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mercoledì 8 ottobre 2014

Vincent van Gogh, uomo e artista

Una bella esposizione organizzata dal Comune di Milano,  quella che vedremo a Palazzo Reale dal 18 ottobre 2014 all’8  marzo 2015.  Ci mostrerà un Van Gogh insolito: l’uomo legato alla terra,  al lavoro degli umili che lui comprende e ama e con cui si sente più a suo agio, lontano dalle complicazioni della vita di città.
In controtendenza con l`attrazione verso il mondo industriale del XX secolo, Van Gogh spostò la sua attenzione verso il paesaggio rurale e il mondo contadino, ritenendo la vita semplice della campagna, un soggetto dotato di una nobile e sacra accezione, dove chi lavora la terra diventa una figura eroica e gloriosa.
Palazzo Reale ospiterà  circa cinquanta opere tra dipinti e disegni, la maggior parte proveniente dal Kroller Muller Museum di Otterlo, Paesi Bassi.  


di Giovanna Rotondo



La personalità di Van Gogh non è  stata quella con la vocazione dell’artista  alla ricerca della sua arte  e del suo stile, almeno per lungo tempo. Vincent van Gogh nasce con innate qualità e capacità per il disegno e la pittura, ma li considera un passatempo che lo  rilassa e lo aiuta, un momento di riflessione. La sua vita è una costante e tormentata ricerca di una dimensione in cui collocarsi, un mondo a cui appartenere, è una persona con una profonda religiosità, comprende e divide le sofferenze degli ultimi fino ad annullarsi e diventare come loro.


Ha una buona famiglia, un fratello meraviglioso e tutti lo aiuteranno sempre. Negli ultimi anni della sua vita vive un paio di anni a Parigi con suo fratello Theo, che è quello che più di tutti lo spingerà a dipingere e a studiare arte.
Vincent van Gogh nasce il 30 marzo 1853 a Zundert, Paesi Bassi, un paesino piatto e ordinato. La vita degli abitanti è semplice, molto provinciale, sono brave persone, rispettano le leggi e i comandamenti.
Van Gogh cresce in una casa di campagna con molte finestre, insieme a un buon numero di fratelli e sorelle, lui è il maggiore, Theodorus, detto  Theo, il secondogenito. Suo padre è un Pastore Protestante, disponibile per natura e professione, ha un carattere aperto e altruista.
Van Gogh ha un bel rapporto con sua madre, Anna Cornelia,  e molta affinità con tutta la famiglia, la quale è di condizioni economiche modeste. Vincent si distingue fin da bambino per il suo temperamento diverso, asociale, appassionato e indisciplinato, che preoccuperà non poco i suoi.
A dodici anni viene mandato a studiare in una scuola privata, ma i risultati sono scarsi, a sedici anni smette senza  prendere il diploma.
Suo zio Vincent, fratello del padre, gli trova lavoro come commesso  in una ditta di mercanti d’arte, della  catena di negozi Goupil di Parigi.
Vincent si trova abbastanza bene da Goupil e, dopo quattro anni, a poco più di vent’anni, viene trasferito  nel negozio di Londra.
In quel periodo disegna molto nei weekend, scrive lettere con schizzi del paesaggio e dell’ambiente che lo circonda, ma non è attratto da grandi artisti o scuole, la sua preoccupazione è il soggetto, quello religioso in particolare: le sue scelte artistiche non sono di qualità.
A Londra  Van Gogh si innamora per la prima volta, ma non viene corrisposto.  La cosa lo sconvolge con serie ripercussioni sul lavoro, alla fine  smette del tutto il suo impiego presso i negozi d’arte Goupil. 
Dopo un andirivieni tra la casa dei genitori, Londra e Parigi, decide di dedicarsi  ai poveri e diventare Pastore. Studia molto, ma non supera l’esame di ammissione all’Università. 
Vive un paio di anni di amare vicissitudini e tentativi lavorativi poco proficui, infine, riceve l’incarico, dopo tre mesi di corso, come predicatore temporaneo dalla Scuola di Evangelizzazione di Bruxelles e si trasferisce nel centro minerario di Wasmes, in Belgio.
Miniera di carbone Wasmes, acquerello 1789,
Van Gogh Museum, Amsterdam
      
