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lunedì 7 febbraio 2022

MARIKA

 

(di Marisa Vidulli)

 

Marika ha già 26 anni, insegna in una scuola media, ma non è fidanzata, eppure lo vorrebbe. Marika è bellissima,  ma come nella favola 'tutti la vogliono e nessuno la piglia'.

C'è il collega insegnante di arte e pittore di belle speranze, che insiste per farle il ritratto nel suo studio, ma lei sa bene cosa in realtà vuole e si nega. Si sente zitella. In quella cittadina sul lago dove abita sono gli anni '60 e a quell’ età tutte le sue amiche sono già sposate o fidanzate, alcune già madri e nel suo cuore le invidia. Un pomeriggio, proprio mentre si appresta a fare la pennichella, sua inveterata abitudine, squilla il telefono, lo afferra di malavoglia perché vorrebbe continuare a svestirsi per stendersi e ode una voce squillante che le ordina, non invita, ma dà ordini:


“Dai, esci dal letargo. Vestiti veloce che andiamo in montagna a Livigno! Lì potrai dormire quanto vorrai mentre io e Checco sciamo. Dai, spicciati! Tra un quarto d'ora siamo da te!”

È l'amica del cuore, il suo alter ego, l'amica geniale, conosciuta a 13 anni, argento vivo allo stato puro che da sempre la trascina nelle sue scorribande. Riesce sempre a convincerla e poi quel weekend si presenta desolatamente vuoto, il sonno può aspettare, l'idea è allettante, ma deve fare presto perché a Bella non piace aspettare. Per fortuna che l'equipaggiamento da sci è a portata di mano, benedetta la sua mamma, così ordinata, che le fa ancora la camera e le tiene in ordine i vestiti! Tra uno sbuffo e l'altro l'indossa, un colpo di phon al ciuffo biondo, un filo di trucco, poi afferra la sua one night bag sempre pronta per occasioni di quel tipo: rapide incursioni in terre sconosciute. Ed ecco suonare il clacson: è la sua amica col fidanzato, son già arrivati e l’aspettano al cancello. Scende veloce i quattro piani di scale perché nella casa popolare dove abita l'ascensore non c'è e via verso l'ignoto.

Marika non sa ancora che si sta compiendo il suo destino, il disegno ha già preso forma e come dice il filosofo Zecchi “per non farci cogliere impreparati dal destino bisogna fare attenzione alle coincidenze che ci presenta”.

In montagna infatti incontrerà il suo futuro marito, passeranno 53 anni di felicità, avranno due figli stupendi e una lunga vita insieme. Ancora ora, dopo tanti anni, Marika ringrazia Bella per averla buttata giù dal letto quel pomeriggio di tanti anni prima.

Ah la vita! “Spesso si vive come se fosse per sempre e ci si dimentica degli attimi” diceva Mel Brook, l'attore comico in un suo famoso irresistibile film alle battute fulminanti. Ecco quello era l'attimo da non perdere, per saltare in macchina e cantare lungo il percorso brianzolo ridendo e scherzando. Bella ne sapeva una più del diavolo di canzoni da osteria tipiche della montagna e Checco non era da meno. Da poco tornato da militare, aveva conosciuto Bella e se ne era innamorato con la foga dei suoi 22 anni, ricambiato da quella ragazza dall'argento vivo addosso, che mentre una ne pensava mille ne metteva in atto.

L'estate precedente le due amiche erano state a Londra per tre mesi come ospiti alla pari in una famiglia, combinandone di tutti i colori. A un certo punto Bella aveva preso un aereo ed era andata in Scozia con amici italiani ivi conosciuti; Marika l'aveva accompagnata all'aeroporto e ancora sentiva la voce dell'amica che le gridava:

“scema, non sai cosa ti perdi!”

No, questa volta la gita in montagna e il week end non se li sarebbe persi, anche se non sciava, si sarebbe abbronzata, lei bionda e vanitosissima, sapeva quanto le donasse l'abbronzatura e facesse risaltare gli occhioni azzurri e le fattezze del viso da slava, ereditate dalla madre triestina. Furono proprio quelle fattezze, quel viso pulito e cesellato che colpirono il giovane uomo seduto accanto a lei sul campo da sci, in una pausa tra una sciata e l'altra. Si era seduto sulla sdraio accanto a lei e le aveva chiesto una sigaretta. Lei gliela aveva allungata con fare altezzoso, non voleva sembrare una ragazza facile in attesa di esser rimorchiata. Invece era proprio così: quel giovane bruno, alto, dagli occhi verdi e l'accento genovese l'aveva colpita dritta al cuore, quindi decise che lo avrebbe rimorchiato lei!

