Una bella esposizione organizzata dal Comune di Milano, quella che vedremo a Palazzo Reale dal 18 ottobre 2014 all’8 marzo 2015. Ci mostrerà un Van Gogh insolito: l’uomo legato alla terra, al lavoro degli umili che lui comprende e ama e con cui si sente più a suo agio, lontano dalle complicazioni della vita di città.
In controtendenza con l`attrazione verso il mondo industriale del XX secolo, Van Gogh spostò la sua attenzione verso il paesaggio rurale e il mondo contadino, ritenendo la vita semplice della campagna, un soggetto dotato di una nobile e sacra accezione, dove chi lavora la terra diventa una figura eroica e gloriosa.
Palazzo Reale ospiterà circa cinquanta opere tra dipinti e disegni,
la maggior parte proveniente dal Kroller Muller Museum di Otterlo,
Paesi Bassi.
di
Giovanna Rotondo
La personalità di Van Gogh non è stata quella con la vocazione dell’artista alla ricerca della sua arte e del suo stile, almeno per lungo tempo.
Vincent van Gogh nasce con innate qualità e capacità per il disegno e la
pittura, ma li considera un passatempo che lo
rilassa e lo aiuta, un momento di riflessione. La sua vita è una
costante e tormentata ricerca di una dimensione in cui collocarsi, un mondo a
cui appartenere, è una persona con una profonda religiosità, comprende e divide
le sofferenze degli ultimi fino ad annullarsi e diventare come loro.
Ha una buona famiglia, un fratello
meraviglioso e tutti lo aiuteranno sempre. Negli ultimi anni della sua vita
vive un paio di anni a Parigi con suo fratello Theo, che è quello che più di
tutti lo spingerà a dipingere e a studiare arte.
Vincent van Gogh nasce il 30 marzo 1853 a Zundert, Paesi Bassi, un paesino piatto e ordinato. La vita degli abitanti è semplice, molto provinciale, sono brave persone, rispettano le leggi e i comandamenti.
Vincent van Gogh nasce il 30 marzo 1853 a Zundert, Paesi Bassi, un paesino piatto e ordinato. La vita degli abitanti è semplice, molto provinciale, sono brave persone, rispettano le leggi e i comandamenti.
Van Gogh cresce in una casa di campagna con
molte finestre, insieme a un buon numero di fratelli e sorelle, lui è il
maggiore, Theodorus, detto Theo, il
secondogenito. Suo padre è un Pastore Protestante, disponibile per natura e
professione, ha un carattere aperto e altruista.
Van Gogh ha un bel rapporto con sua madre,
Anna Cornelia, e molta affinità con
tutta la famiglia, la quale è di condizioni economiche modeste. Vincent si
distingue fin da bambino per il suo temperamento diverso, asociale,
appassionato e indisciplinato, che preoccuperà non poco i suoi.
A dodici anni viene mandato a studiare in
una scuola privata, ma i risultati sono scarsi, a sedici anni smette senza prendere il diploma.
Suo zio Vincent, fratello del padre, gli
trova lavoro come commesso in una ditta
di mercanti d’arte, della catena di
negozi Goupil di Parigi.
Vincent si trova abbastanza bene da Goupil
e, dopo quattro anni, a poco più di vent’anni, viene trasferito nel negozio di Londra.
In quel periodo disegna molto nei weekend, scrive
lettere con schizzi del paesaggio e dell’ambiente che lo circonda, ma non è
attratto da grandi artisti o scuole, la sua preoccupazione è il soggetto,
quello religioso in particolare: le sue scelte artistiche non sono di qualità.
A Londra Van Gogh si innamora per la prima volta, ma
non viene corrisposto. La cosa lo sconvolge
con serie ripercussioni sul lavoro, alla fine smette del tutto il suo impiego presso i
negozi d’arte Goupil.
Dopo un andirivieni tra la casa dei
genitori, Londra e Parigi, decide di dedicarsi ai poveri e diventare Pastore. Studia molto,
ma non supera l’esame di ammissione all’Università.
Vive un paio di anni di amare vicissitudini
e tentativi lavorativi poco proficui, infine, riceve l’incarico, dopo tre mesi
di corso, come predicatore temporaneo dalla Scuola di Evangelizzazione di Bruxelles
e si trasferisce nel centro minerario di Wasmes, in Belgio.
