di Enrico
Jessoula
terzo racconto di una Trilogia in Giallo (dal Libro "Martino")
- Commissario, che piacere rivederla. Di nuovo da
queste parti? -
Rosaria fu riscossa bruscamente da quella voce
vagamente conosciuta mentre, fingendo di contemplare assorta la scritta a
caratteri cubitali “Rifugio Venini - m. 1576”, cercava di riportare i battiti
cardiaci al loro ritmo normale.
Le ci volle qualche secondo per riconoscere il volto
di cuoio cotto dal sole, gli occhi chiari e buoni, i vestiti trasandati di
Desiderio, un pastore conosciuto anni prima in un alpeggio della zona dove
produceva e vendeva formaggi; un pastore dall’aspetto rude ma dai modi gentili
e seduttivi che aveva tentato di esercitare anche su di lei.
- Salve, Derio, che sorpresa! Non pensavo di trovarla
qui: ha abbandonato gregge e formaggi per fare la bella vita al rifugio? -
L’uomo scosse vivacemente la testa:
- Non scherziamo, nessun abbandono. Però faccio la
stagione qua, servo i pasti ai turisti: un lavoro meno faticoso e meglio
pagato. -
La osservò con curiosità, restando incantato nel
constatare quanto fosse ancora in perfetta forma. Si riscosse infine:
- Si ferma a pranzo vero, commissario? Le trovo subito
un buon tavolo. -
- Dovrei prima rintracciare mio figlio… - rispose
Rosaria, scandagliando la zona con gli occhi marroni resi ancora più scuri
dagli occhiali da sole.
Martino, il figlio undicenne, una montagna di riccioli
neri sul viso delicato da bambino e il corpo esile e slanciato da adolescente,
era corso avanti e si era già impossessato di una panca e di un tavolone baciati
dal sole. Lei lo raggiunse e prese posto, seguita da Desiderio che con modi
compiti apparecchiò la tavola con tovagliette di carta e annotò le ordinazioni:
polenta ‘uncia’ e Coca Cola per entrambi, più un tagliere di formaggi locali,
di quelli che puzzano a distanza di metri.
- Desidera altro, commissario? - concluse il pastore -
I formaggi sono i miei, naturalmente. -
- Lo sento - le scappò detto - no, Derio, nient’altro
per ora. Ma non mi ha ancora spiegato che fine ha fatto il gregge. -
L’uomo sorrise, mettendo in mostra la dentatura
fortemente irregolare:
- Le mie capre? Niente di nuovo; solo che il mio
figlio maggiore ora ha undici anni e può badare lui al gregge, almeno nei mesi
estivi che non deve andare a scuola. Quanto ai formaggi, ci pensa mia moglie,
con il mio aiuto quando finisco il lavoro qua al rifugio. -
Vide Martino strabuzzare gli occhi: quel ragazzino
aveva la sua stessa età e badava già ad un gregge di capre, mentre lui si
sentiva un eroe solo per il fatto di uscire di casa alle otto e andare a
scuola. Com’era diversa la vita in città!
Quanto a lei, fu sorpresa nell’apprendere che Derio
avesse anche una moglie, oltre a corteggiare tutte le clienti appetibili
invitandole al capanno nel bosco: “dove ho lo strumento più adatto”, era solito
dire, sottolineando il doppio senso con una risatina sguaiata.
Già, le capre. Le avevano incrociate verso la parte
terminale della passeggiata, proprio mentre Rosaria stava considerando con
soddisfazione che quella salita, qualche chilometro di pendenza graduale e
senza strappi, era stata una scelta ottimale per mantenere la forma fisica
senza massacrarsi di fatica.
Si era soffermata a frescheggiare in una delle ultime
zone d’ombra, prima che gli alberi scomparissero del tutto lasciandoli, nell’ultimo
tratto, senza riparo da un sole che bruciava la pelle nonostante l’aria fresca
e leggera.
Al momento di riprendere il cammino si era domandata
se Martino fosse già al rifugio, visto che aveva energie da vendere e aveva
continuato a correre avanti e indietro per tutto il percorso.
