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sabato 5 giugno 2021

Autopsia di una felicità mancata, di Annalisa Marinelli

(a cura di Mimma Zuffi)

Iacobelli editore -  pagg. 258 - € 18,00 

Un’autopsia senza cadavere: ecco l’insolito compito che la dottoressa Arianna D., anatomopatologa alle soglie della pensione, si vede affidare da Giovanna.

Si tratta di eseguire un’autopsia su una storia d’amore fallita.

Giovanna è un'antropologa italiana di quarantasette anni, sposata, madre di due gemelli preadolescenti che si è trasferita a Stoccolma alcuni anni prima in cerca di uno sviluppo professionale. Inaspettatamente Giovanna s’innamora di un ragazzo svedese molto più giovane di lei. Purtroppo una serie di circostanze stroncano questo rapporto sul nascere, lasciando Giovanna in un dolore dal quale non riesce a guarire. Arianna è perplessa per la stravaganza dell'incarico, ma soprattutto è infastidita dalla banalità della storia d'amore della signora in crisi di mezza età. Istintivamente l'avrebbe liquidata ma gli argomenti di Giovanna la seducono.


Quello che Giovanna chiede ad Arianna è un aiuto per conservare i frammenti raccolti, per evitare di disperderli, cercando di combinarli in un modo che la loro trama abbia un senso, non solo per se stessa ma anche per tante altre persone che si trovano a vivere situazioni simili.

L’autopsia è fatta con gli strumenti della biblioteca anziché con quelli consueti del gabinetto medico legale. In un doppio io narrante, è di Giovanna la cronaca dei fatti amorosi che Arianna mette a verbale mentre è quest’ultima che racconta la relazione che si sviluppa tra le due donne.

Le settimane di ascolto sempre più partecipato sfociano in una sorellanza grazie alla quale Arianna individua il bandolo della matassa che le consentirà di stendere il rapporto autoptico finale: identità della vittima, circostanze e cause della morte. Con un tocco teatrale, Arianna rielabora la storia di Giovanna e trasforma l'autopsia in una sorta di manovra ostetrica che apre la possibilità di una rinascita.

È un romanzo che parla d’amore e di come la nostra civiltà abbia preteso di disciplinarlo. Parla di lingua e linguaggi, di confini e sconfinamento tra nazioni, culture, età, convenzioni sociali e stagioni della vita. Ma anche tra razionalità e follia.

 Annalisa Marinelli vive e lavora in Svezia perché non sa stare dentro i confini. Per vivere infatti fa uno dei pochi mestieri che permetta di mantenere il ventaglio degli interessi il più ampio possibile: l’architetta. L’appassiona tutto quanto abbia a che fare con l’abitare il mondo specialmente nel margine fertile tra il personale e il politico. È anche ricercatrice, attivista politica, mamma, pasticciera a tempo perso e scrittrice. La scrittura le serve per riflettere, decostruire, reinventare. Quando ha creduto di avere qualcosa che valesse la pena condividere, ha pubblicato. Si è trattato prevalentemente di saggi e articoli. I principali titoli a suo nome sono Etica della cura e progetto (2002) e La città della cura. Ovvero, perché una madre ne ha una più dell’urbanista (2015). Autopsia di una felicità mancata è il suo primo romanzo.


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