(a cura di Mimma Zuffi)
ed. PaginaUno - pag. 109 - € 10,00
Non è una novità, è un libro che mi ha affascinato e che consiglio caldamente
Belcher e Hawkins sono due inglesi in territorio irlandese. Più che ospiti della nascente Irlanda, sono veri e propri detenuti che, in seguito, dovranno essere giustiziati. Pur nella loro natura di prigionieri in una guerra civile tra due nazioni così diverse, non hanno fatto fatica a fare amici con i loro “nemici”, giocare a carte, imparare le canzoni o i balli tipici per una serata davanti al fuoco, chiacchierare del più o del meno e inveire contro i capitalisti che creano ad arte guerre per arricchirsi. La guerra, però, ha le sue regole ineluttabili, soprattutto quella per un’agognata indipendenza. Tutto deve avere una fine, anche quel periodo di pace apparente tra i popoli, sotto i colpi di un battaglione. Il sangue scorre nella terra di smeraldo. I Volontari dell’Ulster si riuniscono per staccarsi dagli odiati britannici, fondano il Sinn Fein, tramutandosi nel braccio armato e più “arrabbiato” dell’IRA.
Chi non collabora alla causa è una spia, un dissidente, qualcuno da evitare. Come Jumbo, quell’uomo violento, che picchia la moglie e pensa solo a sbronzarsi. Per sopravvivere, lei è costretta ad affidarsi a Pa Kenefick, il capo della lotta che ha sempre una risposta per tutti. L’esasperazione trasforma la donna in delatrice. Nel vicolo tutti sanno come far pagare i conti agli oppositori. Proprio nei vicoli, l’Irlanda si fonde, tra casupole basse e fuliggine, fogne a cielo aperto e tazze di tè con tante chiacchiere. Chi può cerca di rialzare la testa e aprire piccole attività, come Kate e sua sorella Ellen a Blarney Lane, entrate di diritto nelle leggende popolari di Cork. Chi le ha conosciute sa che a casa loro si cela qualcosa di strano. Ma in fondo, non è questo parte integrante del famoso folklore irlandese?
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