Invece, appena superata la curva l’aveva visto pochi
metri più avanti, i riccioli neri luccicanti per il sudore, le gote arrossate, immobile
come davanti a un fenomeno paranormale: il volto intento a seguire con lo
sguardo il gregge di capre che scendeva agilmente per i ripidi declivi del
monte.
Lo aveva raggiunto e si erano soffermati ad osservare
insieme il comportamento degli animali. Su tutte, spiccava una capra leader, un maschio dal pelo grigio
profilato di nero, che si comportava esattamente come un vigile: dirigeva il
traffico emettendo brevi belati… eeh..eeh..
simili al trillo del fischietto per richiamare le caprette che erano
rimaste indietro, allineandole infine sul sentiero che scendeva ripidissimo
verso il lago, laggiù.
Martino era affascinato da quel modo di agire che
rappresentava una scoperta elettrizzante per un bimbo di città.
- Mamma, ma di solito non è un cane che fa questo
mestiere? -
Rosaria l’aveva guardato stranita:
- Che vuoi dire, un cane non può fare la capra. -
Il bimbo apparve infastidito, come sempre quando la
mamma sembrava non capire il nocciolo del problema:
- Volevo dire, non sono i cani da pastore a pilotare
capre e pecore negli spostamenti? Qui invece c’è una capra a capo del gregge,
direi una capra leader - concluse,
indicando l’animale che dirigeva il traffico e che, una volta allineate tutte
le caprette, era corso giù per il pendio a prendere la testa del gregge.
La mamma annuì, perché neanche un commissario di città
aveva mai avuto occasione di notare quel tipo di comportamento. Inoltre, la
corsa in discesa della capra leader
le aveva fatto notare quanto fosse ripido il declivio che, appena fuori dalla
carreggiata, scendeva in picchiata al punto da procurarle un leggero senso di
vertigine, nonostante il manto erboso ne riducesse l’impatto visivo.
I due, seduti al tavolo in attesa della polenta, considerarono
che non avevano visto nessun bimbo occuparsi delle capre, ma non ritennero di
riferirlo a Desiderio per evitare una sgridata al figlio. Dopo tutto, non ce
n’era bisogno: la capra leader era
più che sufficiente.
A fine pasto, Desiderio arrivò con due fette di
crostata e un caffè e si sedette sulla panca, vicino a Rosaria.
“Oddio, non
vorrà mica riprovarci!” pensò la
donna “mi sembra di essere stata molto
chiara, l’altra volta. E poi… non pretenderà di sedurmi qui, davanti a mio
figlio!”
Con una mossa improvvisa, il pastore scivolò sulla
panca avvicinandosi ulteriormente; Rosaria fu sul punto di ritrarsi
istintivamente, ma si trattenne quando capì che l’intenzione dell’uomo era solo
di poterle parlare a bassa voce:
- Ci è mancata, commissario. Avremmo avuto bisogno di
lei la settimana scorsa, quando è scomparsa Ursula. -
- Ursula? - ripeté lei, sorpresa.
- Non ne sa niente? Mi segua - disse lui, prendendole
con noncuranza la mano e guidandola verso l’ingresso del rifugio.
Si fermarono davanti alla bacheca a fianco della
porta, dove un cartello denunciava la scomparsa di una donna, Ursula Rilke di
Heidelberg, chiedendo a chiunque ne avesse notizia di telefonare al rifugio.
A fianco, campeggiava la foto di una donna di
straordinaria bellezza e dallo sguardo luminoso che Rosaria giudicò tra i
trentacinque e i quaranta, un fisico atletico sottolineato dall’abbigliamento
‘tecnico’ da escursionista.
- Come sarebbe a dire, “scomparsa”? Chi se n’è
accorto, con tutta la gente che passa dal rifugio? - domandò Rosaria, perplessa,
approfittando della momentanea distrazione dell’uomo per svincolare la sua mano
da quella ruvida di lui.
