!-- Menù Orizzontale con Sottosezioni Inizio -->

News

mi piace

giovedì 24 giugno 2021

LUCIA

 di Marisa Vidulli

 Si narra che Pandora, nell'aprire arbitrariamente il vaso affidatole dagli dei, commise un imperdonabile errore di cui poi ebbe a pentirsi amaramente. Il personaggio di cui sto per narrarvi la storia avrebbe potuto benissimo appartenere a quel famoso mito.

             



Era uno di quei mattini azzurri e luminosi,  dall'aria tersa e chiara che solo a Milano e solamente in certe giornate di riluttanti primavere si possono trovare. Un bel venticello  faceva dondolare le cime degli ippocastani rendendo l'aria, se possibile, ancora più tersa. La primavera si faceva strada, quasi timorosa, in mezzo ai grattacieli, allo smog e ai rumori della città. Lì, lungo i Navigli, era tutto un cicaleccio, un canto, a volte rotto e discordante, altre più musicale e armonioso che sembrava quasi a dire a Giacomo che la Natura gli era amica e partecipe della sua gioia, con quell'aria tersa e pulita, i bianchi cirri che si rincorrevano in cielo e il sole giallo e splendente. Quel giorno infatti si sarebbe sposato.

Avanzava il giovane uomo con passo sicuro verso la chiesina lombarda di mattoni rossi dove tutti lo stavano impazientemente aspettando: amici, parenti e i genitori della sposa. Si sentiva totalmente, beatamente felice, mentre gioiosi pensieri gli galoppavano nel cuore. Tanto felice da prendere a calcetti quei pochi impedimenti che di tanto in tanto si trovavano sul suo cammino. Fossero piccoli ciottoli, scatolette di fiammiferi o lattine multicolori: a tutte dava immancabilmente un allegro colpetto con la punta della scarpa, a cui faceva seguito un 'oplà!' che gli usciva dalle labbra senza che quasi lui se ne accorgesse. Ogni calcio gli ricordava le fatiche superate per arrivare a quel benedetto giorno e ogni volta si rammentava, compiacendosene in cuor suo, della bravura dimostrata nel superare, quasi dribblare, ogni ostacolo. Giacomo aveva infatti atteso a lungo quel momento.

Prima c'era stato il servizio militare, poi le difficoltà nell'avviare lo studio d'architetto e infine la lunga e snervante ricerca della casa - che avevano dei prezzi in quella città neanche fossero costruite d'oro e non di mattoni! Ma ora, finalmente, il grande giorno era giunto.

Giacomo e la sua futura moglie si erano conosciuti sui banchi dell'università: Lucia era alta, magra, aveva lunghe gambe nervose e un seno pieno che contrastava con l'esilità del resto del corpo. Faceva la pendolare tra un paesino della Brianza e Milano, dove Giacomo abitava. Dapprima lei lo aveva quasi ignorato, guardandolo con sufficienza dall'alto dei suoi tre anni in più. In seguito, a poco a poco, si era instaurato tra loro, sia per via dello studio in comune, sia per l'attrazione reciproca, un dialogo, una complicità, un'abitudine a ritrovarsi negli stessi luoghi che si era lentamente tramutata in amore.

Lui no, lui l'aveva amata da subito o quasi. Molte volte era stato solo e aveva sperimentato tutta l'amarezza e l'infelicità di quella condizione e ora ritrovarsi così bene con lei, sapere che anche lei, anche lei si trovava bene con lui... quasi non poteva crederci!

La mamma di Giacomo era morta quando era ancora piccolo, era cresciuto in fretta nella grande metropoli lombarda, guadagnandosi da vivere per mantenersi gli studi. Il padre non lo aveva aiutato perché non poteva, ma anche se avesse potuto non l'avrebbe certamente fatto. Con tutti quei suoi discorsi sui giovani d'oggi, gli sembrava ancora di risentirli: 'eh quando ero giovane io allora si....' No, decisamente avrebbe lasciato che se la fosse cavata da solo anche se fosse stato ricco a palate. Ma soldi in realtà non ce n'erano e poi anche il padre, un anno prima che completasse gli studi, era venuto a mancare e lui era rimasto completamente solo, fino a quando non aveva conosciuto Lucia.

Oggi, però, tutto sembrava perdersi nella lontananza del ricordo, pensieri lieti e meno lieti, mentre lui si sentiva completamente, totalmente felice perché oggi, oggi si sarebbe sposato. Avrebbe messo su famiglia come si suol dire, ma la cosa non lo spaventava, anzi non vedeva l'ora. Aveva già tutto predisposto nella casa progettata da lui personalmente - era diventato architetto nel frattempo - tante belle camere, spaziose e piene di luce per una numerosa famiglia in cui lui sarebbe stato il padre e il tenero marito. Che fortuna era stata l'aver trovato quell'occasione per il terreno, davvero incredibile a ripensarci, ma Giacomo aveva avuto come un presentimento e si era incaponito nel volerlo acquistare anche se Lucia non ne era affatto convinta.

