(a cura di Mimma Zuffi)
Mursia - pagg. 218 - € 17,00
IN OCCASIONE DELLA GIORNO DEL RICORDO
LA TOCCANTE TESTIMONIANZA DI PIERO TARTICCHIO COSTRETTO A DIVENTARE ADULTO A 11 ANNI DOPO CHE SUO PADRE FU INFOIBATO DAI PARTIGIANI DI TITO
In libreria “Sono
scesi i lupi dai monti”, la
toccante testimonianza del poliedrico pittore, scrittore e giornalista Piero
Tarticchio, che racconta in prima persona la sua vita, come suo padre fu
infoibato dai partigiani di Tito e come, a soli 11 anni, fu costretto a
diventare adulto. Corredato da un ricco inserto fotografico, questo libro è
un’importante testimonianza storica che smuove nel profondo l’animo del
lettore.
Come scrive
nell’introduzione Gianluca Poldi, Piero Tarticchio “ha saputo
rimettere in moto la storia nel segno dell’equilibrio, della pacatezza, dove la
cronaca si mescola allo sguardo del sé bambino, e alle considerazioni filtrate
da decenni di rielaborazione da parte di quel bambino divenuto adulto,
presentandosi al lettore con mirabile semplicità, con la forza del disastro
percepito e che sarà immane. Tutti sono vinti, in fondo, nella vicenda
istriana, ma non tutti sono innocenti, e alcuni hanno saputo rielaborare e
rimettere le evidenze storiche nella corretta luce.”
Uno spaccato di
Storia tenuto sottotraccia per cinquantasette anni e qui esposto come un
affresco avvincente e coinvolgente nel quale l’Autore illustra, con emozione e forza,
l’odissea di quanti hanno subito le conseguenze di una tragedia non ancora del
tutto condivisa. Un libro dal titolo evocativo perché come scrive lo stesso Tarticchio
«Come il
lupo, la cui zampa è rimasta imprigionata nella tagliola, che pur di
raggiungere la libertà non esita a staccarsi a morsi l’arto imprigionato,
altrettanto stanno facendo gli istriani strappando le radici che li legano alla
loro terra e se ne vanno abbandonando tutto. E questo non è un atto di
coraggio, ma la paura che viene dalla disperazione.»
Piero Tarticchio (Gallesano -
Pola, 1936), pittore, scrittore, giornalista, vive e lavora a Milano 2 -
Segrate. Presidente del Centro di Cultura Giuliano-Dalmata, ha diretto il
periodico «L’Arena di Pola». Per quarantadue anni ha operato come creativo nel campo
della comunicazione visiva nelle principali agenzie di pubblicità. Ha disegnato
la stele del Monumento in ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo
giuliano-dalmata in Piazza della Repubblica a Milano. Con Mursia ha pubblicato La
capra vicina al cielo (2015) e Maria Peschle e il suo giardino di vetro
(2019).
Di lui scrive Gianluca
Poldi nell’introduzione «Piero Tarticchio è un artista, uno di
quegli uomini che più di altri ha saputo individuare un nucleo generativo su
cui lavorare con molteplici mezzi: grafica, pittura, scrittura. Un nucleo che
sono le sue radici di esule istriano, che da italiano di oltre-Adriatico ha
tuttavia, paradossalmente, dovuto lottare per integrarsi nel tessuto della sua
stessa patria Italia, e in questa lotta fin da ragazzo ha affinato sensibilità
e mezzi, quelli della propria arte di uomo. Integrato ma pur sempre esule,
perennemente vivo nella tensione tra passato remoto – soverchiante nel ricordo
– e presente, o forse si direbbe meglio tra passato vivente e presente remoto.»
-
Foto Piero Tarticchio durante
l’inaugurazione del Monumento in ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo
giuliano-dalmata, Milano, Piazza della Repubblica, 10 ottobre 2020.
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