- Aveva dormito qui per alcuni giorni e non era
prevista la sua partenza, perlomeno non così presto. Per intenderci, se n’è
andata senza neppure pagare il conto; anche per questo il gestore del rifugio ne
ha denunciata la scomparsa. Ma non solo per questo: le sue cose sono rimaste tutte
qui, lo zaino, il telefonino, l’i-pad, le carte di credito, le medicine -
concluse, abbassando ulteriormente la voce - perfino un blister di pillole anticoncezionali già iniziato. -
- Strano - commentò Rosaria mentre tornava verso il
tavolo, incrociando lo sguardo a punto interrogativo di Martino - comunque, non
sarei stata competente dal punto di vista territoriale: immagino che sia stata
informata la Questura di Como. Il commissario Berta che dice? -
Lui la guardò sorpreso:
- Lo conosce? Quello non ha mai voglia di salire dalle
nostre parti, dicono che non gli piace la Val d’Intelvi; ha affidato
l’inchiesta ad un suo scagnozzo… - vide la donna sobbalzare, per cui si
affrettò a correggere - volevo dire, ad uno dei suoi ispettori, l’ispettore Franchini,
e non abbiamo saputo più niente. -
Il pastore abbassò ulteriormente la voce, per
sussurrarle, quasi all’orecchio:
- Mi domandavo… non potrebbe informarsi lei, commissario?
Almeno per sapere se sono venuti a capo di qualcosa. -
- Derio, lei mi sembra particolarmente accorato su
questa vicenda - ridacchiò, prendendosi gioco di lui - non è per caso che
questa Ursula fosse un’assidua frequentatrice del suo capanno? Perché in tal caso
sarei portata a considerarla come uno dei principali sospettati. -
- Ma cosa dice, commissario - sospirò, guardandola
negli occhi - nel mio capanno c’è appena posto per gli attrezzi. Se vuole
vederlo, l’invito è sempre valido. -
- No, grazie - reagì seccamente Rosaria - come lei sa bene,
non sono una frequentatrice di capanni. -
- Quale capanno? - interferì Martino, incuriosito -
Mamma, perché non andiamo a vederlo? -
Rosaria lo incenerì con un’occhiata, prima di proseguire
rivolta a Derio:
- Quanto alla donna scomparsa, quello che posso fare è
provare a telefonare al commissario Berta con un pretesto qualsiasi, vedo cosa
riesco a inventarmi. Se venissi a sapere qualcosa di utile chiamerò il gestore
per informarlo - concluse, annotando per sicurezza sul cellulare il numero del
rifugio.
- Se vuole il mio numero di cellulare… - azzardò il
pastore.
Lo mise a tacere con un gesto infastidito e si alzò
per iniziare la discesa verso valle.
- Un momento, mamma, devo andare a fare la pipì - la
interruppe il bimbo, avviandosi con passo deciso verso il bagno.
- Ok, ci troviamo dentro, al bancone. Vado a pagare il
conto. -
Quella sera, dopo un pasto frugale perché la polenta
‘uncia’ non ne voleva sapere di subire i normali processi della digestione,
madre e figlio si ritrovarono sul divano con la pelle tirata dal sole sul volto
e sulle braccia.
Rosaria si affrettò a spalmare crema dopo sole su
tutte le epidermidi che erano state esposte alle radiazioni, il cui effetto era
stato enfatizzato dal venticello fresco che non aveva fatto percepire il
pericolo di ustione.
Sorrise nel vedere il naso di Martino bruciacchiato e
le gote rosse:
- Qui ce ne vuole un quintale, di crema dopo sole -
disse, ma Martino si divincolò ben presto per tuffarsi nella lettura di una
marea di depliant, di cui aveva fatto
incetta sia al rifugio che alla Pro Loco di San Fedele.
Lo guardò scartabellare freneticamente e distribuire i
vari opuscoli sul tavolino in un ordine sistematico che lui solo conosceva.
