( di Tatiana Bertolini)
Da Pietroburgo a
Pietrogrado
La
parola Pietroburgo o Petersburg è composta da due termini Pietro e burg,
Questo
termine di origine tedesca sta a significare città (da cui il nostro termine
borgo); quando nel 1914 la Russia entrò in guerra sia con la Germania che con
l’Austria, non parve cosa opportuna mantenere un suffisso di origine tedesca
nella denominazione della capitale. Si preferì usare quello di matrice slava: grad che ha lo stesso significato.
Dal
1915 la capitale dell’Impero Russo fu ribattezzata Pietrogrado.
La morte di
Rasputin
Tra
i luoghi di particolare interesse offerti al turista in visita a S. Pietroburgo
è segnalato il Palazzo Yusupov.
Questo
edificio, come suggerisce la sua denominazione, apparteneva al conte Yusupof,
discendente di una famiglia di origine tatara, che, come richiesto dalle leggi
risalenti a Pietro il Grande, aveva costruito il suo palazzo nella capitale.
La ricchezza e la fastosità di
questa famiglia permisero loro di avere anche un teatro privato all’interno
dell’edificio
Ma la cosa senza dubbio più
curiosa è quanto si può vedere nel seminterrato ovvero la ricostruzione tramite
statue di cera, di un fatto avvenuto la notte del 30 dicembre del 1916 (17
dicembre secondo l’allora calendario russo).
Il
conte Yusupov assieme al granduca Dmitrij Pavlovič, al deputato Vladimir Mitrofanovič Puriškevič, un medico il dottor de Lazovert,
Suchotin, amico della madre di Yusupov e due suoi cognati, aveva invitato nel suo palazzo lo Stareč
Grigorij Rasputin, eminenza grigia della corte dello zar, la cui influenza
aveva ormai superato ogni limite ed ogni decenza.
Gli era stato promesso un
incontro con una donna molto bella ed era stato accompagnato nel seminterrato
in una stanza insonorizzata.
Qui
gli erano stati offerti pasticcini ripieni di cristalli di cianuro e vino
anch’esso avvelenato. Dopo aver mangiato e bevuto (lo Stareč era assai ingordo)
lo stesso appariva ubriaco ma non dava segni di avvelenamento.
Dopo
un veloce consulto con i suoi sodali, nel timore che potesse sopravvivere fino
al mattino seguente, Yusupov gli sparò un colpo ma non riuscì a colpirlo nelle
parti vitali.
Un
altro dei congiurati a sua volta sbagliò la mira, nel frattempo Rasputin era
uscito nel cortile urlando. L’ultimo colpo decisivo lo prese alla testa, poi
per maggiore sicurezza, fu finito anche a colpi di badile.
Il seminterrato
con le statue di Raspuntin e Yusupov
Gli altri
congiurati aspettano nel salotto
Quindi
il suo corpo fu buttato nella Neva gelata, attraverso un foro fatto nel
ghiaccio.
Dopo
diversi giorni una macchia nera si intravvide oltre il ghiaccio, la polizia
intervenuta provvide a recuperare il corpo che fu subito identificato.
Onde evitare episodi di
idolatria, le donne di Pietrogrado si erano già precipitate con i secchi a
raccogliere l’acqua nel punto in cui era stato rinvenuto il cadavere, le
spoglie furono bruciate in un bosco fuori città, mentre a corte la zarina e le
sue figlie rimasero allibite e in preda ad una fatale costernazione.
(segue)
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