«Chi lo chiama “cronaca del
paleolitico", chi "bestiario", chi non romanzo. Qualsiasi
cosa sia, Manuela Mazzi ci porta negli anni 80 dei picchiatori» – La
Regione
«Gli anni '80 presi a cazzotti». –
Il Ticino
Negli anni Ottanta, mentre in Italia spadroneggiavano i paninari, un
poco più a Nord, nella Svizzera italiana, nasceva il movimento dei
picchiatori. Non un movimento organizzato, per carità, ma uno spontaneo
fiorire, qua e là, in questo o quel paese, di piccole e grandi bande,
alcune sedentarie, altre motorizzate, dedite alla nobile arte del menar le
mani. Giovanotti, ma neanche giovanotti, spesso poco più o poco meno che
ragazzi, pressoché tutti maschi – con la lodevole eccezione di Cristina
Brusino detta LouLou c’est moi –, impegnati a difendere il
proprio territorio, l’onore delle ragazze, il diritto di stare in santa
pace ai tavolini del bar preferito.
Con una scrittura distaccata – ma che nasconde un po’ d’affetto e un po’
d’ironia – Manuela Mazzi, nel Breve trattato sui picchiatori nella Svizzera Italiana degli anni Ottanta –
nella collana «I fremen» diretta
da Giulio Mozzi –, ci guida a conoscere una “generazione perduta”:
che prima di essere ricondotta – dall’età, dalla naturale evoluzione degli
ormoni, dalle pressioni sociali – a una vita mediocre e innocua come quella
di chiunque, ha tentato di affermare, sia pur rozzamente, la propria
presenza del mondo. Tra tutti, come un piccolo eroe omerico, spicca Matt
Stehnermeier, detto Nitro, pugile per scelta e picchiatore per
vocazione: che oggi, pur diventato padre di famiglia, non rinnega e non si
rinnega: «C’è chi nasce lupo e chi nasce pecora. Io non sono nato pecora.
Non mi piegherò mai a ciò che non ritengo giusto, in nessun ambito».
Naturalmente, è tutto inventato.
«Il Breve trattato è una specie di catalogo, redatto con una
certa burocratica pignoleria», scrive Giulio Mozzi nella prefazione,
«di personaggi che negli anni Ottanta, nella Svizzera italiana, si
distinsero per la loro attività: il picchiare. Personaggi minimi, per
carità, spesso adolescenti o poco più che adolescenti – ma alcuni di loro
avevano iniziato la “carriera” di picchiatori già alle scuole medie, se non
alle elementari –, solo in qualche raro caso protagonisti di episodi di
cronaca di un qualche rilievo, e tuttavia risaltanti quasi come figure
epiche. Sopra a tutti: Matt, il pugile detto Nitro (e condannato,
ovviamente, a fare spesso coppia con Gerry detto Glicerina), principale
memoria storica dell’epoca meravigliosa dei picchiatori. Si parva licet componere magnis, come diceva Virgilio, se si possono
paragonare le cose piccole alle grandi, ecco: questo Breve
trattato è una piccola Iliade, è il poema epico di una
generazione che si è trovata nel disagio e che ha cercato di
sopravvivere nell’unico modo che ha trovato disponibile: picchiando.
«Ma questo libro è anche una sorta di bestiario, come il Libro
degli esseri immaginari di Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero
o il trattato sui Rinopodi (gli animali che camminano sul naso) di Gerolf
Steiner, celebre biologo tedesco; per tacere – anche l’uomo è un animale,
no? – delle Vite di uomini non illustri di Giuseppe
Pontiggia o delle Vite brevi di idioti di Ermanno
Cavazzoni».
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