Quando li ebbe collocati tutti, Martino sollevò il
capo riccioluto:
- Perché è così poco nota? -
Rosaria reagì sorpresa:
- Chi, cosa è poco nota? -
- La Val d’Intelvi - ribatté il ragazzo - non la sento
mai nominare da nessuno. Invece è bellissima, dovremmo andarci più spesso. -
- Sono contenta che ti sia piaciuta - fece una pausa
per scegliere bene le parole, prima di proseguire in tono didattico - la Val
d’Intelvi era molto frequentata negli anni ’30… -
- Anni trenta? - la interruppe Martino - che cosa
sono? -
Aveva ragione: un modo di dire, molto diffuso tra le
persone della generazione di Rosaria, non trovava alcun riscontro
nell’esperienza di un ragazzino undicenne, nato nel terzo millennio.
Si accinse con pazienza a spiegare:
- Sono gli anni tra il 1930 e il 1939, parliamo di un’ottantina
di anni fa. A quei tempi non c’erano le autostrade e le automobili, per i pochi
che le avevano, erano lente; perciò si andava in vacanza in località vicine,
come appunto la Val d’Intelvi per chi abitava a Milano e a Como. Poi
costruirono le autostrade, le Alfa Romeo e le Mercedes, il mondo è come rimpicciolito
e sono venute di moda le vette delle Dolomiti, i quattromila metri della Val
d’Aosta, mentre la povera Val d’Intelvi finiva nel dimenticatoio. -
Lo guardò di sottecchi, domandandosi che cosa avesse
capito del suo sproloquio. D’altra parte, come faceva un bimbo undicenne a
recepire il concetto di ‘ottanta anni fa’?
Cercò dunque di ritornare all’attualità:
- A me piace molto; soprattutto per queste passeggiate
non difficili dalle quali riesci sempre a vedere un lago, se non addirittura
due: quello di Como e quello di Lugano. -
Martino rifletté a lungo, incerto se l’idea che gli
frullava in testa fosse giusta oppure una sciocchezza. Infine si decise:
- Hai notato che hanno colori diversi? Il lago di Como
è blu e quello di Lugano verde. -
Rosaria restava spesso stupita dallo spirito di
osservazione del figlio e reagì compiaciuta:
- Bravo, è uno dei motivi per cui mi piace la Val
d’Intelvi. Visto che è piaciuta anche a te, ci andremo più spesso. -
Intuì un momento d’imbarazzo, un’ombra fuggevole negli
occhi del ragazzino, cui seguì un nuovo silenzio prima che di colpo si
rianimasse:
- Sai cos’è l’unica cosa che non mi piace… che mi fa
un po’ paura? Sono le mucche, così libere sulla strada. -
La donna rise di gusto per mitigare la sorpresa:
- Le mucche pascolano sempre libere, che paura ti
fanno? Non sono mica tori che caricano e ti vengono addosso, le mucche non
fanno niente! Hai visto, ce n’era una bella grossa sul ciglio della strada e le
siamo passati accanto senza alcun problema. -
- Sì, ma hai visto lo strapiombo che si apriva verso valle?
-
- Certo, dove andavano le capre. -
- Ma loro sono capre. Noi invece, se per disgrazia
mettiamo un piede giù da quel dirupo non ci fermiamo più. Renditi conto: la
pendenza sarà di sessanta, settanta gradi
- fece una breve pausa - metti caso che una mucca, del tutto involontariamente,
ti urti, ti dia una piccola spinta… hai presente quanto pesa una mucca? -
Rosaria reagì istintivamente, sostenendo che, a sua
memoria, non era mai successo che una mucca avesse spinto un essere umano in un
precipizio. Tuttavia, nel pronunciare quelle parole, avvertì una strana
sensazione di disagio.
Come se non bastasse, Martino sembrò leggerle nel
pensiero:
- Non dovevi telefonare al tuo collega di Como, per
quella donna scomparsa? -
- Sì, hai fatto bene a ricordarmelo, ma non mi sembra
il caso di disturbarlo a casa all’ora del caffè e solo per avere qualche
informazione. Lo chiamerò domani dall’ufficio. -
Ma il bimbo la incalzò nuovamente:
- E perché, secondo te, quella donna avrebbe preso la
pillola, in un rifugio di montagna dove non conosceva nessuno? -
“Diavolo d’un
Martino” pensò Rosaria “come avrà fatto a sentire quello che Derio aveva
bisbigliato a distanza di metri? Inoltre, quando la smetterà di ficcare il naso
nelle inchieste di polizia che non lo riguardano e, in questo caso, non
riguardano neppure me?”