Come predicatore si ispira agli antichi
cristiani, dà tutto ciò che possiede ai poveri e diventa povero con loro, non
porta calze, indossa camicie di tela di
sacco, cura i minatori malati e feriti, giorno e notte.
Si dedica con tutta l’anima alla sua
missione, si priva del cibo, fino a diventare magro e debole. Predica, ma non
ha fluidità di parola, è impacciato, fa fatica a esprimersi. La Chiesa Evangelica
lo solleva dall’incarico con il pretesto
che non sa predicare, ritenendo il suo comportamento poco dignitoso per
l’incarico che ricopre.
“Malgrado
tutto mi risolleverò: prenderò in mano la mia matita, che ho abbandonato nel
mio grande scoramento, e ricomincerò a disegnare”. 1880
Vincent
van Gogh artista
E nel 1880 finalmente nasce il pittore! Van
Gogh ha ventisette anni. Spinto da suo fratello Theo, decide di diventare
pittore di professione. Da quel momento, fino alla fine della sua vita, lavorerà
moltissimo, con passione e accanimento. Una produzione incredibile! In ottobre
si iscrive all’Accademia di belle arti a Bruxelles e la frequenta fino a marzo.
Poi abbandona, sarà, soprattutto, un autodidatta. Ha sempre creduto nel disegno, si è cimentato con l’acquerello,
scoprirà l’uso del colore e delle tecniche pittoriche a olio.
The Angelus, disegno 1880, Kroller Muller Museum, Otterlo |
Durante la sua breve esistenza dipingerà quasi un migliaio di tele, oltre a un buon numero di acquarelli e disegnerà tantissimo. Scriverà molte lettere al fratello, alla famiglia, agli amici. Dalle sue straordinarie lettere, alcune molto commoventi, spesso illustrate da schizzi, si comprende la sua personalità difficile, disturbata, forse malata, la sua vita!
S'innamora di nuovo, ma, ancora una volta,
non viene corrisposto e ne rimane profondamente turbato.
Nel gennaio del 1882 va a vivere con una
donna nubile, Sien Hoornik, madre di una bambina, e incinta. L’ha incontrata che
vagava per strada, con aria desolata, tenendo per mano la figlia Maria. Sien
diventa sua modella e Van Gogh l’aiuta
come può. Intitolerà uno dei disegni di nudo per cui lei poserà: “Sofferenza”. E
dirà: “la miglior figura che io abbia mai disegnato”. Penserà anche di sposarla. Comprende fino in
fondo la sfortuna e la miseria di Sien, la quale ha dovuto prostituirsi per
mantenere la madre e la figlia e dimostra una grande sensibilità per la condizione
faticosa e disagiata della donna.
Ma non è tempo in cui relazioni di questo
tipo possano essere accettate e lui non ha le disponibilità finanziarie per
mantenere una famiglia. Le pressioni
sono tali per cui Van Gogh è costretto a porre fine a questa unione, nonostante
ami teneramente il bimbo, Willem, che ha visto nascere e che lascerà nel
settembre del 1883, quando ha poco più di un anno. “Il
distacco non è stato facile…” Scriverà a suo fratello Theo.
Sorrow, matita, penna e inchiostro su carta, 1882, Modern Art Museum, Walsall |
“Come
può esistere sulla terra una donna sola, abbandonata?”
Bimba in ginocchio vicino alla culla, disegno 1883, Van Gogh Museum Amsterdam |
Se ne va in mezzo alle torbiere della
Drente, una regione poco popolata dell’Olanda
del nord che dopo soli tre mesi abbandona sia per la solitudine del luogo sia per la conseguente
sensazione di vuoto interiore, inoltre ha grandi difficoltà a trovare modelli.
Bruciatore di stoppie seduto in carriola con la moglie, disegno 1883 Kroller Muller Museum Otterlo |
Tornerà nella casa dei suoi genitori, che
nel frattempo si sono trasferiti a Nuenen, dove il padre è pastore, continuerà,
con il loro aiuto, a dedicarsi alla pittura
con la foga e la passione che lo
accompagnano nelle attività che ama.