  
Come predicatore si ispira agli antichi cristiani, dà tutto ciò che possiede ai poveri e diventa povero con loro, non porta calze, indossa  camicie di tela di sacco, cura i minatori malati e feriti, giorno e notte. 
Si dedica con tutta l’anima alla sua missione, si priva del cibo, fino a diventare magro e debole. Predica, ma non ha fluidità di parola, è impacciato, fa fatica a esprimersi. La Chiesa Evangelica  lo solleva dall’incarico con il pretesto che non sa predicare, ritenendo il suo comportamento poco dignitoso per l’incarico che ricopre.
“Malgrado tutto mi risolleverò: prenderò in mano la mia matita, che ho abbandonato nel mio grande scoramento, e ricomincerò a disegnare”. 1880

Vincent van Gogh artista
E nel 1880 finalmente nasce il pittore! Van Gogh ha ventisette anni. Spinto da suo fratello Theo, decide di diventare pittore di professione. Da quel momento, fino alla fine della sua vita, lavorerà moltissimo, con passione e accanimento. Una produzione incredibile! In ottobre si iscrive all’Accademia di belle arti a Bruxelles e la frequenta fino a marzo. Poi abbandona, sarà, soprattutto, un autodidatta. Ha sempre creduto  nel disegno, si è cimentato con l’acquerello, scoprirà l’uso del colore e delle tecniche pittoriche a olio.



The Angelus, disegno 1880, Kroller Muller Museum, Otterlo


Durante la sua breve esistenza dipingerà quasi un migliaio di tele, oltre a un buon numero di acquarelli e disegnerà tantissimo. Scriverà molte lettere al fratello, alla famiglia, agli amici. Dalle sue straordinarie lettere,  alcune molto commoventi, spesso illustrate da schizzi, si comprende la sua personalità difficile, disturbata, forse malata, la sua vita!

S'innamora di nuovo, ma, ancora una volta, non viene corrisposto e ne rimane profondamente turbato.
Nel gennaio del 1882 va a vivere con una donna nubile, Sien Hoornik, madre di una bambina, e incinta. L’ha incontrata che vagava per strada, con aria desolata, tenendo per mano la figlia Maria. Sien diventa sua modella e Van Gogh  l’aiuta come può. Intitolerà uno dei disegni di nudo per cui lei poserà: “Sofferenza”. E dirà: “la miglior figura che io abbia mai disegnato”.  Penserà anche di sposarla. Comprende fino in fondo la sfortuna e la miseria di Sien, la quale ha dovuto prostituirsi per mantenere la madre e la figlia e dimostra una grande sensibilità per la condizione faticosa e disagiata della donna.
Ma non è tempo in cui relazioni di questo tipo possano essere accettate e lui non ha le disponibilità finanziarie per mantenere una famiglia.  Le pressioni sono tali per cui Van Gogh è costretto a porre fine a questa unione, nonostante ami teneramente il bimbo, Willem, che ha visto nascere e che lascerà nel settembre del 1883, quando ha poco più di un anno.  “Il distacco non è stato facile…” Scriverà a suo fratello Theo.

Sorrow, matita, penna e inchiostro su carta, 1882,
Modern Art Museum, Walsall

“Come può esistere sulla terra una donna sola, abbandonata?”
                    
Bimba in ginocchio vicino alla culla, disegno 1883,
Van Gogh Museum Amsterdam

Se ne va in mezzo alle torbiere della Drente,  una regione poco popolata dell’Olanda del nord che dopo soli tre mesi abbandona sia per la  solitudine del luogo sia per la conseguente sensazione di vuoto interiore, inoltre ha grandi difficoltà a trovare modelli.
Bruciatore di stoppie seduto in carriola con la moglie, disegno 1883
Kroller Muller Museum Otterlo 

Tornerà nella casa dei suoi genitori, che nel frattempo si sono trasferiti a Nuenen, dove il padre è pastore, continuerà, con il loro aiuto,  a dedicarsi alla pittura con la foga e la passione che  lo accompagnano nelle attività che ama.
Raccoglitori di legna, olio su tela, 1884, Coll. Privata


Non conosce gli Impressionisti, s'ispira a Jean–François Millet, uno dei più grandi pittori del verismo francese, ammira Delacroix e Corot. Trova nel verismo, la pittura  degli umili, il suo stile. Studia molto  i contadini del luogo cercando di cogliere le loro caratteristiche fisiche, le loro abitudini, che lo porteranno, nell’ Aprile del 1885a  dipingere  “Mangiatori di patate”. Un dipinto sulla miseria, troppo realistico, che non incontra i favori della critica.
Le sue opere ritraggono la povertà, il lavoro quotidiano, la fatica. I suoi colori non hanno ancora le tonalità  luminose che userà nel  periodo parigino, o quelle gloriose e straripanti di Arles, ma è sulla buona strada.