Lasciò scorrere il tempo nel tentativo di dimostrare
scarso interesse all’argomento, prima di ribattere:
- Che ne so? Lo domanderò domani a Berta: magari noi
stiamo qua ad arrovellarci e loro hanno già risolto il caso. -
- Commissario Berta… Andrea? Sono Rosaria Campo da
Milano, ti ricordi di me? -
- Rosaria - la voce di Berta diventò di colpo suadente
- la mia collega preferita, gli occhi più intriganti di tutta la Polizia; come
potrei averti dimenticata? -
Rosaria si domandò perché i suoi colleghi maschi si
sentissero in dovere, tutti senza eccezione, di fare i cascamorti con lei.
Questo nonostante lei si fosse imposta, nell’ambiente di lavoro, di mantenere
sempre rapporti molto professionali. O forse si comportavano così con qualsiasi
donna?
Passò al contrattacco, cercando di raffreddarne gli
entusiasmi:
- Moglie e figli, tutti bene? -
Lui incassò la bordata con calma:
- Sì, tutti bene. Anche se i ragazzini sono quattro e
fanno un casino che basta la metà. E tu? -
- Io cosa… moglie e figli? -
- Ma no, volevo dire… Martino si chiama tuo figlio,
vero? Come se la passa, cresce, diventa sempre più intelligente? -
- Cresce, cresce. Anzi, se lo vuoi come aiutante al
Commissariato di Como te lo spedisco: è attratto da tutti i casi polizieschi
con cui viene a contatto. -
Sentì la risata del collega, finalmente rilassato:
- Se non fosse vietato dalla legge per una questione
di età, mi farebbe proprio comodo un collaboratore intelligente - e dopo un
attimo di riflessione - Rosaria, ora che ci penso, non mi avrai certo chiamato
per queste minchiate. In cosa posso esserti utile? -
Rosaria sapeva bene che andare a interferire con
l’indagine condotta da un collega era un’operazione rischiosa. Per questo
motivo aveva trascorso le prime ore della mattinata smaltendo tutte le email. Era riemersa da quell’attività
intorno alle dieci e trenta, sentendosi alleggerita e di buon umore; ipotizzò
dunque che anche Berta avesse smaltito la sua posta e si trovasse nello stesso
stato di serenità.
L’aveva quindi chiamato, tenendo l’approccio più soft possibile:
- No, anche se non è per una questione importante, ma
una pura curiosità. -
- La curiosità è donna - ridacchiò l’altro - vediamo
se posso soddisfarla, questa curiosità. -
Anche Rosaria ridacchiò nervosamente prima di
rispondere:
- Sai come sono le combinazioni della vita: ieri sono
andata con Martino a fare una gita in Val d’Intelvi e al Rifugio Venini ho
saputo di quella tedesca scomparsa. La cosa mi ha incuriosito e così mi sono
ripromessa di telefonarti per sapere se era stata ritrovata, insomma se il caso
è stato risolto. -
Le parve di percepire nitidamente l’umore del collega
che sprofondava, prima di riemergere con una strategia dilatoria:
- Cosa ti viene in mente, Rosaria, di fare gite in Val
d’Intelvi? Non ci va più nessuno da decenni… -
- Non esageriamo - ribatté lei ridendo - a me piace
moltissimo, si fanno delle gradevolissime passeggiate in montagna con vista
lago. Ma questa volta, sarà deformazione professionale, il mistero della
signora scomparsa mi ha intrigato. A che punto siete, l’avete rintracciata? -
Berta sospirò:
- Voglio essere sincero con te, Rosaria: brancoliamo
nel buio più totale. L’ispettore Franchini, che ha in carico il caso, non sa più
a che santo votarsi perché questa donna è scomparsa senza lasciare la minima
traccia. Abbiamo diramato messaggi a questure, ospedali, polizie di frontiera, finora
senza risultato. Sembra dissolta nel nulla, evaporata. -
Questa rivelazione fu seguita da un lungo silenzio,
tanto che Berta si domandò se non fosse caduta la linea. In realtà Rosaria
esitava, incerta su come proseguire quella conversazione; infine si decise:
- Non mi permetto certo di dare suggerimenti ad uno
esperto come te, soprattutto nelle tue zone - disse, nel tentativo di blandirlo
in anticipo per smorzarne la reazione - ma sai che cosa mi ha colpito, salendo
al Venini? Nell’ultimo chilometro, gli strapiombi a lato della strada sono
impressionanti: basta mettere un piede in fallo e non ti fermi più. -
Sentì un mugugno dall’altra parte:
- E’ la prima cosa a cui abbiamo pensato, ma al
rifugio l’hanno escluso tutti. Sembra che questa Ursula fosse una montanara
espertissima, dotata di attrezzatura quasi da alpinista, addirittura esagerata
per una valle dolce come quella. E’ impensabile che abbia potuto mettere un
piede in fallo su una strada così semplice. -
- Sì, però può sempre capitare un malore, un capogiro.