Raccoglitori di legna, olio su tela, 1884, Coll. Privata |
Non conosce gli Impressionisti, s'ispira a Jean–François Millet, uno dei più grandi pittori del
verismo francese, ammira Delacroix e Corot. Trova nel verismo, la pittura degli umili, il suo stile. Studia molto i contadini del luogo cercando di cogliere le
loro caratteristiche fisiche, le loro abitudini, che lo porteranno, nell’ Aprile del 1885, a
dipingere “Mangiatori di patate”.
Un dipinto sulla miseria, troppo realistico, che non incontra i favori della
critica.
Le sue opere ritraggono la povertà, il
lavoro quotidiano, la fatica. I suoi colori non hanno ancora le tonalità luminose che userà nel periodo parigino, o quelle gloriose e
straripanti di Arles, ma è sulla buona strada.
Mangiatori di Patate, olio su tela 1885, Van Gogh Museum, Amsterdam |
Parigi
Nel Febbraio del 1886 torna a Parigi dove vive
e lavora suo fratello Theo, manager in una ditta di mercanti d’arte. I due vanno ad abitare a Montmartre, il quartiere degli artisti. Van
Gogh frequenta i pittori parigini tra
cui Toulouse-Lautrec, Paul Signac, Paul Gaugain, Emile Bernard e divide con loro molte esperienze.
Per Van Gogh la vita artistica parigina è
una rivelazione: assorbe quanto vede, studia, si rinnova, viene influenzato dalla
pittura neoimpressionista, dipinge con
pennellate piccole e vivaci le strade di Montmartre, la periferia parigina, i piccoli ristoranti, si fa anche molti
autoritratti perché non ha soldi per pagarsi i modelli. Riproduce alcune stampe
giapponesi: -Il Giapponismo- e l’arte orientale, sono una tendenza pittorica del momento,
dovuta a un maggior scambio commerciale con quei paesi.
La vita a Parigi non è facile per una
persona come lui e non è facile vivere con lui, lo sa bene suo fratello Theo,
che lamenta, nelle lettere alla famiglia, le condizioni faticose della convivenza
con Vincent, il quale è spesso rissoso,
cupo, depresso. Il consumo di alcol, soprattutto l’assenzio, bevanda di moda tra
gli artisti francesi, aggrava la sua condizione di persona problematica.
Arles
Nel Febbraio del 1888 Van Gogh si
trasferisce ad Arles, una cittadina del sud della Francia. Alloggia in un piccolo albergo, con café a
piano terra. Dipinge ogni giorno senza sosta: le strade, le piazze della città,
i giardini pubblici, il ponte, i tramonti, gli alberi da frutto in fiore,
dipinge le persone del luogo, la stanza
in cui alloggia, la ferrovia. Dipinge il mare e le barche a Santa Maria del
Mare. Dipinge sempre.
Un fiume in piena, trattenuto troppo a
lungo, centinaia di opere che lo renderanno un grande artista! Ad Arles crea molte
delle sue composizioni più belle. Scopre
la luce, il sole, il trionfo dei colori! Esprime se stesso, le sue emozioni
interiori, la sua personalità incontenibile,
i suoi disagi, le sue visioni.
Ad Arles nasce il Van Gogh padre dell’Espressionismo!
Stanza di Van Gogh, olio su tela, 1888, Van Gogh Museum, Amsterdam |
A maggio affitta una casa gialla che decora
con entusiasmo, tra gli altri dipingerà i famosi girasoli. Vuole farla
diventare un grande studio, un ritrovo per artisti al sud. Gaugain va a
trovarlo, spinto da Theo, nel mese di ottobre dello stesso anno. La vita ad
Arles non è per lui, descrive la cittadina: “piccola sporca e meschina”. Né
tantomeno lo convince il desiderio di Vincent di creare un luogo associativo
per pittori e fondare una nuova scuola.
Lui sogna i tropici! la vita tra i due ben
presto si deteriora e litigano spesso.
In uno dei litigi Van Gogh si taglia un
orecchio, sarà curato all’ospedale di Arles dove il medico che lo avrà in cura,
il dottor Felix Rey, gli diagnosticherà una forma di epilessia. Dopo l’episodio
Gaugain se ne tornerà a Parigi.
Le difficoltà economiche devastano Van Gogh,
deve fare i conti con tutto, sempre, e spesso rinuncia alle più elementari
necessità, si priva anche del cibo
quotidiano, per non pesare su Theo. Lo deprime non riuscire a vendere un
quadro, vorrebbe sentirsi meno solo, gli manca una modella, una compagna: vive da povero e da
emarginato.