Mangiatori di Patate, olio su tela 1885,
Van Gogh Museum, Amsterdam




Parigi
Nel Febbraio del 1886 torna a Parigi dove vive e lavora suo fratello Theo, manager in una ditta di mercanti d’arte. I due  vanno ad abitare  a Montmartre, il quartiere degli artisti. Van Gogh  frequenta i pittori parigini tra cui Toulouse-Lautrec,  Paul Signac, Paul  Gaugain, Emile Bernard  e divide con loro molte esperienze. 
Per Van Gogh la vita artistica parigina è una rivelazione: assorbe quanto vede, studia, si rinnova, viene influenzato dalla pittura  neoimpressionista, dipinge con pennellate piccole e vivaci le strade di Montmartre, la periferia parigina,  i piccoli ristoranti, si fa anche molti autoritratti perché non ha soldi per pagarsi i modelli. Riproduce alcune stampe giapponesi: -Il Giapponismo- e l’arte orientale,  sono una tendenza pittorica  del momento,  dovuta a un maggior scambio commerciale con quei paesi.

      
La vita a Parigi non è facile per una persona come lui e non è facile vivere con lui, lo sa bene suo fratello Theo, che lamenta, nelle lettere alla famiglia, le condizioni faticose della convivenza con Vincent, il quale  è spesso rissoso, cupo, depresso. Il consumo di alcol, soprattutto l’assenzio, bevanda di moda tra gli artisti francesi, aggrava la sua condizione di persona problematica.

Arles
Nel Febbraio del 1888 Van Gogh si trasferisce ad Arles, una cittadina del sud della Francia.  Alloggia in un piccolo albergo, con café a piano terra. Dipinge ogni giorno senza sosta: le strade, le piazze della città, i giardini pubblici, il ponte, i tramonti, gli alberi da frutto in fiore, dipinge le persone del luogo,  la stanza in cui alloggia, la ferrovia. Dipinge il mare e le barche a Santa Maria del Mare.  Dipinge sempre.
Un fiume in piena, trattenuto troppo a lungo, centinaia di opere che lo renderanno un grande artista! Ad Arles crea molte delle  sue composizioni più belle. Scopre la luce, il sole, il trionfo dei colori! Esprime se stesso, le sue emozioni interiori, la sua personalità  incontenibile, i suoi disagi, le sue visioni.
Ad Arles nasce il Van Gogh padre dell’Espressionismo!

Stanza di Van Gogh, olio su tela, 1888,
Van Gogh Museum, Amsterdam

            
Visita a Sainte Marie de la Mer, olio su tela 1888,
Kroller Muller Museun, Otterlo

A maggio affitta una casa gialla che decora con entusiasmo, tra gli altri dipingerà i famosi girasoli. Vuole farla diventare un grande studio, un ritrovo per artisti al sud. Gaugain va a trovarlo, spinto da Theo, nel mese di ottobre dello stesso anno. La vita ad Arles non è per lui, descrive la cittadina: “piccola sporca e meschina”. Né tantomeno lo convince il desiderio di Vincent di creare un luogo associativo per pittori e fondare una nuova scuola.
Lui sogna i tropici! la vita tra i due ben presto si deteriora e litigano spesso.
In uno dei litigi Van Gogh si taglia un orecchio, sarà curato all’ospedale di Arles dove il medico che lo avrà in cura, il dottor Felix Rey, gli diagnosticherà una forma di epilessia. Dopo l’episodio Gaugain se ne tornerà a Parigi.
Le difficoltà economiche devastano Van Gogh, deve fare i conti con tutto, sempre, e spesso rinuncia alle più elementari necessità,  si priva anche del cibo quotidiano, per non pesare su Theo. Lo deprime non riuscire a vendere un quadro, vorrebbe sentirsi meno solo, gli manca  una modella, una compagna: vive da povero e da emarginato.
Incomincia a soffrire fortemente: è disturbato e disturba le persone intorno a sé con le sue continue crisi. La gente che gli vive intorno ha paura e nel marzo del 1889 sottoscrive una petizione, al Sindaco di Arles, in cui lo dichiarano non idoneo a vivere libero. Sarà portato all’ospedale, il ricovero coatto ha un impatto doloroso su di lui, ma  lo curano e gli permettono di dipingere appena si sente meglio.

