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lunedì 14 febbraio 2022

SONO SCESI I LUPI DAI MONTI, di Piero Tarticchio

 (a cura di Mimma Zuffi)

Mursia - pagg. 218 - €  17,00


IN OCCASIONE DELLA GIORNO DEL RICORDO

LA TOCCANTE TESTIMONIANZA DI PIERO TARTICCHIO COSTRETTO A DIVENTARE ADULTO A 11 ANNI DOPO CHE SUO PADRE FU INFOIBATO DAI PARTIGIANI DI TITO

 

In libreria “Sono scesi i lupi dai monti”, la toccante testimonianza del poliedrico pittore, scrittore e giornalista Piero Tarticchio, che racconta in prima persona la sua vita, come suo padre fu infoibato dai partigiani di Tito e come, a soli 11 anni, fu costretto a diventare adulto. Corredato da un ricco inserto fotografico, questo libro è un’importante testimonianza storica che smuove nel profondo l’animo del lettore.

 

Come scrive nell’introduzione Gianluca Poldi, Piero Tarticchio “ha saputo rimettere in moto la storia nel segno dell’equilibrio, della pacatezza, dove la cronaca si mescola allo sguardo del sé bambino, e alle considerazioni filtrate da decenni di rielaborazione da parte di quel bambino divenuto adulto, presentandosi al lettore con mirabile semplicità, con la forza del disastro percepito e che sarà immane. Tutti sono vinti, in fondo, nella vicenda istriana, ma non tutti sono innocenti, e alcuni hanno saputo rielaborare e rimettere le evidenze storiche nella corretta luce.”

 I massacri delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata hanno segnato un capitolo doloroso della storia italiana del XX secolo. All’interno di questa terribile cornice, Piero Tarticchio racconta in prima persona la sua vita e quella di suo padre infoibato nel 1945. In una scrittura, ora romanzesca ora diaristica, i ricordi personali scorrono e si ricompongono intorno al racconto corale del popolo istriano.

 «Le sparizioni di persone innocenti gettate nelle foibe segnarono l’inizio dell’agonia del popolo istriano. La stragrande maggioranza degli italiani abbandonò ogni avere e intraprese un esodo di proporzioni bibliche. Una sorta di fuga senza ritorno. Uno sradicamento avvenuto nel silenzio e nell’indifferenza dei fratelli italiani dell’altra sponda dell’Adriatico. Una morte civile senza funerali, senza segni di lutto, né di cordoglio, senza lapidi, senza alcun tipo di commemorazione, tantomeno accenni sui testi di storia per le scuole italiane.»

 

Uno spaccato di Storia tenuto sottotraccia per cinquantasette anni e qui esposto come un affresco avvincente e coinvolgente nel quale l’Autore illustra, con emozione e forza, l’odissea di quanti hanno subito le conseguenze di una tragedia non ancora del tutto condivisa. Un libro dal titolo evocativo perché come scrive lo stesso Tarticchio «Come il lupo, la cui zampa è rimasta imprigionata nella tagliola, che pur di raggiungere la libertà non esita a staccarsi a morsi l’arto imprigionato, altrettanto stanno facendo gli istriani strappando le radici che li legano alla loro terra e se ne vanno abbandonando tutto. E questo non è un atto di coraggio, ma la paura che viene dalla disperazione.»

 

Piero Tarticchio (Gallesano - Pola, 1936), pittore, scrittore, giornalista, vive e lavora a Milano 2 - Segrate. Presidente del Centro di Cultura Giuliano-Dalmata, ha diretto il periodico «L’Arena di Pola». Per quarantadue anni ha operato come creativo nel campo della comunicazione visiva nelle principali agenzie di pubblicità. Ha disegnato la stele del Monumento in ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata in Piazza della Repubblica a Milano. Con Mursia ha pubblicato La capra vicina al cielo (2015) e Maria Peschle e il suo giardino di vetro (2019).

 

Di lui scrive Gianluca Poldi nell’introduzione «Piero Tarticchio è un artista, uno di quegli uomini che più di altri ha saputo individuare un nucleo generativo su cui lavorare con molteplici mezzi: grafica, pittura, scrittura. Un nucleo che sono le sue radici di esule istriano, che da italiano di oltre-Adriatico ha tuttavia, paradossalmente, dovuto lottare per integrarsi nel tessuto della sua stessa patria Italia, e in questa lotta fin da ragazzo ha affinato sensibilità e mezzi, quelli della propria arte di uomo. Integrato ma pur sempre esule, perennemente vivo nella tensione tra passato remoto – soverchiante nel ricordo – e presente, o forse si direbbe meglio tra passato vivente e presente remoto.»



 


-    Foto Piero Tarticchio durante l’inaugurazione del Monumento in ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, Milano, Piazza della Repubblica, 10 ottobre 2020.



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