(a cura di Mimma Zuffi)
Tea - Pagine: 336 – Prezzo: € 18,00 – Ebook: € 9,99
A
Lecco, sulle sponde del lago, mentre i Badoni forgiano il loro impero di
metallo, un filo sottile ma
indistruttibile come il ferro tiene unita una famiglia tra gioie e dolori, incomprensioni e amore.
Della grande fabbrica non resta più niente, e Villa
Badoni è ormai irriconoscibile. Eppure per Marta, ultima discendente della
famiglia, quella grande casa è ancora un luogo dell’anima, il palcoscenico su
cui, per decenni, si sono dipanate le esistenze delle sorelle Badoni. Come
Laura, la primogenita, ribelle e amante della libertà, che dopo essere scappata
in America per amore di un intellettuale antifascista, torna a casa col cuore
spezzato ma lo spirito indomito. Come Sofia, alla quale uno sfortunato
incidente sottrae troppo presto l’uomo della vita. Come Piera, anima fragile e
solitaria, che riesce a esprimersi davvero solo grazie alla poesia. E come
Adriana, che dedica la giovinezza all’impresa di famiglia, per poi compiere una
scelta apparentemente sconvolgente… Al centro di questo microcosmo tutto al
femminile si staglia lui, il patriarca, Giuseppe Riccardo Badoni: l’imprenditore
visionario dall’ambizione sfrenata, che grazie al ferro prodotto dai suoi
stabilimenti di Lecco diventa protagonista dell’industrializzazione del Paese e
della ricostruzione del secondo dopoguerra; il padre amorevole di undici
figlie, che però non riuscirà mai ad accettare la tragica morte dell’unico erede
maschio, designato alla guida dell’azienda; l’uomo che non si è mai concesso un
momento di debolezza e che tuttavia ha affidato i suoi segreti più intimi alle
pagine di un diario, lo stesso diario che adesso è tra le mani di Marta.
Così, attraverso le voci delle donne di casa Badoni,
prende vita la storia intima di una famiglia straordinaria che ha attraversato
il Novecento italiano.
«Quella casa ha da sempre un’anima più profonda e
contraddittoria. Qualcosa che è sopravvissuto tra gli interstizi dei vecchi
mobili, che anima le fotografie ingrigite dal tempo e i ritratti ormai
scrostati.
Sono spifferi,
pensa Marta, sussurri. Echi di voci
che si perdono nella ruggine degli oggetti e nei fili delle vecchie
federe.
Dentro la villa, questa è la verità, erano nati e
tramontati sogni, amori, desideri. Era passata la vita, e tragicamente anche la
morte, con l’impeto torrentizio che appartiene solo ad alcune delle esistenze
umane. Quell’edificio aveva rappresentato un distillato di umanità, di idee, di
visioni, ma anche un buco nero di libertà e aspirazioni.
Anni di luce, e anni di oscurità. Tutto nel segno di
un uomo. Delle sue intuizioni, delle sue scelte, della sua anima. Suo padre,
Giuseppe Riccardo Badoni.»
Nessun commento:
Posta un commento