Oppure - le venne in mente Martino - ci hai mai pensato, se una mucca
spostandosi ti urta leggermente… -
Altro mugugno. Poi:
- Mmm… la teoria della mucca assassina non mi
convince. Non mi risulta che sia mai successo: le mucche sono grosse, ma
proprio per questo si spostano così lentamente che è pressoché impossibile che
una persona esperta si faccia spingere giù nello strapiombo. -
Rosaria Campo pensò che forse aveva già osato troppo,
per cui decise di porre fine alla conversazione:
- Credo proprio che tu abbia ragione. Comunque se
scopri qualcosa fammelo sapere; come ti ho detto, per curiosità… e perché sono
tra i pochi frequentatori della valle. -
- Sono io - disse Rosaria ad alta voce dopo aver
aperto la porta di casa, per evitare che il figlio si spaventasse.
Per tutta risposta arrivò una specie di grugnito, a
segnalare la posizione di Martino.
Appoggiata la borsa del pc sulla sedia in anticamera,
la donna procedette dritta verso la sala. Martino era sprofondato nel divano,
le gambe rannicchiate sotto il corpo, i riccioli neri ad incorniciare un libro
di notevoli dimensioni.
Rosaria ebbe un lampo di tenerezza, come sempre quando
lo trovava in quella postura: il suo ‘sapientino’ non si smentiva mai, sempre
alla ricerca di storie interessanti o di verità scientifiche sconvolgenti.
Entrando, vide gli occhi scuri del bimbo che,
infilandosi tra i riccioli e il bordo del libro, la inquadravano seriosi prima
di lanciarle la rituale domanda di ogni rientro serale.
- Avanti, spara - gli disse, anticipandolo - qual è la
curiosità del giorno? -
Il bimbo non si fece intimidire:
- Hai parlato con il tuo collega di Como? Hanno scoperto
qualcosa su Ursula? -
La domanda non colse il commissario di sorpresa.
Piuttosto, le suscitò la solita punta di irritazione dovuta all’eccessivo interesse
del figlio per i fatti di cronaca nera; un interesse che Rosaria riteneva
inadeguato ad un ragazzino di quell’età.
Cercò di minimizzare e chiudere rapidamente
l’argomento:
- Sì, l’ho sentito. Come prevedevo, buio pesto: la
scomparsa non ha spiegazioni, per ora. -
- Sarà contento il tuo amico pastore - commentò
Martino senza alzare la testa dal libro.
Questa poi! Lo guardò stupita, domandandosi il perché
di una frase del genere. Prese fiato, prima di rispondere piccata:
- Tanto per cominciare, Derio non è un mio amico, ma
solamente un pastore che ho conosciuto casualmente in un alpeggio della valle…
-
- …e che magari ti ha fatto un po’ di corte - interloquì
il bimbo.
