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giovedì 2 aprile 2020

IL MONDO AL TEMPO DEL VIRUS


di Giovanni De Pedro

Avvertenze per la lettura:
questo racconto non vuole essere un monito ma soltanto un attimo per sdrammatizzare il momento che stiamo vivendo. Ogni riferimento ad avvenimenti veramente accaduti è puramente casuale. Non abbiate paura che si possa infettare il vostro computer, il mio ha l'antivirus!



Il coronavirus Covid19

Pensavamo di dover soccombere a un' invasione aliena come nel film Independence Day o a una guerra nucleare che avrebbe distrutto la vita in un attimo come nella pellicola The day after o che una meteorite colpisse il nostro pianeta, facendoci fare la fine dei dinosauri, invece siamo stati messi in ginocchio da un nemico piccolo e invisibile che si è intrufolato nei nostri corpi e nelle nostre vite, un virus.
Il “piccoletto” ha girato il mondo, tra l'altro senza pagare il biglietto, sugli aerei, navi e treni; ha conquistato la Cina, l'Australia, si è espanso in Asia, Europa, America e, tra poco, conquisterà anche la Jacuzia e la Kamchatka, territori imprendibili per noi giocatori di Risiko.


Ha fatto sì che ci rinchiudessimo nelle nostre case, cambiassimo le nostre abitudini, ma tutto quello che abbiamo saputo fare per combatterlo è stato infrangere le norme adottate dal governo . Ma la tecnologia ci ha aiutato e ci siamo buttati nelle banalità dei social del nostro tempo.
Con la chiusura delle palestre sono raddoppiate le persone che fanno footing, alcune non sapevano neanche cosa volesse dire footing ma corrono pur di uscire, anche se dovrebbero restare a casa. Io, per fare movimento, nei fine settimana (dopo capirete perché solo nel weekend), scendo a buttare il pattume senza usare l'ascensore, sette piani a scendere e altrettanti a salire, arrivando davanti alla porta di casa con la lingua felpata! Ho visto cose che voi umani non potete immaginare. Ho visto persone bussare ai vicini di casa e offrirgli soldi per portargli fuori il cane, ma loro avevano un gatto; allora gli offrivano il doppio per portare fuori il felino con il guinzaglio che sarebbe servito per il cane! Per andare al lavoro non usciamo ma per fare jogging rischiamo la vita, ma le nostre mamme non ci ripetevano come un mantra il detto “Prima il dovere e poi il piacere”?



Abbiamo scoperto il lavoro da casa, detto in maniera raffinata smart working, eppure è una cosa vecchia come il mondo. Fin dalla notte dei tempi, le “donnine allegre” l'hanno sempre fatto e, per colpa del nostro nemico invisibile, perderanno molti clienti! Io, invece, faccio parte di quelle categorie di lavoro indispensabile, fino a ieri non pensavo di esserlo, e per la prima volta in vita mia sono felice di alzarmi dal letto e dover andare sul posto di lavoro. Ovvio che prima di uscire da casa c'è il momento della vestizione, come un cavaliere medievale che parte per combattere contro un drago, indosso nell'ordine: tuta da sub che non uso dal 1990, tuta protettiva rubata alla NASA durante una visita a Cape Canaveral, scafandro da palombaro ereditato da mio padre che a sua volta l'aveva ereditato dal suo, guanti sterili e mascherina di Hello Kitty che forse non protegge ma fa scena. A questo punto senti lo stimolo di fare un bisognino!
Il virus ha fermato un settore importantissimo per noi italiani, il calcio! Allora, noi, popolo di allenatori ci siamo trasformati in virologi e tuttologi che diffondono rimedi miracolosi a base di vitamina C, cura che da sempre combatte ogni tipo d'influenza, di cui il nemico invisibile se ne fa un baffo, o per raccontare baggianate del tipo: usa un solo paio di scarpe e quando entri in casa toglile subito perché il virus si attacca alle suole. Ma questo virus non si trasmette per vie aeree?
Tutti alla sera facciamo sentire la musica ad alto volume per sentirci uniti, perché l'hanno detto i social e, perché è la moda del momento anche se il virus non guarda se segui la moda o sei “out”, di sangue blu, ricco o povero, colpisce e basta! Dopo una settimana non lo fa più nessuno, perché i blog non rinnovano l'appuntamento! Soprattutto, non dimentichiamo l'arcobaleno con scritto “Andrà tutto bene”, una frase che si sente spesso nei film. Sono sicuro che andrà tutto bene perché c'è una frase che usiamo spesso che dice: “La speranza è l'ultima a morire”, quindi il nostro “piccolo nemico” morirà prima di sconfiggere la nostra speranza.