Incomincia a soffrire fortemente: è
disturbato e disturba le persone intorno a sé con le sue continue crisi. La
gente che gli vive intorno ha paura e nel marzo del 1889 sottoscrive una
petizione, al Sindaco di Arles, in cui lo dichiarano non idoneo a vivere libero.
Sarà portato all’ospedale, il ricovero coatto ha un impatto doloroso su di lui,
ma lo curano e gli permettono di
dipingere appena si sente meglio.
Vincent
Van Gogh e la notte
“Quando
mai riuscirò a dipingere un cielo stellato, un quadro che da sempre occupa i
miei pensieri?”
“Spesso ho
l’impressione che la notte sia più ricca di colori, se paragonata al giorno”.
“Ma
la vista delle stelle mi fa sognare!"
"Quando
ho un impellente bisogno di religione, esco e dipingo le stelle”.
“Sogno di dipingere, poi dipingo i miei sogni"
Notte stellata sul Rodano, olio su tela 1888, Musée d' Orsay, Parigi |
Ospedale
di Saint-Remy
Nel maggio dello stesso anno Vincent viene
trasferito all’Hospice di Saint Remy de Provence, nelle vicinanze di Arles, su richiesta
del fratello Theo, come internato volontario.
Van Gogh rimarrà a Saint-Remy tre mesi, anche
qui gli permettono di dipingere e di uscire, se accompagnato. I suoi colori a
volte si attenuano, per poi esplodere in composizioni visionarie, piene di
dolore, come “Campo di grano con volo di corvi”. Molti pensano che sia l’ultima
composizione di Van Gogh, ma non v’è certezza che lo sia. In quel periodo creerà uno dei suoi capolavori “La notte stellata”.
Theo gli vende il primo quadro: “La vigna
rossa”, a quattrocento franchi, l’unico dipinto
che ha mai venduto da vivo! E arrivano i primi riconoscimenti: Van Gogh
incomincia a imporsi e a ricevere buone critiche. Nel settembre del 1889 è stato invitato a partecipare alla quinta edizione del Salone degli Artisti Indipendenti di
Parigi con “Notte stellata sul Rodano” e
“Iris”.
Nel gennaio del 1890 il critico d’arte,
Albert Aurier, pubblica su “Mercure de France”, una rivista specializzata nel
settore, un articolo dedicato al pittore olandese, intitolato: “Gli isolati,
Vincent van Gogh”. Un articolo incredibile che rivela, in parte, il lavoro e la
personalità dell’artista, non passerà inosservato!
Natura morta con piatto di cipolle, olio su tela, 1889, Kroller Muller Museum Otterlo |
Paesaggio con covoni di grano, olio su tela, Krolle Muller Museum Otterlo |
Auverse-sur-Oise
La situazione economica è faticosa per Theo
che deve mantenere, oltre a se stesso e la sua famiglia, Vincent e sua madre,
ma continua ad aiutarlo. Dopo l’uscita dal manicomio, nel maggio del 1890,
Vincent va a vivere a Auverse-sur-Oise, un paesino vicino a Parigi.
Suo fratello Theo gli farà conoscere un
medico omeopata, il dottor Gachet, una persona particolare, libero pensatore,
anticonvenzionale, assolutamente all’avanguardia per quei tempi, appassionato
d’arte e psichiatra. Gachet lo consiglierà
e lo assisterà nella sua malattia.
Vincent si trova bene con lui e sua figlia e li ritrae entrambi, più volte.
Potrebbe essere un nuovo inizio, ma, non si sa se per la precarietà del suo
stato fisico e mentale, le continue privazioni a cui si è sottoposto negli
ultimi anni o la preoccupazione per il futuro, in un momento, forse, di depressione,
Vincent van Gogh si infligge un colpo di arma da fuoco al fianco.
Morirà dopo due giorni, in ospedale, il 29
luglio del 1890, assistito da suo fratello Theo, che lo seguirà dopo solo sei
mesi. Sono sepolti l’uno accanto all’altro al cimitero di Auverse sur Oise.
"Per
quanto mi riguarda, nulla so con certezza. Vorrei solo che mi accettassero per quel che sono”
(pubblicato con l'autorizzazione dell'autore)
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