- Ma cosa ti viene in mente, mi ci vedi con un
pastore? - reagì lei, sempre più indispettita - Inoltre, non capisco perché
dovrebbe essere contento, visto che è stato lui a segnalarmi il fatto,
chiedendomi di interessarmene. -
Seguirono alcuni secondi di silenzio, riempiti dal
rumore delle pagine girate da Martino. Una tregua di breve durata, perché il
bimbo la incalzò subito dopo:
- A me era parso più interessato ad avere conferma che
la polizia brancolasse nel buio. E, in caso contrario, ad esserne informato per
primo, tanto che ti ha proposto di darti il suo numero di cellulare. -
Stavolta Rosaria rise di gusto:
- Tu devi avere le allucinazioni - disse - e poi non
conosci Derio. Lui il cellulare lo chiede e lo dà a tutte le donne che
incontra, perché si crede un grande tombeur
de femmes, un seduttore incallito. -
- Lo dicevo io, che ti ha fatto la corte! Comunque, se
così stanno le cose è più facile del previsto - ribatté Martino - basta farsi consegnare
il cellulare di Derio e vedere se ha memorizzato il numero di Ursula. E magari
vedere quando è stata l’ultima chiamata… -
- Piantala, Martino - Rosaria reagì stizzita - stai
costruendo un castello di carte su un fatto che non conoscevamo neppure e di
cui, per giunta, io non devo occuparmi. -
Si sforzò di calmarsi e di cambiare argomento,
addolcendo il tono:
- Piuttosto, lo chef
che cosa ha preparato per cena? -
- Ho scongelato il cacciucco e affettato il pane
toscano: c’è solo da abbrustolirlo e strofinarci sopra uno spicchio d’aglio. La
tavola è apparecchiata e se vuoi del vino bianco è in frigo. -
La donna trasecolò di fronte a cotanta efficienza e
concluse:
- Complimenti allo chef,
tra cinque minuti è in tavola! -
Una volta seduti e aggiunto abbondante peperoncino
alla pietanza, Rosaria guardò innamorata quel fenomeno di figlio:
- Piuttosto raccontami tu, cosa hai fatto di bello,
oggi. Oltre al cacciucco, naturalmente. -
Martino rispose con una smorfia di insoddisfazione:
- Ho googlato
‘mucche incidenti’, ‘incidenti causati da mucche’ e altre frasi simili ma ho
trovato solo qualche caso in India, dove le mucche sono sacre e a volte
bloccano il traffico. Devo arrendermi, credo che tu abbia ragione: le mucche
non provocano incidenti in montagna; o quantomeno, non è mai successo finora. -
“Meno male,
questa è andata” pensò Rosaria,
aggiungendo:
- E poi, che altro? -
- Ora stavo leggendo un libro sul comportamento degli
animali. Ti ricordi quella capra che guidava il gregge come fosse un cane
pastore? Bene, sembra che sia una cosa abbastanza normale: nel gregge vige una
gerarchia tra i maschi che sono naturalmente portati a pilotare le femmine. Quello
che prevale diventa un leader come
quello che abbiamo visto noi. -
- Interessante, che libro è? -
- Uno di quelli che mi ha regalato a Natale lo zio
Agostino; dopo cena ti faccio vedere il capitolo specifico. Buono il cacciucco,
dovremmo farlo più spesso. Più di tutto, mi piace da morire il pane
abbrustolito con l’aglio e il sugo di pesce. -
Rosaria pensò che lo zio Agostino, fratello minore del
suo ex-marito, le sarebbe stato simpatico se non avesse insistito a fare strani
regali a Martino. Dissimulò abilmente la sottile contrarietà e, dopo un sorriso
di assenso, allungò il braccio fino a stringere con tenerezza la mano sinistra
del bimbo che giaceva sul tavolo.
Dal quotidiano La
Provincia di Como, prima pagina.
Val
d’Intelvi - ricompare la tedesca scomparsa
Ieri, giornata di mercato a San Fedele Intelvi, il
pastore Desiderio V., già sospettato per l’inspiegabile sparizione della
turista tedesca Ursula Rilke, ha deciso di recarsi con la moglie a fare
acquisti in paese.
Mentre cercavano un parcheggio, la moglie ha avvistato
una donna a un centinaio di metri di distanza, a suo dire identica alla tedesca
scomparsa.