Con mossa astuta, dopo averlo salutato, si nascose dietro la cabina della funivia, da lì avrebbe dovuto passare prima o poi per andare a mangiare. Dopo poco lo vide arrivare con la sua macchina verde come i suoi occhi, uscì dal retro della cabina e finse di essersi appena incamminata lungo la strada.

"Signorina vuole un passaggio?” le chiese lui vedendola e sporgendosi dal finestrino con un sorriso accattivante che Marika non avrebbe mai più dimenticato.

“Ma certamente” fu la sua pronta risposta “l'albergo Cervo dove sono alloggiata è a soli 200 metri, appena in fondo alla strada".

Cosa poteva mai capitarle? In 200 metri e in pieno giorno, pensò sentendo le farfalle nello stomaco: era già innamorata persa!

Quando scese, stando attenta a non scivolare sul ghiaccio, lui la sorresse e con un gran sorriso le chiese di rivederla: si diedero appuntamento per la sera stessa. Il mero contatto della sua mano dalla presa vigorosa sul suo braccio, l'aveva lasciata senza respiro! Non poteva che dire sì.

S'incontrarono come pattuito quella sera alle 9 nella piazzuola antistante l'albergo, lui ingranò la marcia della sua Alfa e per prima cosa le chiese se fosse ben coperta, aveva infatti in serbo una sorpresa per lei, e che sorpresa! Si trattava di una gita in slitta sulla neve lungo un percorso circostante il paese, ideato per i turisti. Il vetturino fornì loro coperte di pelliccia molto calde, e ben presto divennero caldi anche loro e scattò il primo bacio. Marika era una ragazza molto seria, ma aveva compreso che ne valeva la pena e che al cuor non si comanda. Fecero ritorno all'albergo dopo circa un'ora e lui le disse:

“allora ti aspetto domani sui campi da sci e non dimenticare le sigarette!” aggiunse, facendole l'occhiolino.

Chissà se aveva capito che era stata Marika a tirare le fila del gioco, nascondendosi dietro la cabina e poi attraversando all'improvviso la strada. Ad ogni modo la storia aveva retto e l'indomani si rividero. Lei si rimise la maglia a righe multicolori della mattina prima; non faceva freddo di giorno, appena il giorno prima, il 21 marzo, era iniziata la primavera. Si pettinò con cura e lo attese al solito posto sulla sdraio. Lui era un provetto sciatore, lei una pigra incallita. Una volta, anni addietro, Bella l'aveva convinta ad affittare scarponi e sci, ma dopo aver attraversato solamente la hall dell'albergo così bardata, lei aveva desistito esclamando:

“ma voi siete matti, gli scarponi son pesanti e mi fan male, gli sci pure! Andate voi, io prendo il sole!”

E quella mattina di primavera, proprio il sole aveva preso nelle vesti di quel ragazzo stupendo con cui fece quasi l'amore in macchina la sera stessa, ambedue incuranti dei gradi sotto zero. Lui, previdente, aveva portato con sé una fiasca di whisky con cui puliva vetri ghiacciati della macchina per poter guidare.

Fecero molto tardi. Al ritorno l'albergo era già chiuso e pur suonando a lungo nessuno apriva, erano le 3 di notte, che fare?

“Non ti preoccupare” disse lui “ti porto da amiche mie di Genova che dormono in una stanza in affitto qui vicino, poi domattina torni in albergo, stai tranquilla”.

Si, tranquilla un cavolo! Appena entrò le ragazze recepirono il messaggio: si sentì un'intrusa, anche perché una voce disse:

“ora quello là ci porta anche le sue conquiste!”

Alla mattina alle 7 Marika tolse il disturbo e scivolò fuori senza far rumore. Assonnata e infreddolita prese il vialetto che portava all'albergo, impaurita dalle strade ancora deserte e da un cane lupo che la seguiva, badando ai fatti suoi, probabilmente in cerca di cibo. Fortunatamente scorse il portiere nel suo gabbiotto e gli fece cenno di aprire. La porta girevole si aprì e finalmente Marika si sentì a casa!

Da quel giorno, il 21 marzo fu festeggiato dai due innamorati, ben presto sposati per 55 anni. La data del matrimonio non era importante, quella del giorno in cui il destino li aveva fatti incontrare sicuramente molto di più!

Siamo state condizionate, limitate, abusate, stuprate. Ogni donna ha una storia da raccontare, ogni donna ha vissuto una storia di abuso, o di sopruso, magari anche solo psicologico. Auguriamoci che le nuove generazioni non debbano più vivere quello che abbiamo vissuto noi. Pensiamo che questo è possibile; speriamo che tutte le lotte e tutti i sacrifici che le donne – e alcuni uomini sensibili – hanno fatto per conquistare diritti sacrosanti non vengano gettati; che non si torni indietro.”

Paola Turci cantautrice italiana 1964

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