 
Ora ci proclamiamo orgogliosi di essere italiani, perché prima lo eravamo solo  durante i mondiali di calcio, quando esponiamo le bandiere tricolore ai balconi! Abbiamo spesso criticato il nostro Paese a favore dell'esterofilia, ma non cambierei la nostra capacità, la nostra allegria, la nostra cultura e i nostri paesaggi con nessun altro posto al mondo, rispettando comunque le altre nazioni.
In questo momento ci lamentiamo per non potere abbracciare o baciare nessuno, la maggior parte delle persone che me lo dicono fanno parte di quella categoria che fino a ieri ti mandavano a quel paese o non gliene fregava niente di abbracciarti o di stringerti la mano e allora perché dovrei farlo oggi?
I social ci invitano ad applaudire i medici, gli  infermieri e tutti quelli che rischiano la propria vita, poi applaudiamo chi lavora nei supermercati, gli autotrasportatori,  i magazzinieri che caricano le merci ai camionisti, quelli che producono le merci che i magazzinieri caricheranno ai camionisti e il topolino che alla fiera mio padre comprò! Finito di applaudire ci dobbiamo lavare le mani che a furia di applaudire sanguinano! Dobbiamo farlo ogni ora, se prima non lo facevate dovevate avvisarmi che non vi avrei mai stretto la mano! Adesso, addirittura, ci sono i tutorial che ci insegnano come farlo, perché avevamo bisogno della D'Urso per impararlo, non lo sapevamo fare prima? Mia mamma allora era una tutorial professionista e non lo sapevo?!
Finito di applaudire, finalmente possiamo andare a correre in strada con la scusa di andare a fare la spesa, dove abbiamo imparato a fare le file in maniera ordinata, quindi corsetta sul posto, hop hop! Quando finalmente raggiungiamo l'interno del supermercato prendiamo quello che ci capita, riempiendo il carrello con quel poco che rimane sugli scaffali e così arrivati a casa ci troviamo cose che non volevamo comprare, a me è capitato di scoprire di aver preso pannolini pur non avendo figli e assorbenti, pur non avendo il ciclo!
Il Governo ha pensato a come riempire i vuoti di questa quarantena, pubblicando il famigerato modello di autocertificazione per giustificare le nostre uscite, poi è stato pubblicato il secondo modello, poi l'aggiornamento al secondo modello e, infine, per adesso il quarto modello. Passo le mie serate, senza riuscire a fare altro, compilando i modelli e ho raggiunto la quota record di ventiquattro, il polso mi fa male, ormai in casa ho più modelli che banconote! Sono in attesa del modello Primavera-Estate e di quelli firmati dai migliori stilisti!
Abbiamo compreso, però, che lo stipendio di un medico, che ti salva la vita, non è paragonabile a quello di un calciatore, di cui, in questo momento, non ne sentiamo la mancanza.
Cosa resterà di tutto questo quando il nemico sarà scappato, vinto e battuto? I telegiornali torneranno a parlare di malasanità, del terrorismo islamico, delle guerre in Siria e Libia, degli emigrati e dei loro sbarchi e, speriamo, della violenza sulle donne? Al supermercato, dove oggi le cassiere sono elogiate, si tornerà a lamentarsi perché ci sono poche casse aperte e si formano le file? Intanto in questi giorni la terra ha tremato ancora e mi consolo quando vedo le magnolie  fiorite, quando vedo sul mio balcone sbocciare nuovi fiori, con i loro colori e i loro profumi, è arrivata la primavera! La natura continua il suo corso alla faccia del virus. Guardo gli uccelli continuare a volare felici e librarsi nel cielo ignari di quello che sta succedendo sulla terra.



La natura continua il suo corso
Fotografia di Giovanni De Pedro )

 Eppure il vento soffia ancora
Spruzza l'acqua alle navi sulla prora
E sussurra canzoni tra le foglie
E bacia i fiori, li bacia e non li coglie.
 Eppure sfiora le campagne
Accarezza sui fianchi le montagne
E scompiglia le donne fra i capelli
Corre a gara in volo con gli uccelli.

                                                     da “Eppure soffia” (Pierangelo Bertoli)







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