di Enrico Jessoula
INTRODUZIONE
- IL SEMIDIO -
Con uno sguardo sagace, divertito, ironico, Enrico Jessoula si tuffa nel passato e
ci proietta in un universo “divino” tanto diverso dall’accezione classica
quanto solare e spumeggiante – a tratti irriverente – cui fa da contrappunto
un’antica Roma corrotta e indolente.
Imperdibili gli spassosissimi dialoghi tra
Giove e Giunone che, in un illuministico escamotage
narrativo, irrompono nella storia con accattivante “modernità”.
Un racconto gustoso e pieno di brio che non
mancherà di soddisfare e divertire anche il più esigente dei lettori.
Marilou Ceria
- Maledizione, si è rotto… -
L’imprecazione uscì
spontanea dalla bocca di Iuppiter, quello che noi chiamiamo Giove, mentre rimirava
sconsolato l’oggetto che teneva delicatamente tra le dita, lasciandolo
penzolare floscio davanti agli occhi.
Iuno – la nostra
Giunone – stava ancora ansimando nella nuvola matrimoniale eletta a loro
alcova. Appena ripreso fiato, commentò ridacchiando nervosamente:
- Attento a chi maledici, Iuppi, perché gli dei siamo noi. -
Il gran re degli dei ebbe
un moto di fastidio nell’udire quel nomignolo “Iuppi” che lei usava sempre nei momenti d’intimità. Decise di rimanere
calmo, rivolgendosi alla dea con adeguata dolcezza:
- Iuno, mia adorata, non penserai davvero che
io maledica me stesso! Ce l’ho piuttosto con Sempronio, il mio fornitore
abituale di preservativi. Dovevi sentire con quale prosopopea me li ha venduti,
come ne magnificava le qualità: “Sono in vero budello di pecora giovane,
garantiti contro le rotture anche negli amplessi più turbolenti.” Io avevo
chiesto se non li poteva fare in lattice, ma lui…
- Ma lui? - interloquì Iuno, incuriosita.
- Lui mi ha guardato come se stessi parlando
una lingua sconosciuta, aggiungendo che i suoi erano comunque i migliori di
tutta Roma. Ed ecco il bel risultato: un preservativo distrutto, ridotto a
brandelli - concluse, scagliandolo con stizza alla base della nuvola.
L’accenno ad amplessi
turbolenti provocò nuovamente l’ilarità di Iuno:
- In effetti, Iuppi, questa volta forse hai esagerato. Troppa foga, troppa foga,
a momenti mi facevi cadere dalla nuvola! -
- Senti chi parla,
che ti avranno sentito tutti, giù a Roma, urlare “Venio… venio… venio… ”. E io
avrei dovuto trattenermi? Comunque è tutta colpa tua: lo sai quanto mi eccitano
quelle nuove diavolerie che indossi, le mini-tuniche che ti lasciano scoperte
le cosce… e non solo quelle. -
- Le mie mini-tuniche sono un modello modernissimo
- replicò Iuno piccata, proseguendo quindi con sussiego:
- Devi sapere che saranno di gran moda tra una
ventina di secoli. -
- Anche i preservativi in lattice verranno
disponibili tra una ventina di secoli - commentò Iuppiter, rabbuiandosi - ma
intanto abbiamo combinato un bel pasticcio. -
- Pasticcio… pasticcio… ma quale pasticcio? Non
ti sembra di esagerare? E’ stato bellissimo, Iuppi - mormorò Iuno stringendosi al re degli dei, che di rimando la
guardò incredulo:
- Che dici, femmina, non conosci la legge dei
massimi dei di Roma? E’ vietato, a noi del Gran Consiglio, generarne altri che
possano poi pretendere di farne parte: dodici siamo e dodici dobbiamo rimanere,
per non alterare gli equilibri. -
Iuno rise nuovamente
e più fragorosamente di prima. Si stava proprio divertendo, nel vedere Iuppiter
scuro in volto, a causa di un problema che lei considerava inesistente:
- Non preoccuparti, Iuppi - disse infine, sfoderando il suo
miglior sorriso - non avremo nessun figlio perché io ho preso la pillola. -
- La pillola? Quale pillola? -
- La pillola anticoncezionale - rispose trionfante
Iuno, esibendo un blister del ventunesimo
secolo, con una posizione vuota.
Iuppiter si era sforzato
fino ad allora di rimanere calmo, ma l’ultima, ingenua frase della dea gli fece
montare la rabbia violentemente:
- Sei tanto bella
quanto scema - l’apostrofò in un rigurgito di maschilismo - certo, noi siamo
dei e, come tali, siamo a conoscenza di tutte le cose del passato, del presente
e del futuro: non solo le conosciamo, possiamo anche procurarcele. Dovresti
però sapere che le cose del futuro non esistono ancora; quindi, anche su di noi,
non hanno l’effetto che dovrebbero avere. -
S’interruppe un
attimo, guardando gli occhi attoniti e delusi di Iuno:
- Per essere chiaro fino in fondo, tu puoi anche
prendere la pillola, ma non ha l’effetto anticoncezionale che ti aspetti. -
La verità prendeva
corpo lentamente. Iuppiter era innervosito dallo sguardo esterrefatto di lei e
le parlò bruscamente:
- Copriti intanto, che sennò mi viene voglia di
farlo di nuovo; anche senza preservativo, tanto ormai il pasticcio è fatto. -
Si toccò la barba
nervosamente, prima di concludere con tono ultimativo:
- Non abbiamo altra scelta che l’aborto. -
La parola “aborto”
suscitò una reazione imprevedibile nella dea che si mise a singhiozzare, mentre
cercava di coprirsi sommariamente:
- No, l’aborto no! E’
tanto che desidero avere un figlio da te: bello come te, forte come te, che
faccia innamorare tutte le dee e le donne di Roma. -
Iuppiter non fu
troppo sorpreso da quelle parole, perché ben conosceva l’ansia di maternità che
accomunava tutte le femmine, umane o divine che fossero.
