in primavera è un’esplosione giallo, verde e blu. L’aria è profumata di fiori e di mare e, sotto un tiepido sole primaverile e un cielo che si dipinge di rapide pennellate bianche, aggirarsi tra antichi e splendidi mosaici e resti di nobili residenze romane è un’esperienza che ripaga pienamente il viaggio in pullman fatto per arrivarci.

 

Il faro di Pafos in primavera – Cipro Sud (foto di Marina Fichera)

Limassol è una bella città dove andrei a vivere. Adagiata sulla costa sud dell’isola, con un bel lungomare e un interessante centro ricco di siti storici e simpatici localini, vi si respira un’atmosfera rilassata e piacevole. E pensare che a pochi passi c’è la base militare britannica della RAF!


Il mare vicino a Limassol – Cipro Sud (foto di Marina Fichera)

A Larnaca mangio dei buonissimi falafel in un negozietto gestito da un simpatico signore che mi racconta di essere scappato dal Libano – la cui costa è a poche centinaia di chilometri dall’isola - allo scoppio della guerra civile e di aver poi deciso di rimanere in terra cipriota anche dopo la fine del conflitto.

Nella chiesa ortodossa di San Lazzaro sarebbero conservate le spoglie mortali di Lazzaro di Betania, quello del famoso miracolo, che dopo la resurrezione trascorse il resto della sua vita sull’isola di Cipro, di cui fu anche vescovo. Come tutte le chiese greco ortodosse è carica di icone sacre, incensi e oro, che mi scatenano un mix di soggezione e misticismo.

Da quello che sono riuscita a capire parlando un po’ in giro, l’invasione è ancora una brutta ferita per le generazioni over 40, in particolare le greco-cipriote, molto meno per chi è nato dopo il 1974 e non l’ha vissuta in prima persona. Anche al nord si percepisce che la questione non è ancora chiusa e che, in fondo, da entrambi le parti in molti sognano di ritornare, prima o poi, un’unica nazione.

Sono tornata a casa con un carico di bellezza, luminosi colori e intensi profumi primaverili, ma soprattutto con la sensazione di accoglienza e umanità che ho percepito ovunque sull’isola.

 

C’è un’isola che non c’è per ogni bambino, e sono tutte differenti.

Peter Pan

 

4 commenti:

  1. Brava Marina, I tuoi racconti sono sempre molto interessanti!!!

    RispondiElimina
  2. Complimenti Marina, ottima fotografia di un'isola poco conosciuta ma molto bella. Io andai nel '98 e purtroppo non si poteva facilmente andare nella parte turca. Se tu tornassi a Cipro, visita l'interno sui Monti Troodos, dove ci sono i monasteri ortodossi. Brava un viaggio sensoriale. Juanito

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Juanito
      Immagino che anche l'interno dell'isola sia affascinante, se avró occasione ci andró, un caro saluto
      Marina

      Elimina