di Giovanna Rotondo
Cappuccetto Rosso saluta la
mamma sorridendo. La casa della nonna non è distante dalla sua: solo cinque
minuti di strada a piedi. Indossa la mantella rossa con il cappuccio che le ha
cucito la mamma e, per questo, la chiamano Cappuccetto Rosso, ma il suo vero
nome è Rossolina. Quando è nata aveva un bel ciuffo di capelli rossi e
Rossolina sembrava proprio un bel nome per una testolina così vivace.
“Stai sul sentiero
Cappuccetto Rosso, non camminare nel bosco perché da lì non ti vedo”.
Le raccomanda la mamma, come
sempre.
“Va bene, mamma, non ti
preoccupare”.
Cappuccetto Rosso promette,
ma a volte si dimentica, nel bosco ci sono tanti fiori belli e colorati, che
può raccogliere per la mamma e per la nonna. E poi è diventata grande, da
quest’anno va a scuola!
Quasi ogni giorno va a
trovare la nonna, le porta un cesto con delle cose buone da mangiare. La nonna
le insegna a fare i dolci, leggono tante storie e a volte pranzano o fanno
merenda insieme, poi Cappuccetto Rosso torna a casa.
Oggi, mentre raccoglie fiori
sul ciglio del sentiero, le si avvicina un lupacchiotto, ha un aspetto
simpatico, si guarda intorno con aria timorosa, come uno che ha paura di essere
sgridato. A Cappuccetto piace, le sembra un cucciolo come lei:
“Ciao, dove vai?”
“Mah, giravo un po’ intorno,
per passare il tempo. E tu, che fai?”
“Io vado dalla mia nonna,
oggi pranzo con lei”.
“Ah si? e che cosa
mangiate?”
“La mamma mi ha preparato
tante cose buone: la torta e anche una frittata con le uova delle nostre
galline, senti come profuma…”
“Sì, mi viene l’acquolina in
bocca, quasi svengo dalla fame a sentir l’odore…”
“Oh poverino, non hai ancora
mangiato oggi?”
“No, non mangio da ieri. Non
trovo nulla”, risponde triste il lupotto.
“Mi dispiace, ma se non
trovi nulla, qualcuno ti darà ben qualcosa?”, chiede
Cappuccetto Rosso.
“No, nessuno mi dà niente, anzi, mi lanciano le
pietre, quando mi avvicino”.
“Che cattivi! A te cosa
piace mangiare?”
“Tutto! Io dovrei essere
carnivoro, ma sono pronto a diventare onnivoro, pur di mandar giù qualcosa”.
“Magari ti piacerebbe una
bella frittata!” esclama Cappuccetto Rosso.
E così dicendo prende la sua
parte di frittata dal cestino e gliela dà, tutta contenta. Il lupotto
se la mangia in un baleno: mai visto un lupo più felice di lui…
“Ma come ti chiami?”, le
domanda, dopo.
“Rossolina, ma anche
Cappuccetto Rosso per via della mantella rossa con il cappuccio che mi ha
cucito la mamma. E tu?”
“Io sono un lupo, non ho
nome. Se vuoi, puoi darmene uno tu”.
“Sì, mi piacerebbe. Tu mi
sei simpatico. Potrei chiamarti “Macchia”. Hai una macchia bianca sulla fronte.
Ti piace come nome?”
“Sì, tantissimo,
grazie!” sospira il Lupotto emozionato.
“Chiederò alla nonna se
qualche volta puoi venire a farci compagnia”.
“… e magari mangiare una
frittata con voi.” aggiunge lui speranzoso.
“Ora devo andare. Vuoi fare
un pezzo di strada con me?”.
“Molto volentieri”. risponde
il lupacchiotto.
E si avviano per il
sentiero, verso la casa della nonna, chiacchierando.
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