(a cura di Mimma Zuffi)
Marsilio - pagg. 288 - € 18,00
Se la storia di Peter Pan e della sua
Neverland fa parte dell’immaginario di tutti noi, meno noto è invece il romanzo
che di Peter Pan costituisce l’atto di nascita, L’uccellino bianco,
un “romanzo per adulti” che, come i tanti altri scritti da Barrie, ruota
intorno al tema dell’incapacità di accettare la fine dell’infanzia.
Raccontata in prima persona da un narratore di mezza
età, nel quale è ben ravvisabile l’alter ego dell’autore, è la storia
dell’amicizia – intensa, bellissima e a tratti dolorosa – tra lui e il
ragazzino David: insieme inventano scherzi e giochi, ridono e piangono, e si
raccontano storie. Una di queste, che occupa la parte centrale del romanzo, è
la fiaba di Peter Pan nei Giardini di Kensington, che in seguito
volò via, come il suo piccolo protagonista di soli sette giorni, dal
romanzo-casa in cui era nata, e fu sempre pubblicata da sola, godendo del
successo planetario e inarrestabile dell’altro Peter Pan, il “ragazzo che non
voleva crescere”, e delle sue magiche avventure.
Mentre cadeva nell’ombra – e
ancora ci resta – quell’Uccellino bianco che gli ha dato vita: un
romanzo strano, ricco, originalissimo, commovente e ironico, comico e drammatico,
scritto in un linguaggio innovativo fino al paradosso, in cui le voci e le
storie del bambino e dell’adulto si cercano e si incontrano, si sfidano e si
mescolano in una struttura narrativa anch’essa fluida ed eterogenea, che sembra
voler scardinare dall’interno la forma “adulta” del romanzo realistico
ottocentesco per far posto alle forme e alle parole del gioco,
dell’improvvisazione e della fantasia. Un “mondo di mezzo”, la cui cifra è
quella di una doppia voce che lo attraversa e lo racconta: tra romanzo e fiaba,
tra adulti e bambini, tra male e bene, riso e pianto, sogni e risvegli. E tra
la vita e la morte, come i “bambini perduti” che Peter Pan porterà con sé
nell’Isola che non c’è.
James M. Barrie(1860-1937),
noto al mondo come l’autore di Peter Pan, fu scrittore versatile e prolifico:
racconta la sua Scozia antica e severa in storie ricche di colore e tradizioni,
nonché nella appassionata biografia della madre, Margaret Ogilvy; scrive romanzi
di impianto psicologico e sottilmente autobiografico (Sentimental Tommy, Tommy
and Grizel, The Little White Bird) che tutti ruotano intorno al
tema dell’infanzia e della incapacità
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