di Marisa Vidulli
Lorenza aveva sempre odiato Capodanno sin da ragazza,
avrebbe voluto passarlo ridendo non facendo il count down, che tristezza quei
trenini e sorrisi forzati.
L'unico Capodanno felice lo aveva passato anni addietro a
New York guardando Time Square con suo marito mentre facevano l'amore in modo
superbo affacciati alla finestra dell'albergo!
Non temeva lo svolgersi del tempo, nemmeno adesso che le
rubava più di una volta la capacità di stargli dietro perché lei aveva rallentato il passo. Oppure
lui correva di più,non sapeva dire. Sapeva di Certo che era cambiata la sua percezione di attimi e di anni,
sapeva che teneva ora conto di più cose e aveva perso il capofitto. O meglio,
il capofitto c'era sempre ma era disturbato dal buonsenso, saggio e irritante,
forse inevitabile. Un po' triste.
Un altro Capodanno diverso perché felice era stato quello
passato a Livigno in montagna , dove aveva incontrato l'amore.
Le cose erano andate così, perché la vita ti spiazza
sempre soprattutto quando meno te lo aspetti continua.
La sera del veglione in albergo dove alloggiava- li fanno
sempre come da protocollo - lei scese a malincuore tutta agghindata, ma dopo
un'oretta sgattaiolò via e si rinchiuse in camera sua a guardare la luna che brillava
splendida nel cielo d'inchiostro: si lo aveva notato il ragazzo bruno che la
fissava e ballava il rock in maniera spericolata, salti e piroette, e faceva girare la sua dama come
un fuscello sollevandola oltre le spalle,.
Le aveva chiesto di ballare poco prima e al suo rifiuto
si era scatenato forse per attirare la sua attenzione o per smaltire la rabbia per
il rifiuto a cui non era avvezzo; era infatti il bello della compagnia e tutte
in cuor loro avrebbero voluto essere la prescelta tutte meno Lorenza per
timidezza forse o per paura di innamorarsi di muovo
Era appena uscita da una storia complicata, voleva solo
dimenticare e abbronzarsi, sciare no perché gli scarponi la impicciavano, le
discese non la attraevano la funivia con i suoi seggiolini traballanti nel
vuoto la terrorizzavano.
Mentre era immersa nei suoi pensieri sentì un timido
bussare alla porta come di qualcuno indeciso sul da farsi poi il battito
divenne più insistente e Lorenza rientrò dal terrazzino dove si stava
congelando: chiese chi è e sentita una voce familiare, guardò dallo spioncino,
lo vide, lo riconobbe e aprì la porta.
Ricordando la celebre scena scoppiarono a ridere e poi
ognuno tornò in camera sua con la promessa di rivedersi l'indomani.
Si ritrovarono l'indomani sui campi da sci in una splendida giornata di sole; lui abbronzatissimo con un largo sorriso le venne incontro lei gli sembrò ancora più bella della sera prima perchè non amava le facce impiastricciate e Lorenza aveva un visino pulito da bambina su un corpo - e che corpo- da donna.
Lei fu affascinata dal suo sorriso e notò i denti che
spiccavano bianchissimi sul bel volto abbronzato, insomma la luce della luna
era stata un preludio romantico alla luce del sole che svela la verità nei
minimi particolari e la verità era estremamente piacevole.
No io non scio disse lei, vai tu che mi sembri uno
sciatore provetto io prendo il sole -e acchiappi pensò lui che già la voleva
tutta per sé.
Dopo un paio di discese spericolate per farle vedere
quanto era bravo e poi a lui piaceva quello sport, si sedette sulla neve
accanto a lei e le propose di rivedersi la sera. Le avrebbe fatto una sorpresa
si trattava di una gita su una slitta trainata da un maestro di sci su per la montagnola coperti da calde pellicce, era una
simpatica attrazione per i turisti, ma per loro si sarebbe rivelata magica
Un anno dopo erano diventati marito e moglie, ecco a
parte quei due capodanni pensava Lorenza il 31 gennaio le metteva sempre un po'
di malinconia, come a sottolineare il passare inesorabile del tempo.
LA VITA SI CAPISCE
GUARDANDOSI INDIETRO MA BISOGNA VIVERLA GUARDANDO AVANTI.
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