La mattina del 22 gennaio del 1905, domenica, in tutta la Russia si svolsero imponenti manifestazioni di cittadini che chiedevano allo zar riforme, e migliori condizioni di vita.
A S. Pietroburgo una fiumana percorreva le vie del centro dirigendosi verso il Palazzo d’Inverno, alcuni di loro sollevavano ritratti dello zar, altri icone, alla testa del loro corteo si trovava il Pope G. Gapon un personaggio ambiguo il cui compito era quello di organizzare una sorta di sindacato giallo, in contrapposizione a quello già esistente anche se ancora clandestino.
Essi però non sapevano che non solo lo zar non era in città ma che dall’altra estremità della piazza fosse schierato l’esercito cui era stato dato ordine di sparare. Il tragico bilancio di quella giornata nella sola S. Pietroburgo fu di 130 morti e centinaia di feriti.
La stessa mattanza avvenne anche in altre città tra cui Mosca e Odessa.
Quello che lo zar e i suoi ministri non avevano compreso però era stato che con questo massacro gratuito di uomini e donne inermi e in fondo pacifici, avevano finito con l’alienarsi anche la fiducia e la speranza che i cittadini russi riponevano ancora nel Piccolo Padre come chiamavano essi lo zar.
All’indomani della domenica di sangue la reazione degli industriali chiese misure ancora più dure verso i dimostranti. Bisogna però ricordare che dal regno di Alessandro III in Russia erano continuamente procrastinati e quindi messi in atto i cosiddetti Regolamenti temporanei, ovvero leggi speciali per il mantenimento dell’ordine pubblico.
Ugualmente la risposta a queste uccisioni si fece sentire e la Russia fu attraversata da rivolte che dilagarono in tutto il paese, durante l’estate si ebbero nuovamente scioperi e sollevazioni contadine di massa.
Fino a quel momento infatti, le uniche elezioni che si svolgevano in Russia erano quelle amministrative; il nuovo parlamento, la Duma, si rivelerà un importante elemento per lo svolgimento dei fatti successivi.
Un’altra vittoria che ottennero i lavoratori fu il riconoscimento dei sindacati che fino a quel momento erano stati costretti alla clandestinità.
La Prima Guerra Mondiale
La Russia di inizio secolo
Il
primo censimento nella storia della Russia imperiale era stato fatto nel 1897,
era stata stimata una popolazione di 125 milioni di abitanti suddivisi in 146
fra popoli ed etnie.
Nel
1895 gli impianti con più di 1.000 operai erano il 31% del totale, (13% in
Germania), nel 1907 la percentuale era salita al 39%, nel 1914 il 41% (il
doppio della concentrazione di lavoratori nell’industria statunitense)
Nonostante
ciò, nel 1900, solo l’1,28% della popolazione (1.700.000 abitanti) era
impegnata nell’industria, questa percentuale salirà nel 1913, alla vigilia
della Grande Guerra a 1,4% (2.300.000), e la maggior parte di essi era
concentrata nelle città. Il ministro delle finanze Witte, volendo procedere con
l’industrializzazione della Russia, aumentò la pressione fiscale sui contadini
e ricorse al prestito delle banche estere per ottenere finanziamenti.
Questi
lavoratori, provenienti dalle campagne, erano nel 1913 alfabetizzati per il 92%
e ciò aveva comportato una maggiore presa di coscienza circa le loro condizioni
e i loro diritti.
A
S. Pietroburgo le fabbriche erano concentrate nel quartiere operaio di Vyborg,
a nord rispetto alla Grande Neva, dove in origine era una piccola città
fortezza espugnata da Pietro il Grande. Nel 1891 per la prima volta gli operai
celebrarono la festa del I Maggio.
Nel
maggio del 1896 e nel gennaio de 1897, 30.000 filatori e tessitori, che
lavoravano nella capitale, scesero in sciopero e costrinsero il governo a
passare dalle 13 ore al giorno a 10 ore e mezza. Questa lotta furono in grado
di condurla per conto loro, appoggiandosi solamente al sindacato clandestino,
ma senza aiuti da parte degli intellettuali e dei populisti.
Nel
1903 era stata approvata la legge che istituiva l’assicurazione per gli
infortuni sul lavoro.
Sotto
Nicola II erano continuati i pogrom contro gli ebrei come le politiche di
russificazione, in questo campo però lo zar commise un grave errore ovvero
intraprese la russificazione del Granducato Autonomo di Finlandia.
Fu
designato un governatore russo che impose numerose restrizioni, nel 1901 fu
abolita la libertà di riunione, nel 1902 la sostituzione di funzionari
finlandesi con altri russi; nel 1904 il governatore russo fu assassinato e
anche la Finlandia passò con le forze di opposizione allo zar.
Le
formazioni politiche alla vigilia della I Guerra mondiale erano:
-
Unione di ottobre, ovvero fautori di una monarchia costituzionale
-
Costituzionalisti democratici chiamati cadetti,
una sorta di partito liberale
-
Socialisti rivoluzionari, di ispirazione populista che rivolgevano la loro
attenzione soprattutto verso i contadini.
-
Socialisti democratici di ispirazione marxista.
La I Guerra Mondiale
La
Russia zarista, alleata a quel tempo della Francia e della Gran Bretagna, era
entrata in guerra spinta da diverse motivazioni. Il conflitto che era partito
da un attentato a Sarajevo aveva fornito il pretesto di difendere la causa dei
popoli slavi, ma soprattutto di combattere l’impero austroungarico con il quale
aveva avuto già a che fare al tempo della guerra in Bulgaria. Ugualmente era
necessario riaffermare la propria egemonia sull’Europa centrale, che le era
contesa dall’impero germanico.
In
un primo tempo la Russia aveva ottenuto alcune vittorie contro la Germania, ma
un esercito non adeguatamente preparato e male armato, soprattutto non motivato
(le ragioni della guerra apparivano lontane ed incomprensibili alla popolazione
e agli stessi soldati) già nel 1915 iniziò a rimediare sonore sconfitte.
Una
voce si era levata però contro la guerra: quella dello Stareč Rasputin.
Quest’uomo
aveva capito che, nelle condizioni in cui versava la Russia, un conflitto di
quelle proporzioni avrebbe messo gravemente a rischio la stessa monarchia e se
lo zar fosse crollato anche per lui non vi sarebbe stato scampo. La sua
posizione rimase inascoltata ma sostenendo quella opinione aveva decretato la
sua fine.
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