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mercoledì 17 gennaio 2018

La terra che calpestiamo, di Jesús Carrasco

(a cura di Mimma Zuffi)

Ponte alle Grazie - pagg. 176 - € 16,00


Il nuovo romanzo di Jesús Carrasco, dopo l’esordio capolavoro Intemperie, è un libro altrettanto potente e necessario, con cui Ponte alle Grazie è fiero di inaugurare la narrativa straniera del 2018.
Il punto di vista femminile che adotta l’autore, uno sguardo ostile e insieme curioso, sospettoso e al contempo attraversato dal senso di colpa, racconta/inventa la storia del “nemico” attraverso i fantasmi di questa figura umiliata e offesa che gli si presenta alla porta e si pianta lì nel suo giardino: una trovata molto forte e originale per evocare l’orrore della guerra e del colonialismo in un modo indiretto, stimolante e profondo. La terra che calpestiamo è la nostra, e questo scrittore descrive da par suo modo il rapporto di minaccia/attrazione per lo straniero che ci riguarda da vicino.



ACCOGLIERE LO STRANIERO E NON AVERE PAURA,
PERCHÈ CAMBIERÀ LA NOSTRA VITA PER SEMPRE


In questo romanzo, all’inizio del XX secolo, la Spagna è stata annessa al più grande impero che l’Europa abbia mai conosciuto. Ristabilita la pace, le élite militari scelgono un paesino dell’Estremadura come ricompensa per i comandanti a capo dell’occupazione. Eva Holman, moglie di un alto colonnello, vive il pensionamento del marito in uno stato di serenità idilliaca, finché non riceve la visita inaspettata di un uomo che comincerà a occupare la sua proprietà e finirà per invaderle la vita intera. La terra che calpestiamo parla del nostro modo di rapportarci con la terra, con il luogo in cui nasciamo ma anche con il pianeta che ci sostiene. Forme che vanno dall’atroce affarismo esercitato dal potere, fino all’emozione di un uomo che cura i suoi ortaggi all’ombra di una quercia. E tra questi due estremi, la lotta di una donna che cerca il senso autentico della sua vita, da cui è stata la sua stessa educazione a sviarla. Una lettura emozionante, un libro capace di cambiarci.

Jesus Carrasco è nato a Badajoz, in Estremadura, nel 1972 e nel 2005 si è trasferito a Siviglia dove risiede attualmente. Dal 1996 lavora come copywriter pubblicitario, attività che concilia con la scrittura. Intemperie, il suo primo romanzo, è stato la rivelazione dell’editoria spagnola nel 2013. E’ stato venduto in 14 paesi.






Originalità, un lessico estremamente ricco
e un realismo che nasce dal mito.
LA VANGUARDIA


Uno scrittore definito il “nuovo grande talento europeo” dagli editori
e dai giornalisti di tutto il mondo.

Un romanzo vincitore del Premio letterario dell’Unione Europea 2016 e
paragonato dalla stampa spagnola ai libri di J. M. Coetzee.

Una lettura emozionante che si interroga sull’infinita capacità di resilienza dell’essere umano, sul potere dell’empatia e sul rapporto con la terra.
Qualcosa di conradiano pervade una prosa immersa con rigore nei dettagli del contesto, e capace di tradurre gli stati d’animo dei protagonisti nei paesaggi e in azioni anche minute. Un debutto originale e promettente.
LA REPUBBLICA

Un romanzo teso fino all’ultimo, in cui tutto è essenziale, grazie a una visione nitida.
Essenziale la parola, scolpita, come in poesia, nei silenzi. Essenziali i personaggi. Essenziale il paesaggio. Lo definirei il romanzo del figlio impossibile
di Cormac McCarthy e Flannery O’Connor.
Alessandro D’Avenia, LA STAMPA

Ha la forma e il cuore della storia perfetta. La trama si confonde con la natura inclemente
come accade nei romanzi di Corman Mccarthy, Safran Foer, Arundaty Roy.
IL TEMPO



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