Vincent Van Gogh e la notte
“Quando mai riuscirò a dipingere un cielo stellato, un quadro che da sempre occupa i miei pensieri?”
“Spesso ho l’impressione che la notte sia più ricca di colori, se paragonata al giorno”.
“Ma la vista delle stelle mi fa sognare!"
"Quando ho un impellente bisogno di religione, esco e dipingo le stelle”.
 “Sogno di dipingere, poi dipingo i miei sogni"

Notte stellata sul Rodano, olio su tela 1888,
Musée d' Orsay, Parigi
                                                                                  
                                                                              
                                                                                      
Ospedale di Saint-Remy
Nel maggio dello stesso anno Vincent viene trasferito all’Hospice di Saint Remy de Provence, nelle vicinanze di Arles, su richiesta del fratello Theo, come internato volontario. 
Van Gogh rimarrà a Saint-Remy tre mesi, anche qui gli permettono di dipingere e di uscire, se accompagnato. I suoi colori a volte si attenuano, per poi esplodere in composizioni visionarie, piene di dolore, come “Campo di grano con volo di corvi”. Molti pensano che sia l’ultima composizione di Van Gogh, ma non v’è certezza che lo sia.  In quel periodo creerà uno  dei suoi capolavori “La notte stellata”.
Theo gli vende il primo quadro: “La vigna rossa”, a quattrocento franchi,  l’unico dipinto che ha mai venduto da vivo! E arrivano i primi riconoscimenti: Van Gogh incomincia a imporsi e a ricevere buone critiche. Nel settembre del 1889  è stato invitato a partecipare  alla quinta edizione  del Salone degli Artisti Indipendenti di Parigi  con “Notte stellata sul Rodano” e “Iris”.
Nel gennaio del 1890 il critico d’arte, Albert Aurier, pubblica su “Mercure de France”, una rivista specializzata nel settore, un articolo dedicato al pittore olandese, intitolato: “Gli isolati, Vincent van Gogh”. Un articolo incredibile che rivela, in parte, il lavoro e la personalità dell’artista, non passerà inosservato!
Natura morta con piatto di cipolle, olio su tela, 1889,
Kroller Muller Museum Otterlo
Paesaggio con covoni di grano, olio su tela,
Krolle Muller Museum Otterlo


Auverse-sur-Oise

La situazione economica è faticosa per Theo che deve mantenere, oltre a se stesso e la sua famiglia, Vincent e sua madre, ma continua ad aiutarlo. Dopo l’uscita dal manicomio, nel maggio del 1890, Vincent va a vivere a Auverse-sur-Oise, un paesino vicino a Parigi.
Suo fratello Theo gli farà conoscere un medico omeopata, il dottor Gachet, una persona particolare, libero pensatore, anticonvenzionale, assolutamente all’avanguardia per quei tempi, appassionato d’arte e psichiatra.  Gachet lo consiglierà e  lo assisterà nella sua malattia. Vincent si trova bene con lui e sua figlia e li ritrae entrambi, più volte.

Potrebbe essere un nuovo inizio, ma,  non si sa se per la precarietà del suo stato fisico e mentale, le continue privazioni a cui si è sottoposto negli ultimi anni o la preoccupazione per il futuro, in un momento, forse, di depressione, Vincent van Gogh si infligge un colpo di arma da fuoco al fianco.
Morirà dopo due giorni, in ospedale, il 29 luglio del 1890, assistito da suo fratello Theo, che lo seguirà dopo solo sei mesi. Sono sepolti l’uno accanto all’altro al cimitero di Auverse sur Oise.



"Per quanto mi riguarda, nulla so con certezza. Vorrei solo che mi accettassero per quel che sono”

(pubblicato con l'autorizzazione dell'autore)





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