(a cura di Mimma Zuffi)
É
un’opera di cm. 255 x 130 (formata da 3 tavole, da cm 85 x 230 cad.) in
acrilico e tempera su tavola, esposta nel novembre 2008 al Grand Palais di
Parigi in occasione della collettiva “LA DIVINE COMEDIE”
Ecco
le parole di Patrizia che spiegano come è giunta a questa rappresentazione dell’opera
dantesca:
“Ho
pensato di impostare l’Inferno e il Purgatorio sulla doppia immagine della
barca che apre sia l’una sia l’altra parte della Commedia.
Nell’Inferno
Dante parla della barca che trasporta le anime dei dannati e nel Purgatorio
appare sempre la barca, questa volta con un angelo a prua, che trasporta le
anime attraverso l’espiazione al Paradiso.
Tutta
la composizione è giocata su una
triangolazione, con l’apice verso il basso per l’Inferno e verso l’alto per il
Purgatorio.
C’è
anche una triangolazione prospettica, nel senso che per quanto riguarda
l’Inferno la figura principale è più
grande delle altre e si proietta verso di noi (il peccato ci riguarda molto da
vicino). La figura che invece sta sopra la piramide formata dalle anime del
Purgatorio è la più piccola appunto perché , essendo quasi redenta, si
allontana da noi ( l’essere umano e terreno) e vola letteralmente verso la luce
divina di cui è intrisa ed in cui quasi si dissolve.
Nell’
INFERNO i personaggi sono tutti rovesciati, quelli che non sono arpionati ai
fianchi della barca stanno tutti cadendo verso il buio più totale e verso un
vuoto assoluto, con delle teste di animali scheletrici che sono pronti ad
azzannarli.
Le
fiamme se le portano addosso, nei capelli , e dentro di loro. Il peccato è una
cosa estremamente personale che corrode l’ anima. Anche i colori sono molto
forti , violenti e cupi: sono colori “concreti”, “terreni”, verdi,
viola,violetti, bluastri e rossi. Dal rosso dei capelli, appunto di fuoco, ai
rossi e agli arancioni del riverbero delle fiamme “interiori”.
I
personaggi vengono infilzati da alabarde che arrivano dal basso e che servono a
sostenere tutto l’impianto del quadro.
Il
vertice dalla piramide rovesciata si conclude con un pipistrello bluastro
attaccato ai capelli della dannata più grande.
Nel
PURGATORIO invece i colori si dissolvono, rimangono solo alcuni tocchi di
colori “concreti”, nel rosso e nel verde, sempre più scoloriti delle due figure
che , pur essendosi salvate, ancora guardano e sono rivolte verso il basso. Per
il resto i colori di dissolvono, quasi si uniformano nella nebbia di cui parla
Dante: si sfumano i colori ,che simbolicamente attengono alle cose umane , per
uniformarsi , piano piano, a quella che sarà ,alla fine, la luce “divina” di
cui faranno parte.”
Complimenti,
Patrizia!
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