Rimase a lungo
imbambolato, meditando sul da farsi.
Il Gran Consiglio
degli dei di Roma era stato convocato d’urgenza, con un ordine del giorno
decisamente criptico: “Calpurnio”.
Gli dei non erano mai
troppo felici di questo tipo di convocazioni; anche quella volta si
trascinarono pigramente fino al luogo dell’assemblea, diluendo in un intenso
chiacchiericcio gli ultimi raggi del sole al tramonto.
Discutevano blandamente
della convocazione, incuriositi da
quello strano ordine del giorno e dall’apparente assenza di eventi
straordinari, finché non si sparse la voce: “Giunone è incinta”.
La notizia fu portata
dal veloce Mercurius; anzi Mercurio perché da quel momento, per un motivo insondabile,
tutti decisero di sintonizzarsi sull’italiano, tanto che perfino Iuppiter e
Iuno, come vedremo, smisero di usare i loro nomi originali per chiamarsi Giove
e Giunone.
Mercurio non
tralasciò l’aggiunta maliziosa, lo scoop
fatto scivolare sottovoce all’orecchio degli altri dei: “Pare sia stato un
incidente… ”.
Si pentì subito d’averlo
detto, trovandosi davanti lo sguardo terrorizzato di Venere. Sperò di calmarla,
rispondendo alla sua domanda “Ma tu sei tranquillo?” con uno strafottente “Mica
me li faccio fare da Sempronio, io! I preservativi che mi procura Caio sono
realmente indistruttibili.”
Incidente o meno, la
notizia stimolò gli dei ad affrettare il passo verso la sala del consiglio,
dove trovarono Giove e Giunone già assisi ai rispettivi scranni, il che provocò
un mormorio di delusione tra quanti speravano di avere, dalla rotondità del
ventre della dea, la conferma del gossip.
Ma non dovettero
attendere molto per soddisfare la curiosità. Infatti, erano da poco seduti
quando il gran re degli dei, ottenuto a fatica il silenzio, espose la situazione,
spiegando che Giunone voleva a tutti i costi tenere il nascituro, per il quale
aveva già scelto il nome di Calpurnio.
La rivelazione
provocò un nuovo brusio nella sala, con gli dei impegnati a commentare che il
mistero dell’ordine del giorno era finalmente chiarito.
Li interruppe il
vocione di Giove, che ricordò ai convenuti la legge che impediva a due di loro
di generare un altro dio; per questo motivo il Gran Consiglio era invitato a prendere
decisioni importanti sulla sorte del nascituro.
Vi fu un lungo
momento di imbarazzato silenzio, finché Mercurio, continuando ad ignorare gli
sguardi ansiosi di Venere, prese la parola:
- Grande Giove, una soluzione ci sarebbe: privare
il nascituro della sua natura divina, riducendolo a semplice uomo. Pensa come
sarebbe bello: vostro figlio, un bel ragazzo che se ne va in giro per il mondo
e voi che lo seguite da quassù, come in televisione. -
A Giove sembrò una
buona idea e rivolse a Giunone un’occhiata speranzosa. La trovò impietrita, lo
sguardo teso che denotava un’ira a stento trattenuta. La voce della dea uscì
sibilante e aggressiva:
- Non se ne parla nemmeno. E’ un’idea stupida, nemmeno
originale e inoltre… inoltre porta sfortuna. Voglio ricordare che ci ha già
provato un altro dio e, come sapete, non è finita bene. -
Giove si accarezzò la
barba nuovamente, deluso. Si guardò attorno, nella speranza di un nuovo
suggerimento.
Finalmente, Apollo
depose la cetra e si accinse a parlare:
- Cari colleghi - disse - qui la ragione non
basta; ci vuole un pizzico di fantasia, un colpo d’estro per risolvere il
problema. -
Si guardò attorno
compiaciuto della curiosità che aveva suscitato, prima di completare la sua
proposta:
- Riassumendo: Calpurnio non può essere un nuovo
dio per la nostra legge; non può nemmeno essere un uomo perché la cosa non
piace a Giunone, e confesso che ne condivido le perplessità, perciò non resta
che farne un semidio. -
Apollo osservò
soddisfatto gli sguardi interrogativi che rimbalzavano da uno all’altro degli
dei, prima di insistere:
- Calpurnio sarà un semidio: perderà cioè tutte
le prerogative divine meno una. Vivrà con gli uomini ma potrà essere aiutato
dai genitori divini, in particolare da sua madre che sembra così sensibile. -
Un brusio percorse il
Gran Consiglio. La proposta di Apollo faceva discutere animatamente, anche se i
pareri erano in maggioranza favorevoli. Giove non osava guardare Giunone,
temendo un ulteriore diniego.
Giunone prese infine
la parola:
- Mi sembra una proposta interessante, gentile
Apollo. Ad esempio, gli potremmo lasciare l’immortalità. -
S’interruppe, notando
che Apollo scuoteva la testa ancor prima di interloquire:
- No,
cara Giunone, non puoi scegliere tu la prerogativa divina di Calpurnio. Alla
nascita, gli verrà assegnata dal Caso, che terrà conto dei desideri dei
genitori, ma non solo. Tu comunque potrai cercare di proteggerlo, dall’alto
della tua potenza. -
Giunone sembrò
rimpicciolire, raggomitolandosi tra le braccia di Giove. Dopo qualche attimo,
risollevò il capo con fierezza e con voce ferma comunicò la sua decisione:
- Così sia. -
(a giorni la seconda parte)
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