La convinzione che si trattasse di Ursula è stata
subito condivisa da Desiderio che, lasciata la guida dell’auto alla moglie, si
è fiondato lungo la piazza principale per raggiungere la donna, che purtroppo
era nel frattempo sparita.
Nonostante le ricerche dell’uomo, che ha interrogato
numerose persone che si trovavano nei dintorni, non è stata trovata traccia
della donna.
Con grande sorpresa dei coniugi V. l’apparizione si è
ripetuta un paio d’ore più tardi. Mentre stavano facendo acquisti ad una
bancarella, la moglie, signora Norma, ha avvistato la donna sulla soglia della
chiesa parrocchiale. Nuovamente Desiderio si è precipitato all’inseguimento
senza successo, pur chiedendo ai passanti e visitando tutti i bar e i negozi
dei dintorni.
“Sono sicuro che fosse lei, Ursula” ha dichiarato il
pastore ai giornalisti e alla Polizia, cui ha denunciato il fatto; “fosse
capitato una sola volta, ma due… non posso essermi sbagliato, anzi, esserci
sbagliati in due, io e mia moglie. Purtroppo entrambe le volte la distanza era
tale che non sono riuscito a raggiungerla in tempo. Così lei è svanita nel
nulla, misteriosamente” ha concluso sconsolato il pastore.
Effettivamente, due persone che per ben due volte
riconoscono la tedesca a San Fedele è un fatto che fa pensare che Ursula Rilke
non sia affatto scomparsa, ma alloggi ancora in Val d’Intelvi.
Questo fatto, se confermato, chiuderebbe il caso
scagionando gli eventuali sospettati.
L.B.
Da quando, durante la gita con Martino in Val
d’Intelvi, era venuta a conoscenza di quel fatto di cronaca, Rosaria aveva
preso l’abitudine di dare ogni giorno un’occhiata al quotidiano di Como e
provincia. La notizia di quella mattina era troppo sorprendente per non
commentarla subito al telefono con il commissario Berta:
- Ciao Andrea, sono Rosaria. Allora siete a buon
punto, ho letto che la tedesca è ricomparsa. -
Il silenzio che seguì le parve troppo lungo per essere
affermativo, per cui lo sollecitò:
- Andrea… voglio dire… -
- Ho capito benissimo cosa vuoi dire, Rosaria. Mi
compiaccio anche che, oltre ad essere tra i pochi che vanno a fare gite in Val
d’Intelvi, ti sei anche aggiunta a quei quattro gatti che leggono La Provincia,
in genere comaschi doc - ironizzò Berta, prima di proseguire - il fatto è che
manca, come dire, il ‘corpo del non reato’. Cioè, questa persona che Desiderio
e la moglie asseriscono di avere visto, precisa identica alla tedesca, non è
stata trovata. -
Berta sembrava esasperato dalla vicenda, parlava come
un torrente in piena:
- Insomma, o è il fantasma di Ursula, e questo non sarebbe
di buon auspicio, oppure quella donna ha totalmente perso la memoria. Perché
infatti, se è viva, non torna al Venini a riprendersi le sue cose? Risulta che abbia
abbandonato al rifugio lo zaino con tutti gli effetti personali, compreso
telefonino, carte di credito, medicine… -
- Già - intervenne Rosaria - anche l’i-pad. Quello potrebbe contenere
informazioni preziose, ma immagino che l’abbiate già spulciato ben bene. -
- L’i-pad? -
Berta aveva reagito di scatto, sorpreso. Si sentì un rumore di carte, come se
stesse consultando dei documenti:
- L’i-pad non
risulta dalla denuncia del gestore del rifugio. A te chi l’ha detto? -
- Desiderio. Mi era sembrato molto ben informato, tanto
che era entrato in certi dettagli… diciamo intimi sui medicinali. -
Seguì un nuovo silenzio, poi Berta domandò con tono
grave:
- Sei sicura, Rosaria? Perché se il gestore non l’ha
denunciato e noi non l’abbiamo trovato, vuol dire che è stato fatto sparire. Tu
immagini cosa significa, questo. -
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