“Così fuori mano, quasi in aperta campagna" diceva "e poi i negozi e la spesa..."

Nossignore! Aveva avuto ragione lui, di lì a pochi anni la zona era esplosa e chi aveva comprato come lui a poco prezzo si era ritrovato con un immobile dal valore quadruplicato.

Oplà! Ecco un altro ostacolo a cui dare un calcio e via, quasi a balzelloni, verso la chiesa. Ormai era quasi arrivato. Lei sarebbe stata lì ad aspettarlo con amici e parenti, tutti con lucciconi agli occhi come si conviene in quelle occasioni, pronti poi a riempirli di granelli di riso e scherzacci quando la cerimonia fosse finita. 'Ma perché la gente non si sposava un po' più spesso?' si chiedeva Giacomo strada facendo. Perché tanti matrimoni civili di quei tempi, così anonimi e grigi, vuoi mettere una bella chiesa tutta addobbata come quella da lui prescelta, che risaliva al Quattrocento, adagiata lungo il Naviglio con la piazzetta antistante che si apriva a ventaglio, col suo bel selciato di granito e il fiume che le scorreva accanto! Vuoi mettere una chiesa così!

Lucia forse avrebbe preferito sposarsi in comune ora che ci pensava, aveva sempre avuto una certa riluttanza per tutto ciò che odorasse d'incenso e di impegno per la vita. Ma Giacomo aveva saputo convincerla. Con affetto, tenerezza e perseveranza l'aveva, come si suol dire, ricondotta alla ragione e poi alla fine, quando mancava proprio un niente perché lei acconsentisse, quel contrattempo. Maria, la sua migliore amica, si era separata dopo solo due anni di matrimonio e lei era ripiombata nel dubbio. Allora a quel punto, trascinatovi proprio per i capelli, Giacomo aveva puntato i piedi e tenuto un muso lungo così per giorni e giorni sino a quando lei non aveva ceduto, si era ravveduta e convinta.

E oggi si sarebbe sposato, in chiesa, come i suoi genitori e i suoi nonni. No, le radici non si spezzano e le tradizioni si devono continuare e poi lui era sicuro! Sicuro del bene che le voleva, della voglia che aveva di proteggerla, di tenerla tutta per sé, sempre accanto a sé, sommergendola di affetto e di passione che di più non si sarebbe potuto, neanche a volerlo. Era quello che aveva sempre sognato. Nessuno in tutta la città, pensava Giacomo, era così felice come lo era lui in quel momento, nessuno poteva sentire battere così intensamente il proprio cuore man mano che si avvicinava, affrettando il passo sempre più, al luogo dove si sarebbero svolte le nozze.

Ma non era stato sempre così. C'erano stati anche i momenti bui, quando pensavano che il denaro non sarebbe bastato per portare a termine la costruzione della casa e soprattutto quando il suo lavoro aveva avuto una stasi a causa del tiro mancino giocatogli dal suo socio. Sì, in quel brutto anno di crisi si erano sentiti veramente scoraggiati tutti e due, ma più Lucia che lui. Giacomo sentiva dentro di sé che tutto si sarebbe aggiustato e anche se non si fosse aggiustato da sé, egli avrebbe difeso con le unghie e coi denti il suo diritto alla felicità. Aveva la corazza lui, mica era fatto di pasta frolla! Lucia invece era più debole, ma si capisce era una donna! Ci avrebbe pensato lui a infonderle fiducia nella vita, quella stessa fiducia che lo riempiva d'amore e di allegria in quella bella mattina di primavera in cui si stava per sposare.

Eccola là la chiesetta sul Naviglio, già gli appariva in lontananza: tutta rossa sullo sfondo azzurrino del cielo. Il campanile del Quattrocento svettava ammiccante e la facciata di stile romanico si allargava in un ampio sorriso mano a mano che egli si avvicinava, o per lo meno così gli sembrava.

Notò subito un che di imbarazzato dipinto sulle facce degli astanti. Uno strano bisbigliare, un abbassarsi sommesso di toni man mano che si avvicinava. Improvvisamente si fece silenzio: era arrivato lo sposo. Ma la sposa non c'era e non sarebbe più arrivata, colta da strane paure, ma soprattutto travolta da quella overdose di affetto che era emigrata per altri lidi. Sembrava incredibile che fosse capitato proprio a lui! Chiuse per un momento gli occhi, come per difendersi dalla ferita di quel sole che ora lo accecava, mentre dentro di lui tutto si faceva oscuro, nebuloso e confuso. 'È presto' si disse, 'prima o poi comincerò a capire perché non è venuta e a farmene una ragione'.

Si abbandonò come colto da un'improvvisa, grande stanchezza su una panchina del sagrato, gli occhi dallo sguardo fisso spalancati sul pezzo di cielo azzurro che incorniciava il bel frontale della chiesetta in stile romanico.

 

 

Nessun commento:

Posta un commento